Frutto di pompìa sull'albero

Storia e curiosità sul limone delle Baronie

La pompìa è un agrume sul quale, ancora oggi, aleggia un’aura di mistero. Di certo esisteva già nel XVIII secolo, come testimoniato da Andrea Manca Dell’Arca (avvocato sassarese di nobile estrazione, che si dedicava anche agli studi agronomici) il quale, nel 1780, lo annoverò tra le varietà di arancia.1

Più avanti, nel 1837, il botanico Giuseppe Giacinto Moris indicò l’agrume come Citrus medica var. monstruosa o tuberosa, quindi come una varietà di cedro (Citrus medica); tuttavia, poiché le recenti analisi morfologiche, biologiche e genetiche lo collocano vicino al limone (Citrus limon), Camarda nel 2015 l’ha ribattezzato Citrus limon var. pompìa.2

Si tratta di un agrume coltivato solo nelle Baronie, più precisamente a Siniscola in Alta Baronia e Orosei in Bassa Baronia.3 Pensate che, fino ad alcuni decenni fa, sul territorio erano presenti solo poche centinaia di alberi e questo limone endemico ha rischiato di scomparire. Non è successo grazie a un progetto di agricoltura sociale, che ha coinvolto il Comune di Siniscola e il CIM, attraverso il quale è stata impiantata una coltivazione estensiva, ma anche grazie alla volontà di cinque produttori locali, che nel 2004 hanno fondato il Presidio Slow Food per la sua salvaguardia.4

Caratteristiche della pompìa

Della pompìa si possono dire tante cose, ma non che abbia un bell’aspetto: è tozza e rugosa con costolature e bitorzoli consistenti, dovuti alla crescita spropositata della buccia (spessa 15 mm); la polpa è formata da 12-14 spicchi ben separabili, che contengono una decina di semi e pochissimo succo, molto più aspro di quello del limone. A completa maturità (tra dicembre e febbraio) il frutto pesa in media 320 grammi.3

pompìa con costolature ben visibili
Frutti interi, con costolature e bitorzoli evidenti.
pompìa sezione trasversale
Frutti interi e in sezione trasversale.
Pompia_frutto_aperto
Frutto in sezione longitudinale. Da notare lo spessore della buccia, formata dalla flavedo (scorza) e dall’albedo (la parte bianca spugnosa).

Le proprietà della pompìa

Il limone delle Baronie è studiato per le potenzialità cosmetiche e salutistiche, giacché dalla scorza si distilla un olio essenziale ricco di limonene dalle proprietà antiossidanti, antinfiammatorie e antisettiche;2 perciò è incorporato in creme e detergenti per la skincare (la cura della pelle).

Non solo: uno studio5 dell’Università di Cagliari ha evidenziato che la pompìa riduce lo sviluppo della placca e protegge il cavo orale dai radicali liberi, quando i suoi estratti ricchi di polifenoli sono caricati nei glicerosomi e PG-PEVs (navette che li veicolano in profondità). Questi risultati lasciano ben sperare in un futuro impiego nella prevenzione della carie e delle parodontiti, ma prima dovranno essere confermati da test clinici rigorosi.

Ricette con la pompìa

A eccezione di alcuni cuochi temerari, che inseriscono il succo amarissimo nelle loro ricette, con risultati a volte buoni e a volte disastrosi, in Sardegna della pompìa si usa solo la buccia per preparare liquori e dolci tipici. Vediamoli in dettaglio!

Liquore di pompìa

Questo liquore, caratterizzato da un sapore dolce con retrogusto amarognolo, è semplicissimo da realizzare.

Ingredienti:
  • la scorza di 2 pompìe;
  • 500 mL di acqua;
  • 500 mL di alcol a 95°;
  • 300 g di zucchero.
Preparazione:
  1. dopo aver lavato le pompìe, si prelevano le scorze e si pongono in un contenitore di vetro a chiusura ermetica;
  2. si aggiunge l’alcol e si lasciano macerare per 30 giorni in un luogo buio, fresco e asciutto;
  3. trascorsi i 30 giorni, si versano in un tegame l’acqua e lo zucchero e si scaldano a fuoco dolce fino a solubilizzare lo zucchero;
  4. dopodiché si spegne il fuoco e si lascia raffreddare, ottenendo così lo sciroppo;
  5. a questo punto si filtra il liquido di macerazione delle scorze e si mischia allo sciroppo;
  6. dopo aver riposto la miscela in una bottiglia di vetro con tappo ermetico, si lascia riposare per 15 giorni;
  7. il liquore va servito freddo, dopo i pasti.

Sa pompìa intrea

Dolce tipico di Siniscola, sa pompìa intrea era tradizionalmente riservata alle grandi occasioni, come i matrimoni e i battesimi, oppure veniva offerta alle personalità importanti, come medici e notai, dato il costo elevato delle materie prime (miele in primis). Oggi sa pompìa intrea viene presentata nelle manifestazioni, in quanto prodotto tipico siniscolese, e alcuni ristoranti l’hanno persino inserita nei menù.

Ingredienti

Per preparare questo dolce dal retrogusto amarognolo, servono solo l’agrume e il miele millefiori.

Preparazione:
  • dopo aver lavato la pompìa, con una grattugia o un coltellino si asporta la scorza facendo attenzione a non intaccare la parte bianca della buccia (albedo);
  • in corrispondenza dei poli, si praticano due fori larghi abbastanza da far passare le dita per asportare la polpa senza rompere l’albedo;
  • dopodiché si fa lessare l’albedo per 10 minuti in acqua bollente, si mette a sgocciolare e ad asciugare sui canovacci per almeno 12-15 ore;
  • quando l’albedo è asciutta si pone in un tegame in cui si è riscaldato il miele, in quantità tali da ricoprirla del tutto;
  • la buccia deve cuocere per circa 5-6 ore, durante le quali si deve rabboccare il miele mano a mano che viene assorbito;
  • a cottura ultimata si fa raffreddare la buccia ormai candita, prima di essere sistemata in vasi di vetro, ceramica o terracotta, ricoperta dal miele.

Ed ecco sa pompìa intrea pronta per essere gustata!

Sa pompìa siniscolesa - Sa pompìa intrea
Sa pompìa intrea.
Consigli di lettura

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Riferimenti bibliografici:
  1. La coltivazione dell’agrume Pompìa nel comprensorio delle Baronie, da Sardegna Agricoltura;
  2. Un agrume nella storia della Sardegna: Citrus limon var. pompia Camarda var. nova (2015), da Quaderni di botanica ambientale applicata;
  3. scheda da Sardegna Agricoltura;
  4. La valorizzazione di “Sa Pompìa” di Siniscola come strumento di sviluppo dell’economia rurale, articolo di Claudio Secchi;
  5. Manconi M, Manca ML, Caddeo C, Sarais G, Palmieri A, D’Hallewin G, Fadda AM. Citrus limon Extract Loaded in Vesicular Systems for the Protection of Oral Cavity. Medicines (Basel). 2018 Oct 14;5(4):108. DOI: 10.3390/medicines5040108. PMID: 30322189; PMCID: PMC6313442.
L’articolo ha uno scopo puramente illustrativo e non sostituisce il rapporto medico-paziente.

Scritto da:

Jessica Zanza

Giornalista pubblicista, ex collaboratrice de L'Unione Sarda.
Sono cofondatrice e caporedattrice di Inchiostro Virtuale.
Per contattarmi, inviate una mail a: j.zanza@inchiostrovirtuale.it