Sanremo 2020 - 70° Festival della Canzone Italiana

È inutile che neghiate!

Non importa che vi interessi o meno, che lo guardiate o meno, se siate sostenitori o detrattori… Voi su Sanremo avete un’opinione!
Sarà che quest’anno la più grande e longeva chermesse della canzone italiana compie settanta anni, quindi la maggior parte di noi non ne conosce il mondo.

Sanremo, specchio dell’Italia

La motivazione per cui si afferma che il Festival rispecchia il sentimento italiano è dovuta al fatto che la nascita, la crescita, lo sviluppo, i successi e gli insuccessi del concorso sono fortemente condizionati dall’andamento del Paese e, nel corso dei suoi 70 anni, ha cambiato pelle più volte, adeguandosi – non sempre tempestivamente – ai cambiamenti del Paese stesso.

L’alba di Sanremo

Cari amici, vicini e lontani!

Con questo saluto, Nunzio Filogamo aprì la prima edizione di Sanremo nel 1951. C’è da dire che di amici lontano non ce n’erano. La gara si teneva nel ristorante del Casinò di Sanremo: mentre i commensali cenavano, gli artisti si esibivano sul palco.

In quell’anno parteciparono solo tre cantanti: Nilla Pizzi, il Duo Fasano e Achille Togliani, che presentavano in tutto venti canzoni.

Casinò di Sanremo: prima edizione di Sanremo
Casinò di Sanremo: prima edizione di Sanremo

L’iniziativa non ebbe un immediato successo, i quotidiani le riservarono solo un piccolo trafiletto, anche per l’esiguità del premio in palio. Per la seconda serata fu addirittura necessario, per evitare di lasciare dei tavoli vuoti, impegnarsi a trovare spettatori. La scarsa partecipazione non è dovuta tanto al costo del biglietto (che era di 500 lire) ma, soprattutto, al fatto che gli spettatori erano abituati a spettacoli culturalmente più elevati.

Per mera cronaca, quell’anno a vincere fu Nilla Pizzi con “Grazie dei fiori”.

Sanremo va in onda in radio…

Le cose cambiarono nel 1953, quando, messi via cibo e tavolini, gli ospiti potevano accedere solo con invito. Ovviamente la limitazione d’ingresso creò la domanda e i bagarini arrivarono a vendere i biglietti anche a 10.000 lire (oggi equivalgono a 130 € ma non c’è proporzione, per capirne il valore dovete considerare che tra il ’50 e il ’55 il salario medio era poco più di 23.000 lire) e la stampa si accorse del fenomeno.

In quest’anno dovrebbe essere cominciato il collegamento con la radio, cosa che permetteva la fruizione dello spettacolo a un numero considerevole di cittadini. Il condizionale mi è d’obbligo perché le fonti sono contrastati.

… E poi in TV

Tutti concordano, invece, sul fatto che nel 1955 il festival di Sanremo approda in televisione. Il collegamento RAI arriverà in seconda serata, alle 22.45, al termine del varietà “Un due tre” di Ugo Tognazzi e Raimondo Vianello. L’evento fu trasmesso in diretta e in Eurovisione.

Se non vi sembra una cosa eccezionale, ricordatevi che l’avvio ufficiale delle trasmissioni RAI risaliva solamente all’anno precedente, la TV costava molto e veniva acquistata dai ceti più abbienti, gli altri la guardavano nei locali pubblici, ma di questo parleremo approfonditamente un’altra volta.

Ci avviamo velocemente verso la fine del decennio e il Festival pullula di novità. Nel 1956 si tiene la prima edizione dell’Eurovision Song Contest a cui l’Italia parteciperà con la vincitrice di quell’anno, Franca Raimondi.

Altra importante novità di quest’anno furono l’introduzione del concorso per voci nuove. Questa cosa, per quanto possa sembrare di poco conto, rende l’idea di un Sanremo in evoluzione. I primo anni le canzoni sono, forse anche perché appena usciti dalla guerra, intrise di sentimenti d’amor di patria, religiosi e d’amore familiare, un po’ melenso.

Domenico Modugno al festival di Sanremo
Domenico Modugno al Festival di Sanremo

La svolta nel 1958, con quella che diventerà un inno: “Volare”, al secolo “Nel blu dipinto di blu” di Domenico Modugno, che sancì l’inizio di una nuova fase nella musica italiana, influenzata dal rock e dallo swing, e nel Festival stesso.

Anni ’60: l’era Buongiorniana di Sanremo

Gli anni Sessanta segnarono un periodo di benessere: il Paese cominciò a crescere, il reddito degli italiani raddoppiò e i costumi ne vennero rivoluzionati. Questo si rifletté anche su Sanremo.

Su palco arrivò Adriano Celentano che, con “24.000 baci”, portò alla ribalta il rock’n’roll.

Adriano Celentano al Festival di Sanremo con "24.000 baci"
Adriano Celentano al Festival di Sanremo con “24.000 baci”

Con lui, a portare alto lo stendardo dei giovani, arrivarono gli urlatori, Mina, Tony Dallara, Little Tony, rivendicavano nuove regole in contrasto con i cantanti della melodia all’italiana (Claudio Villa, Nilla Pizzi, Luciano Tajoli, ecc.).

Mina a Sanremo con "le mille bolle blu"
Mina a Sanremo con “Le mille bolle blu”

Nell’era Buongiorniana (il grande Mike presentò il festival ininterrottamente per cinque anni) di Sanremo molti furono i cambiamenti: nel 1964, anno in cui vinse la quindicenne Gigliola Cinguetti con “Non ho l’età (per amarti)”, venne estesa la partecipazione anche ai cantanti stranieri.

Nella seconda metà del decennio arrivano le canzoni a tema sociale. Nel 1967, Luigi Tenco partecipò alla gara con “Ciao amore, ciao”, canzone che criticava la società moderna. Dopo l’eliminazione si suicidò in una camera d’albergo di Sanremo a soli 28 anni.

Dalidà e Luigi Tenco
Dalidà e Luigi Tenco

La fine degli anni Sessanta gettò un ombra sul Festival, che rimase per tutti gli anni ’70.

Anni ’70: il periodo buio di Sanremo

Gli anni Settanta si videro catapultati nella ferocia degli anni di piombo, iniziati con la strage di piazza Fontana a Milano e il festival lo rispecchiò. In questi anni ci fu il passaggio dal casinò al teatro Ariston e venne trasmesso il primo Festival a colori. Ma qui finiscono le notizie positive.

Gli anni Settanta, infatti, furono anni di crisi: nel ’72 ci fu addirittura uno sciopero dei cantanti. Il pubblico e la stampa perse interesse; dal ’73 la Rai decise di trasmettere la sola serata finale. Questo decennio resta al momento il momento più basso del Festival.

Tra i vincitori di quegli anni ricordiamo Rino Gaetano, con “Gianna”, e Anna Oxa con “Un’emozione da poco”.

Rino Gaetano porta Gianna a Sanremo
Rino Gaetano porta Gianna a Sanremo

Anni ’80: Sanremo si riprende

Dopo il periodo d’ombra del Festival, gli anni ’80 si aprirono con una verve che si protrarrà per tutto il decennio.

In questi anni emersero grandi nomi della musica italiana: Vasco Rossi, Zucchero, Eros Ramazzotti, Mango e Mia Martini. È il periodo di Pippo Baudo e in cui arrivano ospiti di un certo peso, tra cui i Kiss e i Duran Duran.

L’edizione del 1980 passò alla storia per lo “scandaloso” bacio di 45 secondi tra Claudio Cecchetto (conduttore) e la valletta Olimpia Carlisi, nonché per l’epiteto Wojtilaccio con cui Benigni appellò il papa.

Ma gli scandali a Sanremo sono mai mancati, per eccesso di satira o esibizionismo.

L’edizione del 1987 passa alla storia per il vestito di Patsy Kensit, che scivolò lasciando la cantante con il seno scoperto. Che ci crediate o no, la notizia occupò le riviste di gossip per giorni.

Mentre nell’89, Grillo rimediò una querela per aver comunicato in diretta il proprio compenso e aver detto che i socialisti rubano.

Anni ’90: il periodo dei ritorni a Sanremo

Il Novanta è il decennio del ritorno; tornarono le giurie popolari, ma anche l’orchestra e gli interpreti stranieri in gara. Pippo Baudo introduce l’eliminazione dei Big, che, a differenza di quanto previsto, apre nuovi spazi per le voci nuove.

Di questi anni sono canzoni quali la celeberrima “Uomini soli” dei Pooh, “Gli altri siamo noi“ di Umberto Tozzi, “Perché lo fai” di Marco Masini e “Trottolino amoroso” (titolo originale “Vattene amore”), canzone ormai entrata nella memoria collettiva.

L’edizione del 1997 è stata vinta dai Jalisse con “Fiumi di parole”.

Dal 2000 in poi

Di questi anni recenti ricordiamo solo qualche evento insolito. Nel 2010, l’orchestra gettò in aria gli spartiti come segno di protesta, perché il brano cantato da Pupo, Emanuele Filiberto e Luca Canonici (qualsuno se lo ricorda?) aveva avuto la meglio su pezzi come quello di Malika Ayane.

Difficile ricordarsi chi vinse nel 2012, anno in cui a co-condurre fu chiamata Belén, ma della farfalla ancora se ne parla.

Sanremo, però, fa anche miracoli e nel 2015 Carlo Conti riesce a riunire, per la prima volta in Italia, la storica coppia Al Bano e Romina. Nel 2020 invece il santo della canzone italiana riunisce i 4 ricchi e poveri dopo 30 anni.

Pare che altri gruppi famosi siamo in fila per chiedere la grazia.

Grandi perdenti – Meteore

Il fatto che si partecipi e, a volte, si vinca Sanremo, non sancisce Ia permanenza nell’Olimpo della musica italiana, così come un flop – anche clamoroso – non pregiudica carriere sfavillanti.

Tonfi clamorosi se ne sono registrati fin dai primi anni. Di seguito alcuni esempi.

Nel 1964 Bobby solo arriva ultimo con “Una lacrima sul viso”, che poi vendette più di un milione e mezzo di copie in soli due mesi.

Stessa sorte per il molleggiato, che perse clamorosamente nel 1966 con “Il ragazzo della via Gluck”, la sua canzone più iconica.

Ma persino Modugno, Vasco Rossi, Zucchero, Carmen Consoli mancarono l’obiettivo e c’è anche chi il tonfo lo fece fisicamente (Jovanotti nell’89). Possiamo dire tranquillamente che nessuno di loro ne ha minimamente risentito.

Anche vincere non dà garanzie. A parte i Jalisse che ricordiamo tutti, e che sono praticamente spariti dopo il successo del ’97, altri trionfatori sono scomparsi dalle scene.

L’edizione del 1975 fu vinta da Gilda, una ragazza che cantava per hobby, e quella del ’79 fu vinta da Mino Vergnaghi con “Amare”.

Se in mercante circasso… – Altro che DopoFestival!

Sanremo non è solo il concorso canoro che si dipana in cinque serate di gala, ma la miriade di programmi di contorno, prefestival e DopoFestival, le rubriche pomeridiane d’intrattenimento, di approfondimento, d’interviste e di costume, che pullulano in quasi tutti i canali televisivi, nell’arco dei dieci giorni caldi dell’evento.

Tra tutti quello che sono passati in quasi settant’anni di televisione voglio ricordarne solo uno, il mio preferito, quello che per me rimane una chicca dell’intrattenimento sanremese, ovvero “Il caso Sanremo”!

Il processo al Festival, perché di questo si trattava, andò in onda per cinque sabati tra gennaio e febbraio del 1990. Il giudice era Renzo Arbore, l’accusa era rappresentata da Michele Mirabella, mentre Lino Banfi era l’avvocato della difesa. Ogni sabato venivano portate alla sbarra e analizzate le canzoni più iconiche del decennio preso in esame, tutto ovviamente in chiave goliardica ed ironica.

Già nel 1988, Arbore, assieme a Nino Frassica, si era interessato a Sanremo componendo Grazie dei fiori Bis per parteciparvi, ma poi preferì “Il clarinetto”.

Sanremo e gli altri

Prima era solo, l’unico, incontrastato. Poi nell’andar degli anni si aggiunsero dei rivali, dei concorrenti televisivi che però non andarono mai a fargli la guerra in modo diretto. Programmi come Festivalbar, nato negli anni ’60 ma che ebbe molto seguito a partire dagli anni ’80, andavano a prendere fasce di pubblico che non si sentivano rappresentate, e la programmazione estiva e su più fine settimana non ha mai interferito più di tanto.

L’avvento dei reality musicali ha però cambiato un po’ le cose. Da prima Amici, poi X Factor e The Voice hanno proposto al pubblico una gara canora in cui concorrenti in erba si formavano e crescevano puntata dopo puntata, facendo sì che si creassero delle fazioni da tifare nel corso del tempo. Il pubblico, come in una moderna arena, ha la facoltà di far vivere o morire musicalmente, s’intende, tutti i protagonisti.

Questo insieme al fatto che il pubblico non sappia mai bene, probabilmente non s’informa abbastanza, su come funzionino le giurie di Sanremo (che poi sono sempre le stesse da che ho memoria: demoscopica, sala stampa, televoto) e che ha creato non pochi problemi l’anno passato quando c’è stata la vittoria più che meritata di Manhood. Ma ricordiamoci Sanremo è un’istituzione non un reality!


Inchiostrati cantano Sanremo!

Ebbene sì, la mia idea originale era registrare un video in cui ognuno dei miei colleghi inchiostrati cantasse la prima canzone di Sanremo che gli veniva in mente o che gli stava più a cuore.

Mi è stato fatto però notare che sono più uomini e donne di penna che di note, così ho chiesto a loro di raccontarmi quali sono i loro episodi, aneddoti e ricordi legati a Sanremo.

Mauro

Dalla metà degli anni ’90 ho quasi sempre seguito il Festival, anche se, soprattutto quand’ero ragazzo, alcune edizioni le ho viste solo di sfuggita. Negli ultimi 7/8 anni, però, è diventato un appuntamento fisso in cui cerco di seguirne il più possibile. La canzone alla quale sono più legato è “Spunta la luna dal monte”, una delle prime – se non la prima – di cui abbia memoria.

Maria Gabriella

Mah… Il mio rapporto con Sanremo è cambiato molto negli anni.

Durante gli anni dell’infanzia/medie, diciamo che era un modo per rimanere alzata fino a tardi e fare commenti live con i miei riguardo alle canzoni e soprattutto se i cantanti stonassero o no mentre lo facevano. Poi crescendo ho perso interesse anche perché la qualità della musica calava e si esibivano sempre più cantanti di cui non sapevo dell’esistenza.

Ora lo guardo solo la prima mezz’ora e poi cambio canale.

Annalisa

Gabriella guarda la prima mezz’ora? Io manco quella!

Non credo si possa parlare di “rapporto” col Festival, nel mio caso. Ho apprezzato, nel tempo, diverse e numerose canzoni di qualsivoglia edizione, anche quelle di anni in cui non ero nemmeno nata. Non sono mai stata capace di digerire i vari teatrini, le polemiche sempre presenti ad ogni edizione, la troppa pubblicità, lo spreco di soldi, i cachet esorbitanti non tanto degli ospiti ma di presentatori e… vallette, perché sì, in questo il Festival non si smentisce mai… È maschilista al 100%.

È il festival della canzone italiana? Ni. È più lo sfoggio dell’italianità fatta spettacolo, grandi pacche sulle spalle da perfetti amiconi davanti e tanto sputtanamento dietro.

Quel volersi mostrare grandi a tutti i costi, salvo poi piangere miseria il giorno dopo. Si esagera, in tutto. A sto giro anche in durata e noia a quanto leggo in questi giorni.

E le canzoni? Boh… Quelle le sentirò tra qualche settimana. Forse. E i cantanti? Ah perché… Ci sono anche cantanti al festival? 🤔

Serena

Io credo di non avere un rapporto con Sanremo. Non lo vedo da quando ero piccola, non mi piace.

Rosella

Anche io non ho un bel rapporto con Sanremo, ho sviluppato nei suoi confronti un livello di intolleranza che si è andato via via aggravando. Quest’anno ho addirittura aderito a #iononguardosanremo 😅.

Da piccola (quindi molti anni fa) mi facevo contagiare dall’entusiasmo di mia madre e delle sue amiche. Andavamo a vederlo tutti insieme al dopolavoro dei ferrovieri e per noi bambini diventava un’occasione di gioco.

Roberto

Io ho cominciato a vederlo nel 2013 per tifare Marco Mengoni, quindi senz’altro “L’essenziale” è una canzone a cui sono molto affezionato. Da allora non mi sono perso un’edizione e ogni anno ne approfitto per ripassarne un po’ la storia. È un bel momento, una bella fotografia nazionale che ogni anno immortala l’intero Paese.

Ovviamente la vittoria di Mahmood non la dimenticherò mai!

Pasquale

Ho seguito molto saltuariamente Sanremo. Ma un ricordo indelebile è l’April Stevens del ’64 (avevo 12 anni e ancora non capivo perché April mi turbasse):

Prima che facciate gli spiritosi, April Stevens è quella di “Teach me tiger”:

Il brano venne bandito dalle trasmissioni radio, perché troppo sexy, ma:

“Teach Me Tiger” has had many lives in the last 25 years. Re-recorded twice in 1965, the new version became a camp classic in many U.S. and foreign cities. On April 6, 1983, the astronauts aboard space shuttle Challenger requested the song as a wake-up call. NASA obliged the crew, and April was again in the news. 

Jessica

A casa mia, quando ero piccola (e vi sto parlando degli anni ’90), il Festival di Sanremo si guardava più per curiosità se non per le canzoni in sé – che i miei non esitavano a definire noiose.

Nonostante il loro pensiero, tuttavia, io lo guardavo un po’ perché percepivo l’importanza dell’evento, un po’ perché mi avrebbe dato l’occasione di conoscere tante nuove canzoni. E così è stato, effettivamente! O, almeno, fino alla 51a edizione, andata in onda nel 2001 e vinta meritatamente – secondo il mio modesto parere – da Elisa con “Luce (tramonti a nord est)”.

Poi, più nulla per un bel po’.

Negli anni successivi, infatti, il mio interesse nei confronti del Festival era scemato. Non mi piaceva più, lo ignoravo completamente, contagiata dal brutto virus dello snobismo.

Questo, però, fino al 2013.

In quell’anno, volete perché alla conduzione era tornato Fabio Fazio, con Luciana Littizzetto in veste di co-conduttrice, volete perché avevo bisogno di staccare la spina dallo studio, mi sintonizzai su Rai1.

Ciò che vidi (e sentii) mi piacque: il Festival si era visibilmente “svecchiato” – e non parlo solo delle bellissime e particolari scenografie e del brio della coppia Fazio-Littizzetto.

Sanremo 2013
Fabio Fazio e Luciana Littizzetto sul palco del teatro Ariston, durante la prima serata del Festival di Sanremo, 12 febbraio 2013. ANSA/ Claudio Onorati.

Mi riferisco anche ai brani in gara, che sono stati selezionati tenendo conto dei gusti di tutti o quasi: dai cantanti provenienti dai talent, come Marco Mengoni, ai protagonisti della scena indie, come ad esempio “Marta sui Tubi“, fino alla raffinata Malika Ayane.

Negli anni a venire questa formula è stata mantenuta, rivelandosi vincente.

Da allora ho ripreso a seguire con attenzione il Festival – eccezion fatta per il 65°, condotto da Carlo Conti, che non ho apprezzato – e oggi mi sento di dire, in tutta tranquillità e onestà, che Sanremo, per me, è uno degli appuntamenti televisivi irrinunciabili.

E con questo è tutto, cari lettori! Vi saluto con una carrellata di brani sanremesi che, per un motivo o per l’altro, mi porto nel cuore. A presto!

“Spunta la luna dal monte” di Pierangelo Bertoli e Tazenda, Sanremo 1991.

“Con te partirò” di Andrea Bocelli, Sanremo 1995.

“La terra dei cachi” di Elio e le Storie Tese, Sanremo 1996.


Sanremo&Me

Il mio rapporto con Sanremo è stato altalenante. Quando ero piccola lo guardavo al seguito della nonna, ma non ho ricordi particolari; i miei probabilmente lo guardavano in maniera altalenante, in quanto non credo che rispecchiasse i loro gusti musicali (sono cresciuta con De Andre!).

Quel che è certo è che, da quando ho preso consapevolezza, non l’ho guardato per anni perché lo trovavo noioso. Da una ventina d’anni però me ne interesso un po’ di più, perché il sabato della finale abbiamo l’appuntamento fisso a casa della nostra amica Lucia, che, anticipando di decenni Alessandro borghese, ci fa compilare una tabella per dare i voti alle canzoni, alle performance, al look dei cantanti per finire con un pronostico della classifica finale. Il tutto accompagnato da dolci, pizza, vino e chiacchiere tra amici, che a volte non si vedono da un anno.

Così ho di fatto rivalutato Sanremo e, se i primi anni andavo allo sbaraglio, negli ultimi guardiamo qualche spezzone di puntata (non abbiamo la resistenza per vederle tutte dall’inizio alla fine!) per arrivare più preparati allo scontro finale e vincere i premi che la gentile padrona di casa mette a disposizione.

E ora?

Sul festival di Sanremo ci sarebbero una marea di cose da dire, aneddoti da raccontare, pettegolezzi di cui parlare, ma mi sono già dilungata troppo.

Questa sera c’è la finale. Personalmente ho la mia personale classifica del cuore (che non rivelerò per scaramanzia), sempre con un occhio ad una performance efficace all’Eurovision Song Contest, anche se forse non vinceremo mai perché… Eh no, questa è un’altra storia!

Scritto da:

Cristina Stecchini

Mi chiamo Cristina, sono nata di giovedì e sono un sagittario!
Mi piace chiacchierare, conoscere persone e sono a mio agio anche a una festa in cui non conosco nessuno. Cerco sempre il lato positivo delle cose e il mio motto è "c'è sempre una soluzione"!
Maniaca della programmazione, non posso vivere senza la mia agenda.
Ho studiato linguaggi dei media e da quasi 20 anni mi occupo di comunicazione per una grande azienda di telefonia.
Nel tempo libero mi piaceva leggere, viaggiare, guardare i film, andare a teatro. Ora invece ho due gemelle di 7 anni che, se da una parte assorbono quasi tutte le mie energie, dall'altra mi hanno donato un nuovo e divertente punto di vista.
Per tutti questi motivi vi parlerò di storie e leggende.