La battaglia di Salamina

Alla scoperta degli errori che hanno cambiato la storia

Non disperate davanti a un errore: pensate che c’è chi ha fatto peggio, prendendo delle cantonate colossali che hanno cambiato il corso della storia. Le scopriamo nelle prossime righe.

1) La battaglia di Salamina

Parlando di storia antica, una delle maggiori sconfitte dovute a un errore è quella di Serse I di Persia nella Battaglia di Salamina. Siamo nella seconda guerra persiana e Serse ha appena vinto – grazie a un tradimento – la battaglia al passo delle Termopili. I Greci, inferiori di numero, erano riusciti per giorni a rallentare l’avanzata dell’enorme esercito persiano bloccando il passo, l’unica via verso la Grecia centrale.

Temistocle, comandante della coalizione panellenica, ricevette la notizia della sconfitta mentre combatteva con la flotta greca presso Capo Artemisio. Considerando che anche la flotta aveva subito consistenti perdite, decise il ritiro a Salamina, dove però la lega fu costretta a intraprendere un secondo scontro con la flotta avversaria.

A Serse I non parve vero che gli fosse servita su un piatto la possibilità di ottenere una vittoria facile. I numeri erano dalla sua parte e i Greci, fiaccati nell’animo per le recenti sconfitte, si stavano ritirando. Serse entrò dunque nello stretto di Salamina con l’idea di bloccarvi le navi nemiche con una manovra di accerchiamento. Lo stretto, però, era angusto e inadatto al combattimento tra un così gran numero di navi. Le massicce navi persiane, infatti, si ostacolarono a vicenda e non riuscirono a compiere le manovre previste, rendendosi così facile preda dell’abbordaggio.

Lo scontro volse presto in favore dei Greci, che lamentarono la perdita di sole 42 unità contro le 200 dei Persiani. Dopo lo scontro il re Serse, temendo di restare intrappolato in Europa con la flotta fortemente indebolita, decise di ritornare in patria con parte dell’esercito.

Fu una battaglia decisiva?

Un gran numero di storici ritiene che un’eventuale vittoria persiana avrebbe ostacolato lo sviluppo della civiltà greca e, in senso più esteso, di quella occidentale. Questa considerazione colloca la battaglia di Salamina tra le più importanti di tutti i tempi. L’errore di valutazione di Serse, tuttavia, non è unico nella storia delle battaglie.

2) Waterloo e la mappa sbagliata

“Wellington è un pessimo Generale. Prevedo la vittoria entro l’ora di pranzo”, Napoleone Bonaparte, 1814.

Se pensate che ritrovarsi dispersi a un passo da casa, nei campi a nord di Milano, perché avete seguito il navigatore sia il peggio che possa capitarvi, allora dovreste fare due chiacchiere con Napoleone.

Recenti studi sostengono che l’eccezionale disfatta di Waterloo sia da attribuire in buona parte ai piani di battaglia redatti su una mappa sbagliata; in particolare, la fattoria di Mont-Saint-Jean sarebbe stata riportata a un chilometro di distanza dalla sua reale posizione.

“Un chilometro corrispondeva alla gittata dei suoi cannoni e questo fa capire quanta differenza facesse quell’errore”, afferma il documentarista francese Franck Ferrand.

Altri dettagli contenuti nella carta, come una curva che in effetti non c’era, contribuirono a generare altra confusione. La mappa, usata da un ufficiale di Napoleone e identica a quella dell’imperatore, è stata trovata dallo storico belga Bernard Coppens nel museo militare di Bruxelles.

Questa svista e le straordinarie piogge torrenziali che per una settimana si abbatterono sulla zona, rendendo il terreno così fangoso da rallentare la marcia di molti reparti e ostacolando il traino dell’artiglieria di medio e grosso calibro, fu alla base del disorientamento mostrato da Napoleone sul fatale campo di battaglia.

 

Napoleone
Anche Napoleone è annoverato tra coloro che hanno preso cantonate colossali!

3) Cantonate geografiche: la scoperta dell’America

Che anche i migliori strateghi e comandanti sbaglino è assodato, ma quando si parla di cantonate di proporzioni storiche il primo a venire in mente è il nostro stimatissimo compatriota Cristoforo Colombo: l’errore fu tale che scoprì un nuovo continente senza rendersene conto!

Come tutti sanno, progettò la traversata dell’oceano nella convinzione che fosse più facile navigare verso Occidente per arrivare nel lontano Oriente, già raggiunto da Marco Polo via terra un paio di secoli prima. Si convinse della fattibilità dell’impresa in seguito a un grossolano errore di valutazione delle dimensioni della Terra, che a quel tempo era ritenuta molto più piccola di quello che era in realtà.

Altro che Tom Tom impazzito e mappa sbagliata!

Colombo si attenne orientativamente alla misura di Posidonio, secondo cui la circonferenza del globo terrestre era di circa 32.000 chilometri, di molto inferiore a quella reale. Come se ciò non bastasse, Colombo era un pessimo matematico e un astronomo peggiore, tanto che non riuscì mai a usare con competenza l’astrolabio: uno strumento indispensabile per navigare perché consentiva di misurare l’altezza delle stelle e di conseguenza conoscere, con buona precisione, la latitudine.

Se ciò non bastasse, sappiate che ai tempi si misurava in gradi che poi venivano convertiti in misure lineari. Ecco, in questa conversione Colombo fece molta confusione, ottenendo un valore di appena 83 chilometri per grado contro i 111 reali: quindi, secondo il navigatore, la circonferenza terrestre si riduceva ad appena 30.000 chilometri, circa un quarto inferiore a quella reale!

Inoltre, si credeva che l’Eurasia fosse molto più estesa a Oriente ed ecco che l’oceano apparve affrontabile; se poi consideriamo che collocò il Giappone vicino alle Canarie, avamposto degli spagnoli in pieno oceano, il gioco è fatto.

La sua fortuna fu che, al posto di perdersi nell’oceano, come sarebbe stato logico avvenisse visti i suoi calcoli, si ritrovò letteralmente a sbattere contro un continente che non doveva esistere!

Dobbiamo annotare infine che il Colombo nazionale fece altri tre viaggi e in nessuno di essi si accorse di essere approdato su un nuovo continente. “Errare humanum est, perseverare autem diabolicum”.


Ora che l’America è stata scoperta, perché non partiamo per Milwaukee con Annalisa Ardesi?


4) Il caso dell’Alaska

In molti pensano che gli americani abbiano rubato l’Alaska o l’abbiano presa in affitto senza più restituirla. In realtà si è trattato di un accordo leale ed entrambe le parti hanno avuto validi motivi per stipularlo.

Ma perché si gridava allo scandalo?

Nonostante nel diciannovesimo secolo l’Alaska russa fosse un centro di commercio internazionale, ospitava poco più di 10.000 abitanti, di cui solo 2.500 russi. Questi ultimi erano insediati in 23 villaggi, sparsi per le isole o sulle coste meridionali. Le piccole stazioni ospitavano, di solito, 4 o 5 russi che si rifornivano di pelli di lontra e avorio di tricheco dai Nativi americani.

Nella capitale Novo-Arkhangelsk, ora Sitka, i mercanti commerciavano tessuti, e persino ghiaccio con i cinesi; qui si costruivano navi e fabbriche e si estraeva il carbone. Alla gente era nota la presenza di numerosi giacimenti d’oro nella zona.

Il commercio veniva gestito dalla Compagnia Russo-Americana (RAC) grazie ai privilegi concessi dal governo imperiale – il principale azionista – e in cambio d’ingenti tasse. La RAC controllava tutte le miniere dell’Alaska, poteva stipulare autonomamente accordi commerciali con gli altri Paesi, aveva una propria bandiera e una propria moneta.

Da russa ad americana

A causa di avvicendamenti interni alla RAC e a una mutata situazione sociale, era diventato complicato difendere una così esigua colonia; così lo zar Alessandro II, temendo di essere costretto a cedere l’ampio e spopolato territorio senza compensi all’ingombrante vicino britannico, padrone del Canada, decise di cederlo agli Stati Uniti, una potenza all’epoca decisamente meno ingombrante.

Le trattative si conclusero dopo una riunione protrattasi un’intera notte. Il trattato, firmato alle 4:00 del mattino del 30 marzo 1867, con un prezzo d’acquisto fissato in 7.200.000 dollari americani, fu accolto con sdegno dall’opinione pubblica americana.

Poco tempo dopo, però, la “ghiacciaia” iniziò a dare i suoi frutti: infatti in Alaska era iniziata la corsa all’oro del Klondike. A soli 50 anni di distanza, gli americani avevano già recuperato la cifra d’acquisto moltiplicata per 100 volte. Un errore per cui non c’è espiazione che tenga!

Assegno pagamento Alaska
A proposito di cantonate colossali, ecco l’assegno utilizzato dal Governo degli Stati Uniti per l’acquisto dell’Alaska.

5) Cantonate golose: la nascita del gorgonzola

Concluderei questa carrellata di errori con qualcosa di adatto alla giornata di San Valentino.

Si narra che un giorno, un casaro innamorato e distratto fece tardi per intrattenersi con la sua bella; non finì il lavoro della giornata e quindi il fagotto della cagliata, appeso a sgrondare, rimase tutta la notte inutilizzato. Il giorno seguente, per non buttarlo via, decise di unire la cagliata che aveva scordato con quella fresca del mattino e lavorò la pasta.

Dopo la stagionatura, al momento di tagliare la forma, ecco la sorpresa: quel formaggio, nonostante l’apparenza un po’ sgradevole (era verdastro a causa delle screziature di muffa) aveva proprio un buon sapore: era nato il gorgonzola!

Storiche cantonate . Fetta di Gorgonzola
Cantonate golose: il gorgonzola dolce
Consigli di lettura

Ed eccoci giunti alla fine di questo viaggio alla scoperta delle cantonate storiche. Se l’articolo vi è piaciuto, leggete anche quello sui cinque vini nati per caso da riscoprire. Alla prossima!

Scritto da:

Cristina Stecchini

Mi chiamo Cristina, sono nata di giovedì e sono un sagittario!
Mi piace chiacchierare, conoscere persone e sono a mio agio anche a una festa in cui non conosco nessuno. Cerco sempre il lato positivo delle cose e il mio motto è "c'è sempre una soluzione"!
Maniaca della programmazione, non posso vivere senza la mia agenda.
Ho studiato linguaggi dei media e da quasi 20 anni mi occupo di comunicazione per una grande azienda di telefonia.
Nel tempo libero mi piaceva leggere, viaggiare, guardare i film, andare a teatro. Ora invece ho due gemelle di 7 anni che, se da una parte assorbono quasi tutte le mie energie, dall'altra mi hanno donato un nuovo e divertente punto di vista.
Per tutti questi motivi vi parlerò di storie e leggende.