Vita e opere di Manet, il pre-impressionista
La Francia (in particolare Parigi) è un po’ per tradizione, un po’ per immaginario collettivo, considerata dai più la patria dell’arte ed è facile intuire il perché: infatti ha visto nascere alcuni dei movimenti artistici più conosciuti. come l’impressionismo, che vede in Monet il suo maggiore esponente, sebbene il vero precursore fu Manet, che pertanto si può definire “pre-impressionista”. Approfondiamo la sua vita e le opere!
La giovinezza
Come già detto, Manet è considerato il vero e proprio precursore dell’impressionismo, ma inizialmente non sembrava destinato a diventare uno degli artisti più famosi della storia dell’arte. I genitori (il padre in particolare) erano decisamente contrari alla sua passione, tanto che lo spedirono prima in collegio, dove passava il tempo a disegnare e non certo a studiare, e poi lo costrinsero a iscriversi a giurisprudenza, ma anche questo tentativo di allontanarlo dal mondo dell’arte fallì miseramente.
Infine, il giovane futuro artista s’imbarcò, come mozzo, in una nave mercantile diretta versa il Brasile. Nelle speranze paterne, la vita in mare avrebbe dovuto distogliere il figlio da ogni sogno artistico, ma non aveva fatto i conti con l’estro e soprattutto con la passione ormai radicata di Édouard per tutto ciò che fosse arte. A bordo del mercantile, infatti, Manet non fece altro che imprimere su carta i luoghi visitati e la vita in mare.
Alla fine suo padre si arrese, con la segreta speranza che il figlio fallisse e si rendesse conto di quanto inconsistente fosse la vita da artista. Inutile dire che, ancora una volta, si sbagliò e di grosso.
L’atelier di Thomas Couture
Ottenuto finalmente il permesso di studiare Belle Arti, nel 1850 entrò a far parte dell’atelier di Thomas Couture; ma, ahimè, ben presto tra i due si crearono non poche tensioni. Manet infatti era palesemente contrario all’arte classica, ovvero le ambientazioni storiche, le pose innaturali e plastiche e l’impersonalità dei soggetti. Questa sua vena critica lo fece progressivamente allontanare da Couture, ma lo avvicinò sempre più a un altro artista: Gustave Courbet, divenuto il massimo esponente di un movimento in chiara antitesi con quello classico: il realismo.
Manet e il realismo di Courbet
Courbet faceva della realtà la vera protagonista dei suoi quadri. Contadini, donne, poveri, erano questi i suoi soggetti e Manet ne rimase affascinato, tanto da creare la sua prima opera trascinato da questi sentimenti: Il bevitore di assenzio, che immortala un uomo appoggiato contro un muretto, con accanto un bicchiere colmo di assenzio.
L’opera non ottenne grande risonanza ma Manet non si scoraggiò e anzi, a distanza di pochi anni, fece la conoscenza di colui che più di tutti segnò la sua carriera: Charles Baudelaire, che nel suo saggio Il pittore della vita moderna delineava la figura di un artista che aveva l’obbligo morale di imprimere su tela il presente, ovvero i momenti reali e vissuti nell’esatto momento in cui accadono. Manet aderì immediatamente a questa visione.
Le salon des refusés
Le opere di stampo realista però, così diverse da quelle cui il pubblico era abituato, causarono non poco scalpore, tanto da essere rifiutate in toto dalle mostre dell’epoca e così, artisti come Courbet, Doré e lo stesso Manet, si ritrovarono a non aver accesso ai salon, con grande indignazione loro e dei seguaci. Fu per tale motivo che l’imperatore Napoleone III inaugurò Le salon des refusés, il salone degli esclusi, dove vennero esposte le opere che non erano ammesse ai salon ufficiali.
Colazione sull’erba, Manet
Manet presentò un’opera che generò scandalo e critiche assai aspre, ma che divenne senza dubbio una delle opere per la quale verrà sempre ricordato: Colazione sull’erba.
Il quadro ritrae un momento di tranquillità, in un boschetto, in cui due uomini seduti sull’erba chiacchierano tra loro, mentre una donna sullo sfondo è intenta a bagnarsi nel ruscello. Ciò che chiaramente destò scandalo fu la presenza della donna in primo piano, completamente nuda, che fissa lo spettatore. Non era certo la prima volta che un artista ritraeva un nudo femminile, ma prima di allora nessuno aveva mai ritratto una semplice donna svestita, ma solo dee o ninfe.
I critici dell’epoca massacrarono l’opera definendola volgare, rozza e scandalosa, e la donna denudata venne definita senza mezzi termini una volgare prostituta.
Anche l’imperatore espresse indignazione nei confronti del dipinto e questo fece sì che Manet venisse bollato come pittore senza talento, se non quello di creare scandalo. Nonostante ciò egli ottenne il suo scopo, ovvero diventare l’artista più conosciuto di Parigi, dato che da quel momento in poi non si parlò che di lui.
Olympia, Manet
Non contento, l’anno successivo Manet espose un altro dipinto che arrivò a suscitare ancora più scandalo e indignazione del precedente: Olympia.
L’opera ritrae senza ombra di dubbio una prostituta, infatti Olympia era il nome d’arte di molte professioniste del sesso a Parigi; ma nel caso ci fossero ancora dubbi sull’identità della donna, Manet dissemina il quadro di tanti dettagli associati alle prostitute: il nastrino di raso nero allacciato sul collo, il braccialetto d’oro e le pantofole vistose per citarne alcuni.
La posa di Olympia richiama alla mente la Venere di Tiziano e questo non fece che infervorare ancora di più il pubblico, che lo considerava una beffa, una profanazione di ciò che era davvero l’arte. L’espressione è glaciale, quasi priva di emozione, e non vi è traccia di malizia o volontà di sedurre da parte di Olympia, come ci si potrebbe aspettare, e questo – paradossalmente – fu accolto in maniera molto negativa.
Perché? Beh, l’intento di Manet era quello di mostrare una donna che ha piena consapevolezza del proprio corpo. Non ha la necessità di ammiccare o sedurre: sa di avere potere sugli uomini e sa che la desiderano. In tal senso Manet raggiunse appieno il suo scopo, suscitando imbarazzo tra gli uomini (che probabilmente ne erano segretamente affascinati) e indignazione tra le donne.
Le critiche
Tra i critici dell’epoca, il più autorevole, Jules Claretie, si espresse così:
Odalisca dal ventre giallo, ignobile modella pescata chissà dove.
Le critiche fecero si, però, che l’opera divenisse una delle più celebri mai esposte a Parigi. Ogni giorno migliaia e migliaia di persone si accalcavano per poterla vedere, anche solo per disprezzarla. Ci fu chi tentò di danneggiarla, per fortuna senza riuscirci.
Olympia ebbe pochi estimatori, tra cui Baudelaire ed Émile Zola, che scrisse un articolo in difesa dell’artista che tanto ammirava, e che iniziava con questa dissacrante frase:
Olympia ha il grave difetto di assomigliare a molte signorine che conoscete.
Inutile dire che l’indignazione aumentò a dismisura, proprio per l’assoluta veridicità della frase.
Il soggiorno in Spagna e le ultime opere
Stanco delle critiche, Manet soggiornò per qualche anno in Spagna, dove continuò a produrre opere. Al suo ritorno a Parigi, pur non prendendo parte alle mostre, s’impegnò ad aiutare con ogni mezzo giovani artisti come Renoir e Monet, esponenti del nuovo movimento impressionista.
Il bar delle Folie-Bergère, Manet
L’ultima opera di Manet – datata 1882 – è Il bar delle Folie-Bergère, con la quale sperò di incontrare il favore di pubblico e critica; ma, ancora una volta, ne rimase deluso.
Il quadro mostra un momento di vita quotidiana, dove una giovane dietro al bancone del bar attende di conoscere l’ordine del cliente, che vediamo riflesso allo specchio, sulla destra. La prospettiva è chiaramente falsata, e questo perché Manet vuole farci vedere la sala riflessa allo specchio, piena di gente che chiacchiera, beve e si diverte, in piena contrapposizione all’espressione annoiata e atona della ragazza. La vita, la gaiezza dei clienti si scontrano con l’apatia, quasi l’alienazione della ragazza che forse vorrebbe scappare, forse vorrebbe un avvenire diverso.
Il realismo di Manet raggiunge i massimi livelli in quest’opera, in quanto la giovane al bancone lavorava davvero al bar e si chiamava Suzon. Ed è al realismo che Manet si ferma, benché spesso venga annoverato tra le file degli impressionisti, proprio perché si è sempre limitato a dipingere la realtà e lo faceva imprimendola sui volti dei suoi soggetti.
La differenza netta tra realismo e impressionismo si può notare, a mio avviso, nel confronto tra le opere di Manet e forse l’opera più famosa di Monet, Impressione, levar del sole, che dipinse en plein air, ovvero dal vivo. È reale? Certamente, ma un realismo differente, che ci permette di affermare senza ombra di dubbio che Manet non fu un impressionista ma certamente gettò le basi per la nascita del movimento.
La morte di Édouard Manet
Manet morì nel 1883, a causa di un’atassia locomotoria che lo debilitò. I suoi amici e ammiratori, pochi ma fedeli, gli tributarono tutti gli onori, ma in vita non ottenne mai il riconoscimento che meritava. Fu da morto, come spesso accade, che pian piano il suo talento iniziò ad essere riconosciuto e con il diffondersi del movimento impressionista, divenuto sempre più forte e di maggiore risonanza, le opere di Manet ottennero finalmente il plauso del pubblico in ogni parte d’Europa, tanto che nel 1907, l’opera che aveva suscitato scandalo e indignazione, Olympia, fu accolta al museo del Louvre.
Oggi, a più di 130 anni dalla scomparsa di questo grandissimo artista, i suoi dipinti suscitano ancora ammirazione. Non vi è alcuna epidemia di risate davanti all’Olympia, come scrivevano i critici contemporanei, e se Manet potesse presenziare a una delle mostre a lui dedicate, forse esclamerebbe un “Finalmente!” o forse, semplicemente, si godrebbe in silenzio le opere spettacolari che ci ha lasciato.
Manet e la Parigi moderna
Proprio a Édouard Manet la città di Milano dedica una mostra al Palazzo Reale: infatti, fino al 2 luglio, sarà possibile ammirare più di cento capolavori del celebre artista francese, ma anche di suoi contemporanei come Degas, Cézanne e Gauguin.
Il biglietto per la mostra Manet e la Parigi moderna dà diritto a uno sconto sul biglietto per il film Cézanne et moi di Danièle Thompson. Trovate tutte le info sulla mostra e l’anteprima qui.
Consigli di lettura
Se l’articolo vi è piaciuto, leggete anche quello dedicato a Edgar Degas e le sue ballerine.
Lettrice vorace e scrittrice per diletto. Raramente mi interesso ad un solo argomento, mi piace scoprire nuove cose e mi piace confrontare le mie idee con quelle degli altri, cosa che spero accadrà con i miei articoli.