Una figura rivoluzionaria
Quando si nomina Lucrezia Borgia, la mente evoca l’immagine di una donna spietata, d’ingegno macchinoso e dagli appetiti sessuali insaziabili. Allora come si giustifica la sua presenza nel topic di questo mese, la rivoluzione?
Beh, a mio modesto parere Lucrezia visse la sua intera esistenza ribellandosi, rivoluzionando di fatto il ruolo della donna cinquecentesca. Si rifiutò di essere una pedina nelle mani dei maschi di casa Borgia, rivendicò il possesso di se stessa e partecipò attivamente alla politica e agli affari.
Lucrezia non è stata la prima né l’ultima nobildonna usata per rafforzare, tramite il matrimonio, questo o quel legame. Di lei però ancora si parla dopo cinquecento anni. Cominciamo con ordine.
Una famiglia particolare
Troviamo la piccola Lucrezia di appena sei anni alle prese con il suo precettore, nonché secondo marito di sua madre Vannozza Cattanei, Carlo Canale, che le impartisce lezioni, coltiva le capacità e intelligenza tanto che, tra l’infanzia e la pubertà, impara agevolmente greco e latino, citando interi pezzi di poemi e liriche.
La bimba è la terza di quattro figli di Giovanna Cattanei e di… Ecco, qui sta il punto. La famiglia di Lucrezia non è affatto come le altre o, per meglio dire, rappresenta l’apoteosi delle abitudini ecclesiastiche del tempo.
Chiamami papà
Quando Vannozza Cattanei conobbe Rodrigo Borgia era poco più che ventenne. I due instaurarono una relazione che, di fatto, durò tutta la vita. Nel mentre Vannozza contrasse ben tre matrimoni, tutti organizzati da Rodrigo, affinché le apparenze fossero mantenute. Solo all’inizio del 1492, pochi mesi prima della sua incoronazione a Papa, Rodrigo Borgia – il futuro Alessandro VI – decise di svelare ai figli la propria identità.
Fino ad allora Lucrezia e i suoi fratelli avevano creduto che l’alto prelato, molto legato alla famiglia tanto da recarsi quasi ogni sera a casa loro, dove gli era stata riservata una sobria stanza degli ospiti, fosse uno zio. Che poi la notte non dormisse affatto in quella stanza, ma che avvenissero scambi segreti (ossia il marito, adeguatamente stipendiato, se ne andava e rincasava solo all’alba) è un’altra storia.
La rivelazione scosse profondamente Lucrezia, che ritenne di essere cresciuta nell’inganno. La scelta di Alessandro VI di riconoscere la propria famiglia, per quanto fosse normale avere mogli e concubine anche se si era sacerdoti, fu senz’altro atipica e fu dettata probabilmente sia dal profondo affetto che aveva per i figli, sia dal fatto che diventare il vertice della piramide ecclesiastica gli aveva dato una completa libertà di azione ed egli era ben intenzionato ad approfittarne.
Lucrezia Borgia e i suoi mariti
Riconosciuta ufficialmente come la figlia del Papa, Lucrezia divenne immediatamente una pedina per scambi e accordi vantaggiosi, tant’è che il primo matrimonio fu combinato e celebrato quando aveva solo tredici anni.
Il fortunato sposo fu Giovanni Sforza, all’epoca dei fatti ventiseienne. Il matrimonio non fu consumato immediatamente e le ipotesi sul perché sono le più varie: dall’illegalità di giacere con ragazze più giovani di quattordici anni, al fatto che Alessandro VI, che aveva organizzato e partecipato commosso alle nozze, volesse mantenere la figlia ancora illibata nel caso di un cambiamento repentino di alleanze.
Per qualche anno il matrimonio sembrò navigare in acque tranquille. Lucrezia, molto colta e amabile, viveva a Pesaro, dominio del marito, e godeva dei vantaggi di donna sposata. Iniziò a ricevere omaggi, riverenze e suppliche di intercessioni presso il Papa e, pur essendo giovane, dimostrò già palesemente una notevole maturità: un contemporaneo la descrive infatti come una “dignitissima madonna”.
Dopo la discesa di re di Carlo VIII di Francia, il Santo Padre ritenne conclusa l’alleanza con gli Sforza e con il figlio cercarono un modo per liberarsi di Giovanni. Qui si presentò il lato ribelle di Lucrezia: al posto di accettare passivamente il volere del padre, una volta scoperto l’intento di togliere di mezzo il marito, Lucrezia organizzò per lui una rocambolesca fuga a cavallo verso Pesaro. Dopo quattro anni di matrimonio gli era sinceramente affezionata e non sopportava che il padre disponesse liberamente della sua vita, maritandola prima e rendendola vedova poi.
Vista la situazione, padre e figlio escogitarono un altro piano per riavere indietro Lucrezia, così, dietro minacce, costrinsero Giovanni a firmare una dichiarazione dove si diceva che il matrimonio non fosse mai stato consumato, dando così il via alle pratiche di annullamento.
Voci di corridoio
Pare nacquero qui le voci malevole che volevano Lucrezia e suo fratello Cesare amanti; prove non ce ne sono, ma è probabile che queste voci fossero state messe in giro per screditare il Papa stesso.
Alfonso d’Aragona
Alfonso e Lucrezia s’incontrarono a Roma a una festa. Non è chiaro se l’incontro venne preparato a tavolino o fu occasionale. Comunque sia andata i due ragazzi s’innamorarono, tanto che Cesare dovette prodigarsi per appianare qualunque cosa impedisse il matrimonio tra sua sorella e il nipote del re di Napoli.
Con Alfonso, Lucrezia fu felice. Vissero a Roma con una piccola corte di poeti e letterati, tanto che il rafforzarsi di un partito aragonese impensierì il Papa. Nel 1499 Lucrezia aspettava un bimbo e le nozze di suo fratello Cesare con Charlotte d’Albret rallegrarono lei ma non Alfonso, che intuì un probabile cambio di alleanze da parte dei Borgia e ne fu preoccupato.
Il giovane Alfonso non sbagliava. In una notte del luglio del 1500 venne infatti aggredito da uomini armati, che, nonostante la stregua difesa del giovane, lo ferirono gravemente. Soccorso da alcune guardie venne portato in Vaticano. Fu accudito per giorni dalla stessa Lucrezia, diventata da poco madre del piccolo Rodrigo D’Aragona, e la sorella di Alfonso.
Ad agosto, quando ormai il giovane era fuori pericolo, Lucrezia e la cognata vennero allontanate dalla stanza con l’inganno e, durante la loro assenza, Alfonso fu strozzato dal sicario personale di suo fratello, il quale poi giustificò l’accaduto come una ritorsione per un tentativo di omicidio da parte dello stesso Alfonso nei suoi confronti. Il papa sembrò accettare la spiegazione, Lucrezia no: era disperata.
In quel periodo non mangiava e colta da febbre e deliri, lagnandosi grandemente del torto subito, divenne invisa al Papa stesso. Lucrezia fu abbandonata da tutti, mentre urlava il suo dolore. Come se ciò non bastasse, le malelingue ritornarono all’attacco e attribuirono l’omicidio alla gelosia amorosa di Cesare nei confronti della sorella.
Alfonso D’Este
Lucrezia e il piccolo Rodrigo lasciarono Roma, ormai insopportabile, e si trasferì a Nepi. dove trovò un po’ di quiete.
Rientrata a Roma, fu convocata in Vaticano dal padre, che le comunicò di avere già bell’e pronto un altro marito (fa sempre comodo avere una figlia bella e desiderata come Lucrezia e per di più libera di contrarre nuove alleanze, ops, scusate, volevo scrivere matrimoni). La scelta cadde su Alfonso d’Este.
La giovane, in un primo momento riluttante (che il nuovo spasimante avesse lo stesso nome dell’amatissimo secondo marito non aiutava), comprese che era giunta l’occasione giusta per lasciare Roma, divenuta ormai opprimente.
In verità, anche a Ferrara c’erano resistenze ad approvare questo matrimonio: ormai era risaputo, e Lucrezia stessa lo aveva rinfacciato al padre pubblicamente, che i prescelti non erano altro che malcapitati destinati a essere eliminati e sostituiti in caso di bisogno. L’impasse si risolse quando il Papa lasciò la figlia come reggente a Roma per alcuni giorni, dandole modo di dimostrare le proprie qualità.
Alle trattative per questo matrimonio, che ripresero subito serrate, partecipò attivamente anche Lucrezia stessa.
La vita a Ferrara
Lucrezia vi si trasferì appena dopo il matrimonio nel 1502. La città, ricca di eventi e di cultura, piacque a Lucrezia, che, dopo un inizio burrascoso per via del suo appannaggio, ritenuto da lei troppo esiguo vista la dote portata e a causa della sua preferenza per le dame spagnole, vi si trovò bene e iniziò a presenziare a eventi ufficiali, tanto che venne chiamata “la duchessa”, visto che il suocero Ercole era vedovo.
In questo periodo allacciò un rapporto speciale di amicizia e di affetto con Pietro Bembo, da cui rimase affascinata per la combinazione tra prestanza fisica e fine intelletto e con cui intraprese una fitta corrispondenza di rime e versi.
La caduta dei Borgia
Nello stesso anno a Medelana, dove si era rifugiata la corte per sfuggire alla peste, Lucrezia ricevette la notizia della morte di Alessandro VI. Nonostante i continui screzi col padre, Lucrezia ne fu molto addolorata e prese il lutto stretto senza però essere seguita dalla corte.
Dopo il breve pontificato di Pio III, venne eletto al soglio papale Giulio II, da sempre apertamente nemico della famiglia Borgia, che intimò a Cesare Borgia di restituire tutte le conquiste in Romagna. Cesare, neanche a dirlo, rifiutò e questo provocò la reazione di Venezia, che si mosse in favore del papa.
Nonostante tutto Lucrezia non restò inerme, ma si schierò e inviò a supporto del fratello un piccolo esercito di mercenari, grazie al quale riuscirono a sconfiggere i veneziani.
Giulio II si lamentò del comportamento di Lucrezia con il duca Ercole, che, pur dichiarandosi formalmente estraneo alla vicenda, sosteneva segretamente le scelte della nuora, poiché era più conveniente per Ferrara che la Romagna rimanesse frammentata in piccoli domini anziché unita sotto Venezia. Cesare tuttavia venne catturato e, dopo una breve fuga, imprigionato in Spagna.
Lucrezia Borgia, duchessa
Divenuta duchessa alla morte del suocero nel 1505, Lucrezia tentò per due volte di dare un erede alla famiglia D’Este. I fallimenti delle gravidanze la rattristarono molto ed è solo nel 1508 che nacque Ercole, un bimbo sano e forte.
I momenti bui, dovuti alle gravidanze interrotte e alla prigionia del fratello, furono alleggeriti dall’amicizia che Lucrezia strinse con il cognato Francesco Gongaza, che portò a una corrispondenza stretta e segreta fra i due.
Nonostante le divergenze, Lucrezia cercò sempre di aiutare il fratello con suppliche e richieste di grazia, ma nel 1507 giunse la notizia della sua morte, facendole versare sincere lacrime di dolore.
Alleanze come in una porta girevole
Nel Cinquecento le alleanze politiche non duravano poi così a lungo, quindi, quando nel 1510 si concluse la campagna militare contro Venezia, Giulio II dichiarò guerra alla Francia. Alfonso si rifiutò di tradire Luigi XII e venne perciò scomunicato.
Il Papa, allora, chiese a Francesco Gonzaga di muovere contro il ducato di Ferrara, ma Francesco non attaccò i cognati. Nel frattempo Alfonso, con l’aiuto del contingente francese, sconfisse le truppe papali e Lucrezia, rimasta al fianco del marito, si dimostrò ovviamente all’altezza della situazione, offrendo ai difensori vittoriosi banchetti e feste.
Quando, a causa della perdita delle truppe speciali francesi, Luigi XII si convinse a rientrare in patria, Alfonso decise di recarsi a Roma come penitente. Il Papa lo accolse e gli tolse la scomunica: in cambio avrebbe dovuto liberare i suoi fratelli e cedergli Ferrara. Alfonso non rispose alla richiesta papale e fuggì.
Mentre era in ansia per il marito, Lucrezia ricevette la notizia della morte di Rodrigo, il figlio che aveva avuto dal secondo matrimonio. La notizia la sconvolse e solo il ritorno di Alfonso a Ferrara le dette nuovamente un po’ di gioia.
Varie fini
Alla morte di Giulio II, che stava preparando un nuovo attacco contro gli Este, Ferrara esultò. Grazie a Pietro Bembo, segretario particolare di papa Leone X, Ferrara e Mantova si riconciliarono con la Santa Sede.
Al termine dei quattro anni di guerra Lucrezia era cambiata: incline alla devozione, aveva iniziato a portare un cilicio sotto le camicie e smesso di indossare vestiti scollati; visitava assiduamente le chiese e ascoltava letture religiose durante i pasti; infine si aggregò al terz’ordine francescano, al quale fece aderire anche il marchese di Mantova. Ciononostante ebbe altri due figli: Eleonora nel 1515 e Francesco nel 1516. La gioia delle nascite fu tuttavia funestata da vari lutti, tra cui quelli del fratello e della madre.
Nel 1519 Lucrezia era incinta di una bimba, Isabella, che nacque a giugno, ma la duchessa si ammalò per le conseguenze del parto e a fine giugno, dopo aver fatto testamento e richiesto al papa l’indulgenza plenaria, morì. Aveva solo 39 anni.
Perché Lucrezia Borgia?
Dopo aver brevemente raccontato la vita intensa e travagliata di una delle figure storiche femminili più importanti nella storia italiana, ritorniamo alla domanda iniziale. Perché Lucrezia? Perché rivoluzionaria e ribelle?
Lucrezia è una donna forte, sensibile e intelligente, che si trova a combattere quotidianamente una battaglia persa in partenza solo perché donna. Quando Lucrezia, poco più che bambina, scopre la menzogna sulla sua famiglia ne è sì sconvolta, ma è solo il primo di una lunga serie di torti che le verranno fatti, non ultima l’uccisione del marito che ama, ai quali per come può tenta di ribellarsi invocando la propria libertà di scelta.
Questa posizione fa sì che la sua figura sia stata macchiata dalle più inaudite calunnie. La stessa Wikipedia riporta:
La (…) reputazione di Lucrezia si offuscò in seguito all’accusa di incesto, rivolta da Giovanni Sforza alla famiglia della moglie, a cui si aggiunse in seguito la fama di avvelenatrice, dovuta in particolare alla tragedia omonima di Hugo, musicata in seguito da Donizetti: in questo modo la figura di Lucrezia venne associata a quella di femme fatale partecipe dei crimini commessi dalla propria famiglia.
E qui sta il punto: la sua famiglia. Di Cesare Borgia e di Alessandro VI, per quanto autori di complotti e nefandezze, non si ha un giudizio storico così marcatamente negativo. Lucrezia sì, in quanto donna che ha voluto gestire la propria vita in un’epoca in cui non era permesso. Lucrezia è la prima vittima dei Borgia.
Rivoluzionarie sono anche le numerose opere che vogliono trattare il personaggio per quello che è, non sulla scia di un revisionismo fine a se stesso, ma contestualizzando in maniera corretta Lucrezia e la sua vita nel periodo storico in cui è vissuta.
Peccato che sia una puttana: Lucrezia Borgia nell’opera di John Ford
Sarà per la sua straordinaria bellezza che ha attraversato i secoli, sarà per il suo carattere indomito, per le maldicenze e la vita travagliata, ma Lucrezia ha da subito affascinato l’immaginario collettivo. La curiosità morbosa ha partorito non solo film e fiction, libri e racconti, ma anche pièce teatrali.
Tra le più famose c’è l’opera di John Ford, Peccato che sia una puttana (o sgualdrina in base al gergo utilizzato), che tratta di opera teatrale quasi certamente ispirata alla leggenda, che vuole Lucrezia amante del fratello Cesare.
In epoca cinematografica troviamo film sulla vita licenziosa già a partire dal 1910, in media uno ogni cinque anni. Molto ricca anche la produzione di sceneggiati e fiction, ma ritroviamo Lucrezia anche in fumetti, manga e, pensate, persino in un videogioco.
Se volete approfondire basterà cercare “film su Lucrezia Borgia” e vi si aprirà un mondo. Se vi piacciono le biografie storiche e vi ha interessato questo mio breve excursus sulla vita di quella che ritengo una donna straordinaria, consiglio di leggere La figlia del Papa di Dario Fo.
Consigli di lettura
Se la storia di Lucrezia Borgia vi è piaciuta, leggete anche quella dei Borgia: la famiglia più chiacchierata della storia.
Mi chiamo Cristina, sono nata di giovedì e sono un sagittario!
Mi piace chiacchierare, conoscere persone e sono a mio agio anche a una festa in cui non conosco nessuno. Cerco sempre il lato positivo delle cose e il mio motto è “c’è sempre una soluzione”!
Maniaca della programmazione, non posso vivere senza la mia agenda.
Ho studiato linguaggi dei media e da quasi 20 anni mi occupo di comunicazione per una grande azienda di telefonia.
Nel tempo libero mi piaceva leggere, viaggiare, guardare i film, andare a teatro. Ora invece ho due gemelle di 7 anni che, se da una parte assorbono quasi tutte le mie energie, dall’altra mi hanno donato un nuovo e divertente punto di vista.
Per tutti questi motivi vi parlerò di storie e leggende.