Siamo alle solite, il 31 gennaio è passato ed ecco spuntare come funghi nuove offerte e promozioni di fornitura di gas naturale, o gas metano. Per questo, come fatto in precedenza per l’energia elettrica, scopriamo da quali voci è composta la fattura (o bolletta) del gas, per valutare e scegliere al meglio.
Se vi siete persi l’articolo sull’energia elettrica, basta un click qui!
Gas metano e dintorni
Cerchiamo anzitutto di capire cos’è il gas che utilizziamo comunemente per cucinare e per riscaldare l’acqua (utilizzata sia per lavarci che per l’impianto di riscaldamento). Si tratta di una sostanza che si trova nel sottosuolo, frutto della decomposizione, in assenza di ossigeno, di sostanze organiche sepolte in profondità da tempi preistorici.
Chimicamente parlando, il metano è un idrocarburo semplice formato da un atomo di carbonio e quattro di idrogeno (CH4) ed è il principale componente del gas naturale. La scoperta di questo combustibile si deve soprattutto al “nostro” Alessandro Volta, che, nel 1776, fu il primo a studiare (ed imbottigliare) quella che definì “aria infiammabile di palude“.
Il metano è inodore, incolore e insapore, quindi per essere distribuito nelle reti domestiche deve essere “odorizzato” mediante l’aggiunta di un liquido dal caratteristico “odore di gas“, il tiolo. Questo procedimento è indispensabile per rendere avvertibile la presenza di gas in caso di fughe e diminuire così il rischio di incendi ed esplosioni accidentali.
Sicurezza prima di tutto!
Fiamma blu, gialla, arancione… circolano tante leggende metropolitane sul colore del gas “corretto“, una su tutte dice che la fiamma gialla o arancio è dovuta ad espedienti per “allungare” il gas metano, quali l’aria o l’acqua, in modo tale che i consumi siano maggiori a fronte di una quantità minore di gas ricevuta.
Niente di più falso!
Anzitutto non è possibile “allungare” il gas metano con l’acqua: il metano liquido si ottiene raffreddando il gas a una temperatura di –162 °C, sempre a pressione atmosferica e, mi pare di ricordare, l’acqua a quella temperatura è già da un bel po’ nello stato solido, sotto forma di ghiaccio. Non mi pare che dalle tubature esca del “gas on the rocks“.
Anche peggio se il gas fosse miscelato con l’aria perché, vi ricordo, l’ossigeno è proprio ciò che permette al fuoco di bruciare. Miscelando i due ingredienti si otterrebbe l’effetto “bomba a orologeria“, in quanto una minima scintilla farebbe detonare tutto l’impianto.
Il… colore corretto!
Detto ciò, la fiamma più corretta è quella di colore blu-azzurro, perché significa che c’è l’equilibrio perfetto tra il combustibile (comunemente “ciò che brucia“, quindi il metano) e il comburente, che permette al combustibile di bruciare. Essendo sia il gas metano che l’aria due elementi di tipo gassoso, tale miscela risulta più semplice ed efficace. Ed ecco anche spiegato perché il fuoco del camino, al contrario, è di tonalità rosso-arancio: la legna, col suo stato solido, si mescola più difficilmente con l’aria, il comburente.
Quando il combustibile brucia in maniera errata genera meno anidride carbonica e più carbonio incombusto, il famigerato monossido di carbonio, altamente tossico e causa di numerose morti.
Se notate la fiamma di colore diverso, beh… vi consiglio di far controllare il piano cottura o la caldaia. Nel primo caso potrebbe trattarsi di semplice sporco di cucina (travaso di liquidi dalla pentola, sale, etc): in tal caso basta ripulire per bene le corone (a manopole chiuse, ovviamente!). Se invece il problema si presenta su tutti i fuochi di cottura, rivolgetevi ad un tecnico qualificato, che, così come per la caldaia, provvederà a controllare bruciatore, miscelatore, ugelli e fumi di scarico.
La fornitura del gas
Partiamo dalle basi: la distinzione tra mercato libero e tutelato è identica, così come la differenza tra il distributore locale (il nostro DL di fiducia) e fornitore.
Nel caso del gas naturale il DL per eccellenza in Italia è Italgas, ma, come per la luce, ne esistono anche altri (Areti, Ireti, Unareti, etc.). Il tecnico “Italgas” è l’omino che esce un paio di volte all’anno a rilevare i consumi reali dal contatore, così come ad aprire o chiudere una fornitura o in caso di emergenze. Il numero del pronto intervento è sempre indicato nella fattura ed è bene tenerlo a portata di mano, perché una fuga di gas può causare danni ingenti a cose e, soprattutto, persone.
Il fornitore, invece, spesso e volentieri è lo stesso identico dell’energia elettrica, quindi, pur avendo DL differenti, chi vi fornisce luce e gas, e quindi emette le fatture, può essere la stessa società (Eni, Enel, Iren, Sorgenia, Acea, A2A, etc.).
La differenza sostanziale tra il contatore luce e quello del gas è che quasi tutte le operazioni devono essere fatte “di presenza” e non da remoto come accade per l’energia elettrica. Di questo però parleremo prossimamente in dettaglio.
Le voci della fattura
Anzitutto dovete tenere presente due dati importanti, che trovate indicati nella bolletta, insieme ad altre voci (tra cui il totale da pagare!).
- PCS (o Potere Calorifico Superiore): detto in maniera semplice, il potere calorifico superiore non è altro che la quantità di energia contenuta in un metro cubo di gas a condizioni standard di temperatura e pressione. Oltre a definire l’energia prodotta da un metro cubo di gas, il potere calorifico è anche un buon indicatore di qualità del prodotto: migliore è la qualità della miscela combustibile di cui è composto, maggiore è l’energia che se ne può estrarre. Il PCS del gas è solitamente espresso in gigajoule per Smc.
- Coefficiente correttivo. Il volume del gas che arriva nelle nostre abitazioni varia nel tempo a seconda delle condizioni in cui si trova, cioè in relazione alla pressione e alla temperatura. Il gas assume quindi dimensioni diverse in relazione alla zona geografica di fornitura, ad esempio mare e montagna, o nord e sud d’Italia. Non sarebbe quindi coerente da parte dei fornitori calcolare i consumi basandosi esclusivamente sui metri cubi registrati dal contatore. Di conseguenza l’Autorità ha introdotto l’obbligo, da parte dei fornitori gas, di calcolare l’ammontare dei metri cubi da addebitare al cliente finale utilizzando il coefficiente di conversione, che converte appunto i metri cubi registrati dal contatore, in standard metri cubi (Smc).
Il totale della fornitura gas è composto da quattro voci principali: spesa per la materia gas naturale, trasporto e gestione del contatore, oneri di sistema e imposte, esattamente come l’energia elettrica. Vediamoli in dettaglio.
Spesa per la materia gas naturale
Come accade per l’energia elettrica, per chi è nel servizio di maggior tutela i costi di questi servizi sono definiti e aggiornati ogni tre mesi dall’Autorità, mentre per contratti attivi nel mercato libero dipendono dall’offerta scelta e durano di solito 12 o 24 mesi.
La maggior parte della spesa per la materia gas, un tempo denominata “servizi di vendita“, è variabile, ossia è in funzione di quanto gas è stato consumato e incide sul totale per circa il 40%. Le voci di spesa nel dettaglio sono:
- quota fissa, o QVD (€/anno), è la controparte del PCV nella fattura della luce ed è indipendente dal consumo;
- quota energia (€/Smc), si paga in proporzione al consumo.
Queste due voci comprendono gli importi fatturati relativamente alle diverse attività svolte dal venditore per fornire il gas naturale al cliente finale: le componenti materia prima gas (Cmem), copertura rischi commerciali (CCR) e commercializzazione (QVD). Come per la luce è l’unica parte della fattura che può essere oggetto di variazioni da parte del vostro fornitore, quindi quella da valutare per le “offerte commerciali“.
Piccola nota: le sigle presenti sulla fattura (così come in questo articolo) sono molteplici e non ve le starò ad elencare una ad una. Vi rimando perciò direttamente al glossario presente sul sito di Arera, molto dettagliato ed esaustivo.
Trasporto e gestione del contatore
La spesa per il trasporto e la gestione del contatore del gas è legata alle attività di trasporto del gas, di stoccaggio e di gestione del contatore. Il prezzo di questi servizi è uguale per tutti i clienti e le tariffe sono stabilite trimestralmente dall’Autorità, quindi non variano tra i diversi fornitori. La spesa complessiva è il risultato di due componenti:
- quota fissa (€/cliente/mese), indipendente dal proprio consumo;
- quota energia (€/Smc), applicata al gas consumato.
Il prezzo complessivo comprende le componenti della tariffa di distribuzione e misura, le componenti tariffarie trasporto (Qt), qualità commerciale (RS), perequazione (UG1) e l’eventuale componente “canoni comunali“, a copertura dei maggiori oneri derivanti dall’incremento dei canoni di concessione di distribuzione (in pratica lo spazio che i Comuni offrono in concessione per l’impianto fisico di distribuzione).
Oneri di sistema
Comprende gli importi destinati alla copertura di costi relativi ad attività di interesse generale per il sistema gas che vengono pagati da tutti i clienti finali del servizio, esattamente come per l’energia elettrica. Anche queste tariffe di norma vengono riviste ogni trimestre.
Il prezzo complessivo comprende le seguenti componenti: RE (risparmio energetico), UG2 (compensazione dei costi di commercializzazione), UG3 (recupero oneri di morosità per gli esercenti i servizi di ultima istanza).
Imposte
Ed eccoci giunti alla differenza sostanziale tra la fattura per l’energia elettrica e quella per il gas naturale: le imposte. Incidono sul totale fattura per circa il 35%, quasi quanto la componente principale.
- Accise: si applicano alla quantità di gas consumato e l’aliquota aumenta se vengono superate determinate soglie di consumo. L’aliquota stessa è differente per Centro nord e Centro sud e suddivisa in quattro scaglioni di consumo su base annua (0-120, 120-480, 480-1560, oltre i 1560 Smc).
- Addizionale regionale: si applica alla quantità di gas consumato ed è stabilita in modo autonomo da ciascuna regione, nei limiti fissati dalla legge (ma non può essere applicata nelle regioni a statuto speciale).
- IVA (Imposta sul valore aggiunto): applicata a tutte le voci della bolletta, per gli usi civili è al 10% per i primi 480 Smc annui consumati, al 22% su tutti gli altri consumi e sulle quote fisse. Per gli usi industriali è invece al 22% senza distinzioni.
Altre differenze
Per le utenze di energia elettrica ci sono aliquote diverse in base alla tipologia dell’alloggio (domestico residente, domestico non residente, domestico altri usi, aziendale) per quanto riguarda le varie voci stabilite da Arera (trasporto, gestione contatore, etc). Ciò non si verifica per le utenze di gas metano, per cui le tariffe di prima e seconda casa avranno variazioni solo se gli immobili sono situati in comuni e/o regioni differenti.
Esiste però una suddivisione delle utenze in base alla tipologia d’uso del gas:
- C1: utilizzo esclusivo per riscaldamento (tipico dei condomini con impianto centralizzato);
- C2: cottura cibi e/o produzione di acqua calda sanitaria (per i fornelli e/o lo scaldabagno);
- C3: la somma dei due (riscaldamento autonomo + cottura + acqua calda sanitaria).
Questa differenza è importante in quanto identifica la portata del vostro consumo annuo e viene conteggiata negli scaglioni delle accise. Se si utilizza il gas solo per cucinare si avrà un consumo massimo annuo di 50 Smc, o addirittura meno. Se si aggiunge l’uso dello scaldabagno si può arrivare a 300/400 Smc (ma la media si aggira intorno ai 200), mentre col riscaldamento autonomo si superano ampiamente i 500 Smc annui.
Anche l’aliquota IVA varia in base al consumo annuo e fino a 480 Smc è del 10%.
Lettura stimata e lettura rilevata
Come dicevo all’inizio, la lettura dei consumi del gas viene ancora rilevata “de visu“, generalmente un paio di volte all’anno. Se è vero che in una buona parte dei comuni i DL stanno provvedendo alla sostituzione dei contatori con nuovi modelli di tipo digitale, è anche vero che NON tutta l’Italia è già dotata di questi nuovi dispositivi, quindi per il momento la lettura da remoto, come avviene per la luce, NON è ancora effettuata, salvo rare eccezioni.
Ecco perché nella maggior parte delle fatture i consumi riportati non sono quelli reali, una previsione effettuata dal vostro fornitore. La stima viene calcolata in base al numero dei componenti del nucleo familiare, al tipo di fornitura (vedere sopra), ai dati storici di consumo e alle dimensioni dell’immobile. Qualora il dato dovesse risultare inferiore rispetto ai consumi effettivi, nella fattura successiva sarà necessario pagare la differenza, in caso contrario l’importo pagato in eccesso verrà stornato, inclusi i costi extra, riportando il cosiddetto conguaglio, con relativo ricalcolo di accise e tasse.
Non avendo modo di “controllare” questo “fenomeno“, il mio unico consiglio è quello di rilevare con regolarità i propri consumi dal contatore e comunicarli al vostro fornitore, tramite i mezzi che vi offre (app, area riservata, numero verde, servizio clienti). La facilità e la correttezza con cui questo dato viene applicato dal gestore in fattura è una delle discriminanti per la scelta, insieme al prezzo offerto.
E con questo abbiamo concluso il nostro viaggio nel mondo delle forniture di gas naturale.
Mi auguro di esservi stata utile e vi do appuntamento al prossimo articolo!
Annalisa A.
Giunta qui sicuramente da un mondo parallelo e da un universo temporale alternativo, in questa vita sono una grammar nazi con la sindrome della maestrina, probabilmente nella precedente ero una signorina Rottermeier. Lettrice compulsiva, mi piace mangiare bene, sono appassionata di manga, anime e serie TV e colleziono Lego.
In rete mi identifico col nick Lunedì, perché so essere pesante come il lunedì mattina, ma anche ottimista come il “primo giorno di luce”.
In Inchiostro Virtuale vi porto a spasso, scrivendo, nel mio modo un po’ irriverente, di viaggi, reali o virtuali.
Sono inoltre co-fondatrice, insieme a Jessica e Virginia, nonché responsabile della parte tecnica e grafica del blog.
Mi potete contattare direttamente scrivendo: a.ardesi@inchiostrovirtuale.it