L’arte orientale non si riduce a statue e quadri, ma si estende anche ad altri campi, come per esempio la coltivazione dei bonsai. Ma sapevate che questa tecnica, associata principalmente al Giappone, è in realtà originaria della Cina?
Cosa sono i bonsai è cosa nota. Si tratta di alberi in vaso che, tagliati con tecniche particolari, assumono forme specifiche mantenendo dimensioni estremamente ridotte. Nelle nostre case trovano posto come decorazione esterna, anche se è diffusa l’errata convinzione che siano piante da interno.
L’errore più comune, però, è pensare che siano nate in Giappone, Paese che più di tutti li ha fatti conoscere al mondo. In realtà la tecnica di coltivazione dei bonsai è un’invenzione cinese.
A tal proposito, scoprite quali sono le invenzioni cinesi che hanno fatto la storia!
Il nome “bonsai”
Iniziamo a capire quale sia l’origine del nome “bonsai” e quale sia la sua etimologia.
Si tratta della pronuncia giapponese della parola 盆栽 (pénzāi), termine cinese che significa “piantare in vaso”. È infatti formato dai caratteri 盆 (pén, vaso/vassoio) e 栽 (zāi, piantare).
In Cina, però, questa tecnica è nota soprattutto con il nome di 盆景 (pénjǐng), letteralmente “scenario in vaso”.
Restando in tema linguistico, scoprite quali sono le principali differenze tra cinese e giapponese!
Origine dei bonsai
L’origine dei bonsai – o meglio, dei penjing – risale all’epoca della dinastia Sui, regnante in Cina tra il 581 e il 618 d.C. La cultura taoista, unita alla ricerca della bellezza da parte dei cinesi, rese il paesaggio un vero e proprio simbolo d’arte. Venne rappresentato nei dipinti, decantato nelle poesie e, appunto, miniaturizzato all’interno di vasi.
Parlando di arte, vi rimando all’articolo sulla pittura cinese!
Le tecniche di coltivazione attuali vennero implementate fin dagli ultimi anni del VII secolo. Risale sempre a quel periodo la prima raffigurazione, giunta ai nostri giorni, di un bonsai. Nella tomba del principe Zhang Huai (章怀太子), costruita a partire dal 706, è infatti presente una pittura murale in cui viene raffigurato un paesaggio roccioso contenuto in un vassoio.
Nel corso dei secoli questa forma d’arte venne migliorata costantemente, e sempre più scrittori gli dedicarano le proprie righe. Nel corso della dinastia Song (960-1279), ad esempio, ne parlarono Wang Shípéng (王十朋), Lu You (陆游) e Su Dongpo (苏东坡).
E in Giappone? Probabilmente i primi esemplari arrivarono dalla Cina, come souvenir religiosi, fin dal periodo Heian (794-1185), anche se il più antico dipinto nipponico raffigurante un bonsai risale solo al XIV secolo.
Stile dei penjing
Come detto, i penjing non rappresentano solo alberi in miniatura, ma anche veri e propri paesaggi. A tal proposito possiamo suddividerli in due categorie: “alberi bonsai” (树桩盆景) e “paesaggi bonsai” (树桩盆景).
Albero penjing – 树桩盆景
Si tratta del bonsai a cui pensiamo comunemente, poiché l’elemento dominante è proprio l’albero – letteralmente 树桩 è il ceppo – in miniatura. Questo viene poi modellato sulla base del risultato artistico desiderato.
Sulla base della forma assunta dall’albero, gli 树桩盆景 (shùzhuāng pénjǐng) possono essere distinti in 7 stili.
I primi quattro riguardano la direzione del tronco, il quale può essere:
- verticale (直干式);
- orizzontale (卧干式);
- obliquo (斜干式);
- curvo (曲干式).
Più elaborati sono gli stili:
- a precipizio (悬崖式), nel quale l’albero fuoriesce dal vaso, ricadendo su un lato di esso;
- attaccato alla roccia (附石式), in cui una pietra simula una parete rocciosa alla quale è legato l’albero;
- pendente (垂枝式), stile adatto per alberi caratterizzati da molti rami particolarmente lunghi, come quelli dei salici piangenti o dei peschi.
Paesaggio penjing – 山水盆景
In questo caso il protagonista del penjing non è il singolo albero, ma un paesaggio (山水) vero e proprio, nel quale la pietra è l’elemento dominante. Negli 山水盆景 (shānshuǐ pénjǐng) è possibile riconoscere alberi, terreni, pareti rocciose e corsi d’acqua.
L’obiettivo del penjing è quello di riprodurre la realtà, in miniatura, il più fedelmente possibile. Per questo motivo il suo alto valore artistico ed estetico dipende da più fattori:
- scelta della pietra: le circa 30 pietre comuni di cui ci si può servire possono essere distinte in due categorie principali, dure o spugnose. Ovviamente occorre dotarsi di quella più adatta per il lavoro che si andrà a realizzare;
- lavorazione: questa fase rassomiglia più a un’operazione scultorea che di giardinaggio. Si utilizzano infatti strumenti quali martelli, seghetti, coltelli e scalpelli per modellare le pietre. Vengono inoltre adoperati setacci, spazzole e palette per intervenire su cemento, sabbia e pigmenti vari.
- metodo: il quale si riferisce alle tecniche di taglio, intaglio, incollaggio e rivestimento della pietra.
La tecnica di coltivazione del bonsai, quindi, non è di certo un’invenzione giapponese. Certo, questi ultimi hanno affinato la tecnica adottando uno stile proprio, ma è solo grazie ai penjing cinesi che il mondo, Giappone compreso, ha potuto apprezzare la bellezza e l’armonia degli alberelli e dei paesaggi in miniatura. Detto questo non mi rimane che salutarvi. Alla prossima!
Classe 1986. All’università ho scoperto la lingua cinese ed è stato amore a prima vista, tanto che da allora ho continuato a studiarla da autodidatta.
Nel blog, oltre a parlarvi della cultura cinese, cercherò di rendervi più familiare una delle lingue più incomprensibili per antonomasia.
Potete contattarmi scrivendo a: m.bruno@inchiostrovirtuale.it