Undicesimo appuntamento con la rubrica “Bellezza e cosmesi nella storia” dedicato agli anni ’30. Dall’ottimismo alla Grande depressione, un nuovo concetto di bellezza.
La bellezza negli anni ’30
Dopo l’iniziale spensieratezza degli anni ’20, la situazione politica degli stati più forti del mondo cambiò radicalmente in seguito ad alcuni eventi.
Innanzitutto, la salita al potere di Hitler in Germania nel 1933, che avrebbe avuto conseguenze terribili e catastrofiche in tutto il mondo, e poco prima, nel 1929, il crollo della borsa di Wall Street, che accentuò ancora di più il divario già esistente tra la popolazioni ricche e quelle povere.
Le conseguenze economiche a livello mondiale furono tali che quel periodo storico prese il nome di Grande depressione, e tutte queste premesse posero le basi per l’inizio della Seconda guerra mondiale.
L’ideale di bellezza “tradizionale”
Le donne tornarono a una vita più casalinga in seguito al Primo conflitto mondiale, nonostante il mondo della cosmesi avesse preso già piede nelle loro vite proprio durante quel periodo; infatti, per molte, era impensabile rinunciare a una beauty routine completa e a un aspetto curato quando si usciva di casa.
Se negli anni ’20 avevamo visto trionfare le flappers con la loro vivacità androgina, negli anni ’30 ebbe la meglio l’immagine di una donna dalla femminilità più tradizionale. Gli esempi glamour, anche in questi anni, non mancavano di certo: pensiamo solo a Myrna Loy, Greta Garbo, Mae West, Jean Harlow, Constance Bennet, Carole Lombard e Marlene Dietrich.
Il make up anni ’30
Il make-up assunse sempre maggiore importanza, grazie anche ai progressi dell’industria cosmetica.
Elizabeth Arden introdusse in quegli anni una nuova linea di prodotti, la Box Colour Harmony, che abbinava tonalità di ombretti e blush a seconda delle caratteristiche di ogni donna, introducendo un modo innovativo di intendere la bellezza.
Per rendere il pallore tanto in voga tra le dive, interrotto solo da un filo di rouge sulle guance, Max Factor ideò il Pan-Cake, un fondotinta solubile in acqua che solo in un secondo momento venne introdotto nel mercato (1937).
Le sopracciglia erano sempre più sottili, di un tono più scure dei capelli, e venivano mantenute in ordine con vaselina o sapone.
Gli ombretti più in voga erano quelli dalle tonalità chiare e naturali e sfumature morbide: spesso veniva utilizzato solo un velo di cipria sulle palpebre; non si rinunciava ad eye-liner e mascara, applicato anche nella rima inferiore. Quest’ultimo, nel 1939, uscì nella sua versione waterproof grazie all’intuizione di Helena Rubinstein.
Le labbra, non più a cuore, tornarono alla loro forma naturale e si enfatizzavano con rossetti scuri o con vaselina per renderle più turgide e voluminose: è proprio in questi anni che Max Factor crea il lipgloss.
La nascita del make-up artist
In questi anni si moltiplicano le riviste specializzate, su cui le donne potevano trovare immagini e consigli su come adattare il make up al proprio viso, grazie anche agli studi fatti da Max Factor sull’armocromia e sulle correzioni volumetriche del viso.
Nasce dunque una nuova professione, il make-up artist, e il trucco supera il concetto di “maschera”: non è più qualcosa che serve a nascondere, ma ad enfatizzare i lineamenti e la bellezza individuale.
I capelli si portavano nuovamente lunghi e acconciati nelle famose finger waves e in boccoli naturali, rigorosamente con riga laterale. Il colore in voga era il biondo platino, reso di tendenza dall’attrice sex symbol Jean Harlow.
Cambio di rotta sull’abbigliamento
Gli Anni ’30 segnano una decisa inversione di rotta in materia di moda e abbigliamento femminile. Abbandonati i fasti degli anni ruggenti, dopo la Grande Depressione del ’29 e sotto l’influsso della crisi economica, le donne tornarono a vestirsi in modo più sobrio, privilegiando forme più femminili e meno androgine.
Gli abiti si fanno più morbidi e fascianti, le gonne si allungano sotto il ginocchio per il giorno e fino alla caviglia la sera. Rimane però di tendenza la grande rivoluzione degli anni passati: completamente sdoganato, il pantalone diventa un capo elegante, tanto che viene indossato con disinvoltura anche da grandi star del tempo come Marlene Dietrich.
La vera rivoluzione degli Anni ’30, tuttavia, sono i tessuti: la crisi economica, infatti, costringe e risparmiare sui filati e l’industria dell’abbigliamento introduce le fibre sintetiche: il nylon (e non la seta) diventa il materiale più utilizzato per la fabbricazione di calze e collant, vera e propria invenzione dell’epoca.
Consigli di lettura
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Mi chiamo Alessandra Leo, sono laureata in Scienze della Comunicazione e pubblicista.
Adoro il mondo beauty, in particolare il make-up e la skincare, ma un’altra mia passione è l’esoterismo e tutto ciò che riguarda streghe e magia.