Come si usa il Ginkgo biloba in Cina? Quali sono le sue proprietà secondo la medicina tradizionale cinese? Scopriamolo in questo articolo!
Il Ginkgo biloba – o più semplicemente ginkgo – è un albero originario della Cina molto antico, tanto che la sua comparsa risale addirittura al permiano, l’ultima era geologica del paleozoico. Il ritrovamento di fossili della pianta, infatti, ha confermato la forte somiglianza con la specie odierna.
In estremo oriente il ginkgo è molto importante, basti pensare che questo è l’albero simbolo delle città di Tokyo e Seoul – capitali di Giappone e Corea del Sud – oltre che l’albero nazionale cinese.
Ma perché il Ginkgo biloba si chiama così? Come mai è così importante in Cina? Le sue foglie dai benefici riconosciuti hanno un ruolo anche nella Medicina tradizionale cinese? Non ci resta che scoprirlo.
Ginkgo biloba in Cina
Il nome
Iniziamo con lo sciogliere il dubbio linguistico: considerando il Paese di origine, il nome “Ginkgo biloba”, magari con una vecchia traslitterazione data l’impossibilità di riprodurne la denominazione con le regole del pinyin, è anch’esso cinese? La risposta è certamente negativa, ma andiamo con ordine.
Nell’antica Cina l’albero era conosciuto con il nome di 银果 (yínguǒ, “frutto d’argento”). Successivamente, prendendoli in prestito rispettivamente dal vietnamita e dal coreano, assunse anche i nomi di 白果 (báiguǒ, “frutto bianco”) e 银杏 (yínxìng, “albicocca d’argento”), denominazioni tuttora in uso.
Il primo studioso occidentale che descrisse la pianta, però, non si trovava in Cina. Il botanico tedesco Engelbert Kaempfer, infatti, scoprì l’albero in Giappone nel 1690 e lo registrò nel 1712 con il nome “ginkgo” che conosciamo oggi.
Tuttavia la sua denominazione non è del tutto corretta: sebbene la traslitterazione giapponese di 銀杏 – scrittura tradizionale di 银杏 – fosse ぎんなん (ginnan), per il secondo kanji (杏) il botanico indicò come valida anche la pronuncia “kyo”. Questa, presumibilmente per un errore di pronuncia, divenne però “kgo” per cui “ginkyo” divenne proprio “ginkgo”.
I ricercatori che in seguito si cimentarono con lo studio della pianta non modificarono la grafia scorretta, motivo per cui l’albero assunse definitivamente quel nome così strano fino ai giorni nostri.
Il termine “biloba”, invece, fa riferimento all’unica specie sopravvissuta del ginkgo. Il suo nome, a noi sicuramente più familiare, deriva dal latino e fa riferimento alla forma delle foglie caratterizzate, appunto, da due lobi.
Il ginkgo nella Medicina tradizionale cinese
Il ginkgo biloba occupa una posizione importante nella Medicina tradizionale cinese, poiché, secondo tali principi, garantisce numerosi benefici al corpo umano.
Sia le foglie che i semi della pianta, inoltre, sono di natura neutra; ciò significa che il loro consumo non altera l’equilibrio delle due forze opposte e complementari yin (阴) e yang (阳).
Le foglie della pianta (银杏叶, yínxìng yè) intervengono sul qi (气, l’energia interna del corpo umano) dei polmoni apportando i seguenti benefici:
- calma la tosse;
- attenua la dispnea;
- attiva la circolazione sanguigna;
- elimina la stasi venosa;
- allevia i dolori.
A seconda del tipo di tosse o di dispnea può essere combinato con altre erbe tra cui: herba ephedrae (麻黄, máhuáng), scutellaria baicalensis (黄芩 huángqín) e radix ophiopogonis (麦冬, màidōng).
I semi del ginkgo (白果), invece, vengono utilizzati per trattare i sintomi relativi a secrezioni anomale (come diarrea o secrezioni vaginali) o al dislocamento degli organi (come prolasso dell’utero o del retto).
In base al tipo e alla natura delle perdite può essere integrato con altre erbe e frutti tra cui: rhizoma dioscoreae (山药, shānyao), cortex phellodendri (黄柏, huángbò) e fructus corni (山茱萸).
Il ginkgo in cucina
I semi di ginkgo non vengono utilizzati solo come rimedi nella Medicina tradizionale cinese, ma sono considerati un cibo vero e proprio da gustare in numerose ricette. Con esso si possono preparare zuppe e stufati e può essere abbinato con carni o verdure.
Un piatto che combina gusti e sapori è il ginkgo saltato in padella con funghi e igname (tubero conosciuto anche come yam). Per questa ricetta occorrono:
- semi di ginkgo;
- funghi neri (黑木耳);
- igname grosso (粗山药);
- fettine di carne;
- carote;
- aglio tritato;
- pepe macinato;
- funghi matsutake (松茸);
- sale;
- amido;
- vino per cucinare.
Per prima cosa si immergono i funghi in una pentola e si fanno bollire i semi di ginkgo per mezz’ora; l’igname e le carote, invece, dovranno essere sbucciate e tagliate a piccoli rombi e lasciate sbollentare, aggiungendo eventualmente dell’aceto per rendere lo yam più croccante.
Nel frattempo si fa marinare la carne mescolandola bene per 10 minuti con il sale, il pepe, il vino e l’amido, lasciando uno strato sottile in superficie.
A questo punto si scalda l’olio in una padella a circa 180°C e si farà soffriggere la carne finché la parte superiore non sarà leggermente bruciacchiata. Ora si possono aggiungere e far soffriggere anche i funghi neri, le carote, l’igname e il ginkgo. A proprio piacimento possono essere aggiunti del sale, dello zucchero e i funghi matsutake.
Per concludere non resta che versare un po’ d’acqua, aggiungere l’aglio tritato e far rosolare il tutto in maniera uniforme.
Il ginkgo biloba, quindi, è molto importante in Cina perché rappresenta un ottimo rimedio per la Medicina tradizionale cinese e un gustoso ingrediente da inserire in tanti piatti. Detto questo non mi resta che salutarvi: alla prossima!
Classe 1986. All’università ho scoperto la lingua cinese ed è stato amore a prima vista, tanto che da allora ho continuato a studiarla da autodidatta.
Nel blog, oltre a parlarvi della cultura cinese, cercherò di rendervi più familiare una delle lingue più incomprensibili per antonomasia.
Potete contattarmi scrivendo a: m.bruno@inchiostrovirtuale.it