Ancora irrisolto il giallo della tennista Peng Shuai, scomparsa lo scorso 2 novembre dopo aver pubblicamente accusato via social l’ex vicepremier cinese, Zhang Gaoli, di violenza sessuale.
Il caso Peng Shuai
Lo scorso 2 novembre, Peng Shuai, tennista 35enne, in un lungo e angosciante post su Weibo (la versione cinese di twitter) ha raccontato di una controversa relazione consenziente durata anni con il (oggi) 75enne Zhang Gaoli, importante esponente politico, ex vicepresidente del governo Xi e membro del comitato permanente del Partito comunista, e di un rapporto non consenziente che si sarebbe consumato anni prima.
Il post è stato prontamente oscurato dai social, come da manuale della censura cinese, nonostante ormai avesse fatto il giro del mondo, e Peng Shuai è stata avvolta dalla coltre di nebbia della macchina repressiva.
Nella maggior parte dei casi, le vittime della censura cinese spariscono misteriosamente senza lasciare tracce e ricompaiono dopo qualche mese, come accaduto al fondatore di Alibaba, Jack Ma.
Tuttavia, nessuno aveva considerato la risonanza mediatica che le parole della tennista avevano avuto, in un momento storico e culturale molto sensibile alle denunce delle donne vittime di violenza e abusi sessuali nel mondo dello sport e dello spettacolo.
I numerosi tentativi di contattare l’ex numero uno di doppio da parte di amici, colleghi e anche dalla stampa, sono risultati vani e per questo è diventato virale l’hashtag #WhereIsPengShuai.
La lettera al Presidente WTA
Proprio a causa della mobilitazione social in favore della trentacinquenne, dopo qualche giorno è stata pubblicata dalla televisione statale di Pechino una e-mail, la cui natura è apparsa subito poco chiara, apparentemente inviata da Peng Shuai al Presidente e CEO della WTA (Women’s Tennis Association) in cui la stessa avrebbe screditato le notizie della sua scomparsa e rinnegato il contenuto del post-denuncia.
L’effetto della pubblicazione della mail ha sortito l’effetto contrario rispetto a quanto sperato dal governo di Pechino.
Infatti, il mondo dello sport, capeggiato dai nomi più blasonati del tennis mondiale, seguito dai maggiori quotidiani sportivi e dall’Associazione mondiale del tennis femminile, ha alzato un grido unanime di solidarietà e puntato i riflettori sulla Cina, affinché fornisse prove tangibili e certe in merito all’incolumità di Peng Shuai.
Per tale ragione, la macchina della censura ha provveduto alla pubblicazione di alcune foto sul profilo WeChat personale della tennista – chiaramente realizzate ad hoc – che la ritraevano a casa sua, a Pechino, e un video della stessa a cena in un ristorante. Successivamente Peng Shuai ha anche presenziato alla Fila Kids Junior Tennis Challenger Finals, firmando autografi ai piccoli fan.
Nulla di tutto questo, ovviamente, garantisce che Peng Shuai sia libera e al sicuro, non soggetta a coercizioni.
La video-chiamata a Thomas Bach
Al fine di rassicurare sulle reali condizioni della tennista, lo scorso 21 novembre il Presidente del Comitato olimpico internazionale, Thomas Bach, ha effettuato una video-chiamata con Peng Shuai, di cui però è stato mostrato solamente un singolo fotogramma, in cui apparentemente l’ex numero uno di doppio avrebbe confermato di essere libera e al sicuro e avrebbe chiesto il rispetto della sua privacy.
Messo alle strette dalle numerose prese di posizione nel mondo dello sport e dalle critiche di connivenza con la propaganda cinese, il Comitato Olimpico Internazionale ha pubblicato una nota ufficiale da parte del Presidente Bach:
Condividiamo la stessa preoccupazione di molte altre persone e organizzazioni per il benessere e la sicurezza di Peng Shuai. Per questo, proprio ieri, un team del CIO ha tenuto un’altra videochiamata con lei.
Le abbiamo offerto un ampio supporto, resteremo in contatto con lei e abbiamo già concordato un incontro di persona a gennaio. Ci sono diversi modi per ottenere il suo benessere e la sua sicurezza.
Abbiamo adottato un approccio molto umano e centrato sulla persona. Il CIO sta affrontando queste preoccupazioni direttamente con le organizzazioni sportive cinesi.
Utilizziamo la “diplomazia silenziosa” che, date le circostanze e in base all’esperienza dei governi e di altre organizzazioni, è indicata come il modo più promettente per procedere efficacemente in tali questioni umanitarie.
Nel 2022 niente tornei della WTA in Cina
La WTA, non avendo la certezza che la giocatrice cinese Peng Shuai sia libera e al sicuro, ha deciso di cancellare dal calendario del 2022 tutti i tornei che sono in programma in Cina.
Così Steve Simon, CEO della Women’s Tennis Association, in un comunicato:
Quando il 2 novembre 2021 Peng Shuai ha reso pubblica un’accusa di violenza sessuale contro un alto funzionario del governo cinese, la Women’s Tennis Association ha chiesto che il suo messaggio dovesse essere ascoltato e preso sul serio. Le giocatrici della WTA, per non parlare delle donne di tutto il mondo, non meritano niente di meno.
Da quel momento in poi, Peng Shuai ha dimostrato l’importanza di parlare, in particolare quando si tratta di aggressioni sessuali, e specialmente quando sono coinvolte persone potenti.
Ai funzionari cinesi è stata offerta l’opportunità di porre fine a questa censura, dimostrare in modo verificabile che Peng sia libera e in grado di parlare senza interferenze o intimidazioni e indagare sull’accusa di violenza sessuale in modo completo, equo e trasparente.
Anche se ora sappiamo dove si trova Peng, ho seri dubbi che sia libera, al sicuro e non soggetta a censura, coercizione e intimidazione. La WTA è stata chiara su ciò che è necessario e ribadiamo la nostra richiesta di un’indagine completa e trasparente, senza censura, sull’accusa di violenza sessuale di Peng Shuai. Niente di tutto questo è accettabile né può diventare accettabile.
Se le persone potenti possono sopprimere le voci delle donne e nascondere le accuse di aggressione sessuale sotto il tappeto, allora la base su cui è stata fondata la WTA – l’uguaglianza per le donne – subirebbe un’immensa battuta d’arresto. Non voglio e non posso permettere che ciò accada alla WTA e ai suoi giocatori.
La reazione della Cina
Non si è fatta attendere la reazione della Cina, che per il tramite del portavoce del ministero degli Esteri, Wang Wenbin, si oppone con forza alla “politicizzazione dello sport”.
Anche i media di Pechino attaccano la Women’s Tennis Association:
La WTA sta costringendo Peng Shuai a sostenere l’attacco dell’Occidente al sistema cinese, privando la libertà di espressione di Peng Shuai e chiedendo che la descrizione della sua situazione attuale soddisfi le loro aspettative – Hu Xijin, direttore del Global Times.
Dal canto suo la China Tennis Association ha espresso “forte indignazione” e condannato la “mossa unilaterale” della WTA di sospendere i tornei in Cina, presa sulla base di “informazioni false“, che “danneggia gravemente le opportunità delle tenniste di competere e gli interessi di tutto il tennis” e, per questo, fa sapere che, insieme agli investitori, “proteggerà i loro legittimi diritti e interessi in base agli accordi e alle leggi” e “tutte le conseguenze saranno a carica della WTA”.
Avvocato e redattrice, nonché co-fondatrice di Inchiostro Virtuale.
Potete contattarmi inviando una mail a v.taddei@inchiostrovirtuale.it