Indoor Skydiving

L’indoor skydiving è un sport basato sull’apporto tecnologico della galleria del vento verticale, scopriamone di più

La seduzione che da sempre il volo ha esercitato sul genere umano è stata diversamente espressa a seconda delle culture e delle epoche. Se nell’antichità Icaro è stato il modello imprescindibile di chi brama il cielo, nella cultura pop Superman inizialmente viene esaltato non tanto perché ferma treni con una mano o corre a velocità non quantificabili, bensì perché è in grado di volare.

La considerazione che l’uomo ha del volo è così alta che diventa il potere per eccellenza di qualsiasi eroe. Ovviamente un tale sogno non è stato appagato dalla semplice fantasia di racconti mitologici e moderni, ma per soddisfarne il desiderio si è invocato l’aiuto della scienza. Il percorso che le ha permesso di rendere accessibile all’essere umano l’esperienza del volo ha avuto diverse diramazioni: partendo da Leonardo da Vinci e passando per i fratelli Wright, l’uomo, che dapprima ha solamente cercato di padroneggiare l’arte del volo, nel corso dei decenni ha cercato di rendere quest’esperienza sempre più intensa. A un certo punto non è sembrato più sufficiente alzarsi dal suolo, ma è stato come se si volesse sentire addosso l’aria che ci sostiene incertamente: basti pensare a paracaduti e deltaplani.

In quest’ottica sta prendendo sempre più piede una declinazione sportiva di questo desiderio: quello dell’indoor skydiving, letteralmente “paracadutismo al coperto”, tradotto anche come “volo indoor” (più spesso non tradotto affatto). Grande protagonista di questo sport di ultima generazione è la galleria del vento verticale, dentro la quale gli atleti (cd. “flyers”) entrano per compiere determinate evoluzioni (figure), grazie alla padronanza del proprio corpo e delle correnti generate dalla macchina (regolabili sul momento dall’esterno). Le categorie sono diverse, ma prima di analizzarle è interessante parlare della storia di questi enormi cilindri, protagonisti indiscussi dell’indoor skydiving.

La galleria del vento verticale nasce dall’esigenza di effettuare test su apparecchiature necessarie al volo. Già sul finire dell’Ottocento venivano effettuati esperimenti in gallerie orizzontali, ma alcuni strumenti come il paracadute necessitavano di essere testati in un cilindro verticale per ovvi motivi. In Virginia nel 1940 presso il Langley Research Center (il più antico centro della NASA, votato soprattutto ad esperimenti aereodinamici), viene realizzato il primo tunnel verticale della storia. La velocità del vento generato riusciva a raggiungere poco più di 90km/h, esattamente la metà dei 180km/h necessari per riuscire a sollevare una persona da terra.

Bisogna aspettare il 1964 e spostarsi qualche chilometro più a nord-ovest, presso la Wright-Patterson Air Force Base in Ohio, per vedere un uomo volare all’interno di una galleria verticale. Il soggetto in questione è Jack Tiffany, che fa parte del progetto Apollo; in particolare, si occupa dell’apertura simultanea di più paracaduti (i tre paracaduti che si aprono per rallentare l’atterraggio di una navetta spaziale, per intenderci).

Il lavoro è frenetico, così tanto che Jack non riesce ad aspettare il giorno successivo alla fine degli ultimi aggiustamenti per effettuare il test definitivo, ma decide di eseguirlo quella notte stessa, intorno alle 2.00. Il risultato, come anticipato, rese Jack il primo uomo a volare in un Vertical Wind Tunnel (VWT).

Fino a questo momento le potenzialità “ludiche” delle gallerie verticali non erano state minimamente esplorate. Il primo a percepire un potenziale uso per intrattenimento in quei singolari cilindri è l’inventore canadese Jean Saint-Germain. In Italia non sono facilmente rinvenibili notizie di questo singolare personaggio. La sua fama è legata soprattutto ad un’intuizione geniale avuta all’età di appena 16 anni (nel 1953): vedendo la sorella che nutriva il proprio figlio con il biberon, realizzò che il bimbo ingeriva, insieme al proprio latte, parecchia aria, causa di immediati fastidi per l’intestino del piccolo.

Il giovane Jean iniziò a cercare un modo per evitare quell’inconveniente: in un primo momento tentò di ovviare al problema applicando un palloncino nella parte interna del biberon, ma senza successo. Poi il colpo di genio: sostituisce il palloncino con un preservativo ed il risultato è quello sperato. Il brevetto di quell’invenzione implicitamente così ironica – un preservativo che in qualche modo aiuta la crescita di un bebè! – sarà acquistato dalla Playtex, che farà le fortune proprie e di Saint-Germain. Resa l’idea della particolare mente dell’inventore canadese, possiamo tornare al volo indoor.

Anche in questo caso i bambini sono al centro dello sviluppo del lavoro di Saint-Germain: da bravo genitore, infatti, Jean voleva che i figli potessero giocare sperimentando un’esperienza di volo. Probabilmente qualunque genitore avrebbe pensato di costruire nella migliore delle ipotesi un’altalena, macchina generatrice di brividi sufficienti per un bimbo. Saint-Germain, come già evidenziato, non è una mente come le altre e così decide di costruire il suo “Aerodium”, la sua personalissima galleria del vento verticale.

La “giostra” ha un enorme successo e l’inventore ne è consapevole. Ben presto mette a disposizione del pubblico l’Aerodium: quattro dollari per un giro di un minuto, tre per noleggiare l’attrezzatura necessaria. Quell’enorme balocco attira l’attenzione di due imprenditori, Les Thompson e Marvin Kratter, che entrano in competizione per realizzare un proprio tunnel grazie all’acquisizione dell’idea di Saint-Germain. Alla fine sarà Kratter ad acquisire i diritti del franchising dell’Aerodium, che verrà brevettato sotto il nome di Levitationarium.

Aerodium Saint-Germain
Jean Saint-Germain davanti il suo Aerodium. Che fosse un tipo particolare lo si può intuire.

La tecnologia dell’inventore canadese continuerà ad essere sviluppata anche negli anni a venire, ma bisogna aspettare il 2006 per ottenere la meritata visibilità. Forse qualche lettore ricorderà il momento al quale si fa riferimento: l’invenzione di Jean Saint-Germain, infatti, viene utilizzata per realizzare una bellissima coreografia durante la cerimonia di chiusura delle Olimpiadi Invernali di Torino.

La popolarità dei VWT aumenta esponenzialmente. La diffusione è così forte e le potenzialità della macchina sono così alte che quello che era nato come un gioco inizia la sua rapida evoluzione in un nuovo sport a tutti gli effetti. Il momento che ha consacrato questo passaggio è facilmente individuabile nel 2014, anno in cui hanno avuto luogo i primi Wind Games, una sorta di mondiali dell’indoor skydiving. L’appuntamento ha ormai cadenza annuale in Empuriabrava, località marina della Catalogna.

Il volo indoor ha una varietà di competizioni che probabilmente non è stata ancora del tutto esplorata. Attualmente le categorie nelle quali si può competere sono:

  1. Formation Skydiving (FS), nella quale una squadra di 4 persone deve realizzare il maggior numero di figure prestabilite nel tempo concesso nei 10 round a disposizione;
  2. Vertical Formation Skydiving (VFS), nella quale una squadra di 4 persone deve realizzare il maggior numero di figure sorteggiate prima di ogni round;
  3. Speed, una variante del FS, che può essere svolta singolarmente o in squadre di quattro persone;
  4. Dynamic, nella quale dei giudici valutano il ritmo e la velocità di esecuzione delle squadre in gara (generalmente composte da due persone, talvolta da quattro);
  5. Freestyle, ossia una vera e propria danza aerea valutata da dei giudici che sceglieranno la migliore coreografia effettuata (singolarmente o in coppia).

Le regole, vista la giovane età dell’indoor skydiving, sono in continuo mutamento. L’evoluzione dello sport andrà probabilmente di pari passo con quella della relativa tecnologia, che in futuro potrebbe prevedere arricchimenti ulteriori delle discipline aeree. Sognando un po’ – un po’ tanto, probabilmente – si potrebbe immaginare un enorme galleria verticale all’interno della quale praticare qualche sport molto simile al Quidditch (per i meno nerd: lo sport con scope volanti praticato da Harry Potter). Qualcun’altro, invece, vede un futuro (neanche troppo lontano) da disciplina olimpica. Di certo la deflagrazione dell’indoor skydiving non si fermerà proprio ora.

Vi lasciamo con il link dove trovate le (ancora poche) gallerie verticali italiane e qualche altro video.

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Scritto da:

Lorenzo Picardi

Avvocato e pubblicista, non giudicatemi male. Per deformazione professionale seguo qualunque fatto d'attualità. Non sono malato di sport, mi limito a scandire i periodi dell'anno in base agli eventi sportivi. Ogni tanto provo a fare il nerd, con risultati alterni.
Potete contattarmi scrivendo una mail: l.picardi@inchiostrovirtuale.it