Dopo aver intrapreso un viaggio nella storia della Serenissima, scopriamo cosa visitare a Venezia. Le tante meraviglie di questa città rendono quasi impossibile fare l’elenco di tutto ciò che vale la pena vedere, pertanto inizieremo da un giro nei Sestieri, i “quartieri” della città.
Cosa sono i Sestieri?
La suddivisione cittadina in sestieri risale alle origini di Venezia. Sin dai tempi più antichi tale suddivisione si rifletteva anche nella composizione di alcune magistrature, come quella dei sei consiglieri ducali eletti nel Minor Consiglio (uno per ciascun sestiere). La sorveglianza su queste zone era deputata a particolari funzionari, i capisestiere, incaricati di riferire al governo sull’identità dei cittadini residenti.
Curiosità
I sei sestieri sono simbolicamente rappresentati dai sei denti anteriori del ferro da gondola, la tipica decorazione anteriore di queste imbarcazioni. Insieme al dente posteriore rappresentativo dell’isola della Giudecca, alla forma a S ricalcante il percorso del Canal Grande, al piccolo arco sopra l’ultima sbarra, che ricorda il Ponte di Rialto, e all’ampia voluta superiore indicante sia il Bacino San Marco che il Corno Ducale (copricapo del doge), creano una rappresentazione stilizzata della città.
I nomi tradizionali dei sestieri sono:
- Cannaregio, così denominato perché sviluppatosi in una zona paludosa ove erano frequenti i canneti;
- Castello, ha preso il nome da un fortilizio ormai scomparso attorno a cui si è sviluppata l’area;
- Dorsoduro, probabilmente il suo nome richiama le compatte dune di sabbia di questa zona;
- Santa Croce, prende il nome dalla demolita chiesa di Santa Croce e comprende anche piazzale Roma, il Tronchetto e la Stazione Marittima.
- San Marco, prende il nome dalla omonima basilica;
- San Polo, prende il nome dalla chiesa di San Polo ed è al centro di Venezia.
Cannaregio
Nel corso del XIX secolo, sotto dominazione asburgica, si realizzò il primo collegamento terrestre tra Venezia e la terraferma, con la costruzione della stazione di Santa Lucia come punto d’arrivo del ponte ferroviario tra Mestre e Venezia. In conseguenza di questo, nel 1858 venne eretto il terzo ponte sul Canal Grande, il Ponte degli Scalzi.
Il Ghetto
Il primo – e quindi il più antico – Ghetto del mondo si trova proprio nel sestiere di Cannaregio, dove gli ebrei erano obbligati a risiedere durante il periodo della Repubblica Veneta. È ancora oggi il fulcro della comunità ebraica di Venezia, sede di sinagoghe, di palazzi tipici e pasticcerie con prelibati dolci ebraici.
Individuare una sinagoga per chi visita il Ghetto per la prima volta può diventare una bella caccia al tesoro, ma vi posso dare alcuni indizi: si trovano sempre all’ultimo piano degli edifici, hanno cinque grandi finestre allineate (cinque come il numero dei libri della Torah) e talvolta presentano scritte in ebraico sui muri.
Nel ghetto c’è anche un interessante Museo ebraico, che organizza visite guidate alle sinagoghe.
Castello
Unico dei sestieri veneziani a non affacciarsi sul Canal Grande, è il più orientale dei sei, collegato a San Marco dal ponte della Paglia e a quello di Cannaregio tramite il ponte dei Santi Giovanni e Paolo.
L’Arsenale
L’Arsenale di Venezia rivestiva un’importanza letteralmente vitale per la Serenissima, quale centro strategico della sua potenza e importantissima fabbrica di navi. Questo enorme complesso, di cui una parte fu progettata e realizzata dal Sansovino, occupa una porzione significativa del sestiere ed è ora di proprietà della Marina Militare.
Grazie alla propria organizzazione, l’arsenale di Venezia ha anticipato di alcuni secoli il concetto moderno di fabbrica, intesa come complesso produttivo in cui maestranze specializzate eseguono in successione le singole operazioni di assemblaggio di un manufatto, lungo una catena di montaggio e utilizzando componenti standard. Da qui sono uscite le imponenti navi che hanno a lungo contrastato gli Ottomani nel mar Egeo e conquistato rotte in tutto il Mediterraneo e nel nord Europa.
Questo complesso costituisce l’unico esempio di cantiere navale e fabbrica d’armi che ha sempre mantenuto la stessa natura e la stessa funzione, per sette secoli, anche dopo il declino della Repubblica di Venezia.
Alcuni ampi locali dell’arsenale (Corderie, Artiglierie, Gaggiandre, Tese Cinquecentesche, Tese delle Vergini) sono stati devoluti dal 1999 alla Biennale di Venezia per le sue esposizioni d’arte contemporanea; rimangono inoltre alcune attività di piccola cantieristica e altre attività minori.
Curiosità
Il termine “arsenale” deriva dall’arabo “daras-sina’ah“, ovvero “casa d’industria” o “casa del mestiere”. Il termine, noto ai veneziani tramite i loro frequenti contatti commerciali con l’Oriente, passò al veneziano darzanà, poi trasformato nella forma arzanà, termine citato anche nell’Inferno dantesco. Da arzanàl si passò ad arsenàl per arrivare alla forma finale di arsenale. La forma veneziana darzanà, e successivamente dàrsena, indica tutt’oggi gli specchi d’acqua interni dell’arsenale, da cui deriva il significato odierno del termine darsena.
Dorsoduro
Collegato al sestiere di San Marco tramite il ponte dell’Accademia, è il secondo per concentrazione di musei, palazzi e chiese importanti. Cito, fra i tanti: la Galleria dell’Accademia, Palazzo Venier dei Leoni (sede della Collezione Peggy Guggenheim), Ca’ Rezzonico, Ca’ Dario e Ca’ Foscari.
Punta della Dogana
Questa zona della città, nel sestiere Dorsoduro, si affaccia da un lato sul Canal Grande e dall’altro sul Canale della Giudecca e ospita due importanti complessi architettonici: la Basilica di Santa Maria della Salute e il complesso della Dogana da Mar.
La zona è ricca di piccole gallerie d’arte e negozi di artigianato artistico, in un’atmosfera molto bohémienne, con pittori che dipingono ai lati delle calli e musicisti che intrattengono i passanti.
– Dogana da Mar
L’edificio seicentesco, opera del Benoni, è a pianta triangolare, costituito da 8 campate sviluppate su due piani ed è coronato da una torre sovrastata dalla Palla d’Oro, sfera in bronzo dorato sostenuta da due atlanti, a raffigurare il mondo su cui poggia la statua Occasio. Tale statua rappresenta la Fortuna, opera dello scultore Bernardo Falconi, è rotante, ad indicare la direzione del vento e, simbolicamente, la mutevolezza della fortuna stessa.
Ai tempi della Repubblica di Venezia il complesso, per la sua posizione centrale tra il Bacino di San Marco, l’imbocco del Canal Grande e del Canale della Giudecca, veniva utilizzato come sede doganale per le merci e i beni oggetto del commercio navale.
– Basilica di Santa Maria della Salute
Progettata da Baldassare Longhena, con attenzione ai modelli del Palladio, è una delle migliori espressioni dell’architettura barocca veneziana. Per fare spazio alla nuova chiesa si scelse di demolire il complesso religioso della Chiesa della Santissima Trinità, con convento e scuola, e fu necessario un gran numero di pali conficcati nel terreno oltre che una vasta bonifica del suolo.
La sua costruzione rappresenta un ex voto alla Madonna da parte dei veneziani per la liberazione dalla peste che, tra il 1630 e il 1631, decimò la popolazione. La peste fu portata da un ambasciatore del duca di Mantova Carlo I Gonzaga Nevers, che venne internato nel Lazzaretto Vecchio, ma gli bastò entrare in contatto con un falegname per infettare la città. Quando la peste finì erano morti 80.000 veneziani e 600.000 persone nel territorio della Serenissima, da Brescia a Trieste. E sì, parliamo della stessa peste dei Promessi Sposi!
Lo schema della Basilica è ortogonale e richiama, attraverso il numero 8 (simbolo della salvezza e della speranza), il concetto di Stella Maris, derivato dalla stella ad otto punte presente nel progetto. Tale appellativo allude a quello di Marialis Stella, conferito dai Carmelitani alla Vergine nel XII secolo. La forma della cupola della basilica richiama infatti simbolicamente la corona della Vergine. Oltre agli otto lati e alle sei cappelle laterali dell’edificio principale, una cupola più bassa separa il coro dall’altare. Sommando gli otto lati della chiesa alla cupola inferiore, al coro e all’altare, si ottiene il numero 11, che simboleggia la forza data dalla fede.
Santa Croce
È il sestiere che, nel corso del XX secolo, più degli altri ha subito l’impatto del collegamento viario tra Venezia e la terraferma, prima con la realizzazione della Stazione Marittima e poi con la creazione dell’area di Piazzale Roma, l’apertura del Rio Novo e la costruzione del parcheggio-isola artificiale del Tronchetto, tutte conseguenze dirette della costruzione del Ponte automobilistico della Libertà nel 1933.
È collegato a Cannaregio tramite il già citato Ponte degli Scalzi e il Ponte della Costituzione. Deve il suo nome alla chiesa di Santa Croce, importante luogo di culto demolito dopo le soppressioni di Napoleone.
Ca’ Pesaro
Il palazzo fu progettato nel seicento dall’architetto Baldassarre Longhena per volontà della ricchissima e nobile famiglia Pesaro. L’edificazione durò dal 1652 al 1710: nel 1682, anno in cui Longhena morì, il palazzo era ancora incompiuto. Il committente, allora, ne affidò il completamento ad Antonio Gaspari, che lo portò poi a termine.
Si affaccia sul Canal Grande ed è considerato uno dei più importanti palazzi veneziani per la sua mole, per la sua qualità decorativa e per la sua imponenza. Le allegorie dei soffitti sono realizzate da Giambattista Pittoni; la facciata principale è in stile barocco, il pianterreno ha una decorazione a bugnato a diamante, mentre i piani “nobili” sono caratterizzati dalla presenza di sette archi a tutto sesto pesantemente decorati, separati da colonne sporgenti.
A partire dal 18 maggio 1902, il Comune di Venezia collocò al primo piano di Ca’ Pesaro la Galleria internazionale d’arte moderna (ora occupa anche il secondo piano), mentre il Museo d’arte Orientale si trova al terzo, anche se da qualche tempo si progetta di trasferirlo altrove.
San Polo
Il più piccolo fra i sestieri, ma è il più ricco di botteghe artigiane e bacari, le piccole osterie tipiche veneziane in cui vengono serviti vini in calice (ónbre o biancheti) e spuntini (cichéti). La zona storicamente più importante è Rialto, il cui famoso ponte conduce al sestiere San Marco.
Rialto, l’antico nucleo di Venezia
La nascita del primitivo insediamento veneziano, chiamato Rivoaltus, è tradizionalmente posta il 25 marzo 421, con la consacrazione della Chiesa di San Giacometto. L’edificio è in realtà di epoca più tarda, ma l’evento venne festeggiato fino alla caduta della Repubblica di Venezia come fondazione della città.
Il Mercato di Rialto, trasferito in questa zona nel 1097, è una delle cose da non perdere a Venezia. Anticamente era diviso per aree: Erbaria, Naranzeria, Beccaria, Casaria, Pescaria, Ruga dei Oresi, Ruga dei Spezieri, rispettivamente sedi dei venditori di ortaggi, frutta, carni, formaggi, pesce, gioielli e preziosi, e, soprattutto, le pregiatissime spezie d’Oriente. Oggi invece si divide in due zone, ai due lati del famoso ponte: da una parte si vende pesce, dall’altra frutta e verdura.
Non dimenticate di cercare la statua del Gobbo di Rialto, che si trova poco prima del ponte. Si tratta di un uomo in pietra che sorregge un leggìo, situata dove un tempo si leggevano le sentenze di morte dei condannati o le taglie sulla testa dei fuggitivi.
Il Ponte di Rialto
Il più antico, e sicuramente il più famoso, dei quattro ponti che oltrepassano il Canal Grande, inizialmente era costituito da un ponte di barche. Un ponte vero e proprio, poggiante su pali in legno, fu costruito da Nicolò Barattiero sotto il dogado di Sebastiano Ziani e di Orio Mastropiero, intorno alla seconda metà del XII secolo, e assunse il nome di “ponte della Moneta” visto che, presso l’estremità orientale, sorgeva l’antica zecca.
La crescente importanza del mercato di Rialto sulla sponda orientale del canale fece aumentare il traffico sul ponte galleggiante. Attorno al 1250 fu sostituito da un ponte di legno strutturale, che però crollò nel 1444.
Nel 1503 venne proposta per la prima volta la costruzione di un ponte in pietra e furono presentati diversi progetti. Su tutti si scelse quello di Antonio Da Ponte, il 9 giugno 1588, perché propose una struttura ad una sola arcata. L’opera fu infine realizzata nel 1591.
E dopo aver passato il Ponte di Rialto io vi aspetto nel sestiere San Marco, terzo e ultimo appuntamento a Venezia.
Alla prossima!
Annalisa A.
Se vi siete persi gli articoli precedenti basta un click:
Le Repubbliche Marinare
Amalfi
Genova
Pisa: Piazza dei Miracoli
Pisa: le Mura e Piazza dei Cavalieri
Venezia: la storia
Giunta qui sicuramente da un mondo parallelo e da un universo temporale alternativo, in questa vita sono una grammar nazi con la sindrome della maestrina, probabilmente nella precedente ero una signorina Rottermeier. Lettrice compulsiva, mi piace mangiare bene, sono appassionata di manga, anime e serie TV e colleziono Lego.
In rete mi identifico col nick Lunedì, perché so essere pesante come il lunedì mattina, ma anche ottimista come il “primo giorno di luce”.
In Inchiostro Virtuale vi porto a spasso, scrivendo, nel mio modo un po’ irriverente, di viaggi, reali o virtuali.
Sono inoltre co-fondatrice, insieme a Jessica e Virginia, nonché responsabile della parte tecnica e grafica del blog.
Mi potete contattare direttamente scrivendo: a.ardesi@inchiostrovirtuale.it