Giugno porta con sé l’inizio dell’estate e, si sa, l’associazione tra estate e Sole è immediata. Ecco perché il topic di questo mese è incentrato sulla “nostra” nana gialla di tipo spettrale G2 V (come da definizione astronomica).
Il Sole
Fin dalle sue origini, l’uomo ha reso il Sole oggetto di attenzioni e, spesso, venerazione. Le prime conoscenze astronomiche dell’uomo preistorico, che riteneva le stelle dei puntini immutabili “incastonati” nella sfera celeste, consistevano essenzialmente nella previsione dei moti del Sole, della Luna e dei pianeti sullo sfondo delle stelle fisse.
L’esempio lampante di questa astronomia primordiale è dato dagli orientamenti dei primi monumenti megalitici, che tenevano conto della posizione del Sole nei vari periodi dell’anno: in particolare i megaliti di Nabta Playa (in Egitto) e Stonehenge (in Inghilterra) erano stati costruiti tenendo conto della posizione dell’astro durante il solstizio d’estate. Molti altri monumenti dell’antichità sono stati costruiti tenendo in considerazione i moti apparenti del Sole: un esempio è il Tempio di Kukulkan (meglio noto come El Castillo) a Chichén Itzá, nel Messico, che è stato progettato per proiettare ombre a forma di serpente durante gli equinozi.
Una delle prime “spiegazioni scientifiche” sul Sole venne fornita dal filosofo greco Anassagora.
Questi lo immaginava come una grande sfera di metallo infiammato più grande del Peloponneso e riteneva impossibile che potesse esser trascinato dal carro del dio Elio. Per aver insegnato questa dottrina, considerata eretica, venne accusato dalle autorità di empietà, imprigionato e condannato a morte (venne però rilasciato per intervento di Pericle).
Eratostene di Cirene, invece, fu il primo a calcolare accuratamente la distanza della Terra dal Sole, nel III secolo a.C.; secondo quanto tramandatoci da Eusebio di Cesarea, egli calcolò la distanza dalla nostra stella fissandola a 149 milioni di chilometri: un risultato che, sorprendentemente, differisce da quello attuale di appena l’1%.
Niccolò Copernico nel XVI secolo riprese e sviluppò la teoria eliocentrica, già postulata nel II secolo a.C. dallo scienziato greco Aristarco di Samo, ma è grazie anche all’opera di importanti scienziati del XVII secolo, come Galileo Galilei, Cartesio e Newton, che il sistema eliocentrico arrivò, infine, a prevalere su quello geocentrico. Galileo fu inoltre il pioniere dell’osservazione solare, grazie al cannocchiale.
Isaac Newton, il padre della legge di gravitazione universale, osservò invece la luce bianca solare attraverso un prisma.
Le stelle nascono, bruciano carburante, muoiono. Il Sole non sarà da meno: l’epilogo del nostro astro, che si trova a circa metà della sua vita, si consumerà a partire da 5,5 miliardi di anni da oggi (sette, se vogliamo essere più ottimisti) e decreterà inevitabilmente anche l’epilogo della Terra, che finirà letteralmente vaporizzata. Non avverrà dall’oggi al domani, ma attraverso una serie di apocalittiche fasi.
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La Redazione
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