Il mito fatto a scultura
Il ratto di Proserpina è probabilmente uno dei miti più affascinanti che vede protagonista la bella dea, rapita e costretta negli Inferi. Si racconta che avvenne per mano di Plutone, signore degli inferi, invaghito di Proserpina, figlia della dea Cerere e di Giove.
Secondo il mito, Proserpina fu rapita mentre raccoglieva i fiori da Plutone, che la portò con sé nel suo regno oscuro. Sua madre, Cerere, la cercò in ogni angolo della terra, per nove giorni e nove notti, invano. Fu il Sole, alla fine, a rivelarle la sorte dell’amata figlia.
Impazzita dal dolore per aver perso la figlia, Cerere, dea del grano e dell’agricoltura, lasciò marcire tutti i frutti della terra, dimenticando i suoi doveri, e a nulla valsero le suppliche e le lusinghe degli altri dèi.
Dunque, Giove ordinò a Plutone di restituire Proserpina alla madre e il signore degli Inferi obbedì, almeno in parte: infatti lasciò andare la giovane, dandole però dei chicchi di melagrana da mangiare, che avrebbero avuto il potere di legarla a lui per sempre, e così fu.
A quel punto, Cerere chiese a Giove di avere indietro la figlia sulla terra, almeno per un periodo dell’anno, ed egli acconsentì. A Proserpina fu concesso di trascorrere sei mesi sulla terra con la madre, la quale per la gioia faceva sì che la terra germogliasse, e sei mesi col suo sposo, negli Inferi.
I sei mesi che Proserpina trascorreva sulla terra rappresentavano la primavera e l’estate; invece i restanti mesi passati negli inferi rappresentavano l’autunno e l’inverno.
Il ratto di Proserpina, di Gian Lorenzo Bernini
Vi starete chiedendo cosa c’entri questo mito con l’arte e, a dire la verità, c’entra parecchio, perché in suo onore, Bernini – uno dei più grandi artisti della storia – scolpì un gruppo scultoreo dal titolo, appunto, Il Ratto di Proserpina, che per magnificenza forse non ha eguali.
La scultura rappresenta Plutone nell’atto di rapire Proserpina la quale tenta di fuggire.
La perfezione di quest’opera è visibile ancor più nei dettagli, impeccabili, che quasi animano le statue. Ad esempio, la mano di Plutone che afferra Proserpina rende bene il concetto espresso poc’anzi: le dita impresse sulla pelle, a crearne dei solchi come se fosse fatta di carne invece che di marmo, sono qualcosa di straordinario, come straordinarie sono la precisione e la tecnica necessarie a creare un simile capolavoro.
Proserpina o Persefone?
È ben noto il ratto di Proserpina, meno quello di Persefone, senza dubbio, eppure parliamo della stessa dea, il cui nome cambia a seconda del culto: Proserpina per i Romani, Persefone per i Greci e questo vale un po’ per tutti gli dèi, sebbene tra i due culti possano esserci delle sottili differenze.
Il Signore degli Inferi
Dunque, se per i Romani fu Plutone a rapire Proserpina, per i greci fu Ade. Ade non era proprio un simpaticone, a meno che non lo identifichiate con quello del film Disney Hercules – quello sì che era uno spasso! Nella remota ipotesi che non lo conosciate, eccovene un assaggio qui.
Non vi sono molte opere di rilievo decicato al dio degli Inferi, il cui culto avveniva in casi particolari e solo nelle ore notturne. Venivano a lui sacrificati tori neri o pecore nere e, chi effettuava il sacrificio, doveva farlo voltando la testa o tenendo gli occhi chiusi, perché secondo il mito chiunque avesse guardato il Signore degli Inferi senza il suo permesso sarebbe morto all’istante.
Un vero signore oscuro, crudele e senza cuore, insomma? A quanto pare no. Nelle rare rappresentazioni, viene mostrato come serio, freddo e burbero, ma mai cattivo, pare infatti non avesse un’indole crudele.
Fratello di Nettuno e Giove, contribuì alla morte del padre, Crono, avvenuta per mano di Giove, che ottenne di dominare sui cieli. Nettuno divenne signore dei mari e a lui rimase come premio il regno degli inferi, un posticino non proprio accogliente, nel quale sembrava stare piuttosto bene; pare infatti che non abbandonasse mai il suo regno se non costretto da eventi eccezionali, come ad esempio il ratto della sua futura sposa.
Il ratto di Proserpina oltre Bernini: Rembrandt e Giordano
Tra gli artisti che hanno reso omaggio a questo mito, troviamo Rembrandt nella cui opera, Il ratto di Proserpina appunto, vediamo la giovane trascinata via dal dio sul suo carro infernale.
Luca Giordano offre invece un scena più nitida, ma decisamente più affollata del rapimento della giovane.
Che dire, al ratto di Proserpina sono state dedicate opere, sonetti e perfino libri e, nell’immaginario, piace pensare che Plutone fosse l’oscuro signore delle tenebre, capace però di amare davvero la sua sposa, che alla fine imparò ad amarlo a sua volta. Un finale quasi lieto per uno dei miti più conosciuti, che ha ispirato una delle opere più belle della storia dell’arte. Alla prossima!
Consigli di lettura
Se l’articolo vi è piaicuto, leggete anche quello sul mito di Persefone: rapimento di una dea o furto della primavera?
Lettrice vorace e scrittrice per diletto. Raramente mi interesso ad un solo argomento, mi piace scoprire nuove cose e mi piace confrontare le mie idee con quelle degli altri, cosa che spero accadrà con i miei articoli.