Chi era la Marchesa di Dai? Per quale motivo è oggi comunemente nota come “mummia cinese”? Scopriamolo in questo articolo!
Le scoperte archeologiche ci aiutano a conoscere la storia riguardo aspetti in precedenza meno noti. Questo è il caso, ad esempio, del ritrovamento della tomba della “mummia cinese”, avvenuta negli anni ’60 del secolo scorso.
Diversamente dal contesto che potrebbe far evocare il termine, la storia non riguarda i faraoni avvolti nelle bende all’interno delle piramidi, bensì una marchesa vissuta nella provincia di Hunan, nel sud della Cina.
Occorre precisare, però, che di scoperte simili nel Paese ce ne sono state altre. Addirittura quella della nobildonna non era nemmeno la sola tomba presente nel sito archeologico. Perché, allora, il ritrovamento del suo corpo è stato così importante? Non ci resta che scoprirlo!
La mummia cinese Xin Zhui
Le prime informazioni che ci occorrono per apprezzare l’entità della scoperta archeologica riguardano la vita della “mummia cinese”: chi era, in quale epoca ha vissuto e come è stata sepolta?
Xin Zhui
La nobildonna si chiamava Xin Zhui (辛追) e visse ai tempi dei primi anni della dinastia Han occidentale. Per orientarci a grandi linee con le date, il periodo di riferimento è quello che si trova a cavallo dell’anno 200 a.C.
A proposito, proprio in riferimento all’omonima dinastia, “Han” è il nome del principale gruppo etnico cinese!
Per lo stesso motivo, “汉语” (lingua degli Han) è uno dei modi per dire “lingua cinese” in cinese!
Studi recenti, però, ipotizzano che, a causa di una lettura errata del sigillo presente nella tomba, il suo nome non fosse 辛追, bensì 避 (bì). Tuttavia, poiché non ci sono ancora certezze in merito, non possiamo che continuare a chiamarla Xin Zhui.
Il marito della donna era Li Cang (利苍), marchese di Dai (轪侯) – motivo per cui Xin Zhui è altresì nota come “marchesa di Dai” – nonché cancelliere (丞相) del regno di Changsha. Per quanto interessa in questo articolo, la sua tomba verrà rinvenuta insieme a quella della moglie.
La nobiltà, dunque, rendeva la vita di Xin Shui piuttosto agiata. Grazie al suo status poteva indossare abiti fatti con tessuti di altissima qualità, disporre di numerosi cosmetici e mangiare le migliori pietanze riservate alle classi più elevate.
Amava anche la musica, tanto che non solo amava circondarsi di musicisti privati per suonare alle proprie feste, ma si dilettava essa stessa con il guqin (古琴), un tradizionale strumento a corda cinese.
La bella vita della nobildonna, però, si accompagnava a una salute precaria. Oltre a problemi alla colonna vertebrale, infatti, soffriva di arteriosclerosi e trombosi coronarica. Nel 168 a.C., a un’età orientativa di 50 anni, Xin Shui morì.
La tomba
Per oltre duemila anni la tomba di Xin Shui rimase celata agli occhi del mondo e, come spesso accade in questi casi, venne rinvenuta in maniera del tutto casuale. Nel 1968, infatti, erano in corso degli scavi nei pressi di Changsha finalizzati alla creazione di un rifugio antiaereo per un ospedale.
Lo stupore per il ritrovamento delle tombe (oltre alla sua, come detto, c’erano quella di Li Cang e, presumibilmente, del figlio) non era nulla in confronto a quello provato qualche anno dopo, con l’inizio degli scavi archeologici nel sito di Mawangdui (马王堆), nell’osservare il corpo dissotterrato della donna.
Nonostante fossero passati più di duemila anni, infatti, l’aspetto di Xin Shui faceva pensare che fosse morta solo da qualche giorno. Diversamente da quello dei familiari, il suo corpo era conservato talmente bene che non solo alcune parti – tra cui i vasi sanguigni e le impronte digitali – erano ancora intatte e riconoscibili, ma fu persino possibile fare un’autopsia.
I reperti
La “mummia” di Xin Shui, però, non è sufficiente per far capire l’inestimabile valore della scoperta. Insieme ai sarcofagi con i tre corpi, infatti, erano presenti numerosissimi oggetti e testi di varia natura in perfette condizioni risalenti all’epoca della dinastia Han, di cui è stato possibile studiarne meglio la storia.
La tomba di Xin Shui era la più ricca delle tre in quanto a reperti, in quanto ne vennero rinvenuti più di un migliaio. Tra questi il capolavoro assoluto è senza dubbio lo stendardo, ancora oggi intatto, posto sopra la bara più interna (la tomba era formata da quattro bare decrescenti chiuse l’una nell’altra).
Lungo 2,05 m e largo tra 47,5 e 92 cm, il dipinto su seta dello stendardo, dall’alto verso il basso, raffigura il cielo, il regno degli uomini e l’oltretomba. Ogni sezione è rappresentata artisticamente da personaggi e figure originarie della mitologia cinese.
La luna è rappresentata da Chang’e, celebrata ancora oggi con la Festa di metà autunno!
La donna comunemente nota come “mummia cinese”, quindi, è Xin Shui, una nobildonna del II secolo a.C. il cui corpo è rimasto conservato in maniera straordinaria fino ai giorni nostri. Detto questo non mi resta che salutarvi: alla prossima!
Classe 1986. All’università ho scoperto la lingua cinese ed è stato amore a prima vista, tanto che da allora ho continuato a studiarla da autodidatta.
Nel blog, oltre a parlarvi della cultura cinese, cercherò di rendervi più familiare una delle lingue più incomprensibili per antonomasia.
Potete contattarmi scrivendo a: m.bruno@inchiostrovirtuale.it