Il mare, la spiaggia, il relax sotto il sole, i bambini che corrono felici verso l’acqua…
Tutti amano l’estate. A parte Steven Spielberg, lui secondo me non la ama per niente. Cattivo Steven, cattivo! Alla soglia dei 30 anni Spielberg tira fuori dal cilindro il suo primo grande cult: Lo squalo.
Uscito nel giugno 1975 nelle sale cinematografiche statunitensi e a dicembre nei cinema italiani (perché noi si sa, siamo meno coraggiosi degli americani), il film si è rivelato da subito un enorme successo. Primo vero blockbuster della storia del cinema, che ha terrorizzato spettatori e vacanzieri di tutto il mondo.
Lo squalo non ha ovviamente bisogno di presentazioni, è di certo una tra le pellicole più celebri di tutti i tempi. Il film è tratto dal romanzo di Peter Benchley: Jaws (titolo in lingua originale anche del lungometraggio).
La trama
La storia è molto semplice: un enorme squalo bianco si aggira per le acque limpide dell’immaginaria isola di Amity e ha fame, tanta fame.
Ok, forse così è troppo semplice, proviamo a capirci di più.
Immaginate una piacevole notte estiva passata su una spiaggia a far festa, tra bella gente e alcolici. Immaginate che vi venga voglia di fare un tuffo in mare… Fantastica idea, se non fosse che un feroce squalo ha scelto di banchettare con voi e tutta la vostra gioia estiva.
È questo quello che accade alla giovane Chrissie all’inizio del film. A Spielberg bastano queste scene iniziali per mettere subito in chiaro le cose: avrete paura. Sì, ne avrete, perché la sua regia magistrale rende immediatamente l’atmosfera del film terrificante. L’alternarsi delle scene tra la le riprese sottomarine dal punto di vista dello squalo e quelle della ragazza che nuota felice sono a dir poco perfette.
Non a caso il film ha vinto l’Oscar per il miglior montaggio.
Lo squalo ha già ucciso, ma nonostante ciò non apparirà mai fino alla metà della pellicola. La storia dietro a questa scelta è molto nota, ma vale la pena ricordarla: per le riprese vennero costruiti tre squali meccanici che a causa dei continui malfunzionamenti fecero aumentare notevolmente il budget del film. In conseguenza ai numerosi problemi tecnici con i congegni meccanici, Spielberg fu costretto ad adottare delle soluzioni alternative, grazie alle quali Lo squalo, da semplice film dell’orrore, si è tramutato in un capolavoro dai risvolti hitchcockiani.
La suspance perenne e fortissima è la vera protagonista di questo cult. Lo spettatore, completamente inerme, è sempre pronto ad attendersi il peggio. L’inquietudine aumenta inesorabilmente. Non vedere direttamente lo squalo per buona parte della pellicola non fa che contribuire alla crescente sensazione di angoscia nello spettatore, che non viene semplicemente spaventato dallo squalo in sé, ma anche da tutto ciò che lo squalo rappresenta: la forza incontrollabile della natura e l’imprevedibilità delle acque dell’oceano.
Ma torniamo alla storia…
Martin Brody, il capo della polizia di Amity, viene informato della sparizione della giovane Chrissie, che verrà a breve ritrovata sulla spiaggia. Il cadavere deturpato della ragazza non lascia dubbi al medico legale: è stata uccisa dall’attacco di uno squalo. Eppure, nonostante l’evidenza, il medico, influenzato dal Sindaco di Amity, sceglierà di ritrattare, dando la colpa della morte a un incidente con un’elica.
Il Sindaco sa bene che diffondere la notizia di uno squalo assassino nelle acque dell’isola sarebbe una catastrofe per la stagione turistica. Brody tenterà invano di convincerlo a ragionare.
Non basterà neanche un secondo drammatico attacco mortale ai danni di un ragazzino, per riportare la situazione sotto controllo. Lo squalo ha portato con sé il caos totale. Si susseguiranno una serie di episodi inquietanti e il panico diventerà una presenza costante sulle spiagge di Amity.
Brody, sentendosi fortemente responsabile per la sicurezza dei suoi cari e di tutta la gente sull’isola, si adopererà con ogni mezzo per mettere fine alla drammatica situazione. Aiutato dall’oceanografo Hopper e dal rude pescatore Quint salperà a bordo dell’Orca, il battello di quest’ultimo, nel tentativo di salvare la comunità dallo squalo. L’eroismo di Brody viene sottolineato dal fatto che lui abbia paura dell’acqua e detesti le barche, ma nonostante questo sia più che deciso a battersi per il bene di tutti.
Come finisce la storia probabilmente lo sapete già, in caso contrario, non vi resta che guardare questo capolavoro di Steven Spielberg.
Cosa fa de Lo squalo un capolavoro senza tempo?
Jaws ha la bellezza di 43 anni, portati incredibilmente bene. Quello che poteva essere un banale horror col solo fine di intrattenere si è rivelato un film straordinario che scruta con abilità tra le paure più profonde dell’animo umano: la paura di perdere le persone amate, della propria morte, dell’ignoto, dell’imprevedibilità della natura. La scelta di Spielberg di non mostrare lo squalo per gran parte del film è stata geniale; lo spettatore vive la visione in uno stato d’ansia anche senza vedere il male, ma limitandosi, inevitabilmente, a immaginarlo.
In tutto ciò sono stati di fondamentale importanza gli effetti sonori e l’epica colonna sonora di John Williams, entrambi premiati con un Oscar nella rispettiva categoria. Sulle note di Williams vale la pena soffermarsi: letteralmente due note, che si alternano dando vita ad uno dei motivi cinematografici più famosi di tutti i tempi.
Il connubio tra il dinamismo visivo e quello sonoro è incredibilmente riuscito ed è con grande probabilità ciò che ha contribuito maggiormente al grandissimo successo del film.
Lo squalo, a ogni visione, si conferma un film che ha molto da dire e che non teme la rivalità con le pellicole più moderne.
Nata nel pieno dei fantastici anni ’80 tra gli argentei ulivi pugliesi. Vedo più film e serie tv che persone! Per questo ho scelto di parlarne su Inchiostro Virtuale.