Testimonianze dai campi di concentramento
Il 27 gennaio si celebra in tutto il mondo la Giornata della Memoria per ricordare e commemorare tutti coloro che hanno perso la vita nei campi di concentramento. Ogni anno vari documentari, mostre fotografiche e perfino registi di fama mondiale, narrano le storie dei deportati e anche io, data l’occasione, ho deciso di parlarne con i disegni di Terezin: non certo opera di pittori famosi e celebrati, ma dei bambini imprigionati nel campo di concentramento di Theresienstadt.
Theresienstadt: il lager degli artisti
Molto spesso, quando si parla di campi di concentramento nazisti, il primo che viene in mente è Auschwitz, perché probabilmente è il più famoso e il più citato, basti pensare al capolavoro di Steven Spielberg Schindler’s List. Ma di campi di concentramento come quello di Auschwitz ce n’erano a centinaia, se non di più, e uno di questi era quello di Theresienstadt, meglio noto come ghetto di Terezin.
Situato in Repubblica Ceca a circa 60 km da Praga, ospitava moltissimi bambini in attesa di essere portati nei campi di sterminio, ma non solo: infatti c’erano anche pittori, musicisti e intellettuali a cui veniva concessa la libertà di suonare o addirittura mettere in scena degli spettacoli, seppur di breve durata, ed ecco perché è definito “il campo di concentramento degli artisti”.
Secondo gli studiosi, però, tali concessioni avevano poco a che fare con il rimorso o l’empatia verso i prigionieri; piuttosto le SS ritenevano Terezin un potente mezzo di propaganda del regime e mostrare come fosse concesso ai prigionieri di suonare non era che un vantaggio.
Proprio perché l’arte e la cultura davano un barlume di speranza nel lager, gli adulti organizzarono lezioni clandestine di musica, teatro e disegno, attraverso il quale i bambini potevano esprimere emozioni e desideri sotto la guida di un’insegnante.
Friedl Dicker Brandeis: la custode dei disegni di Terezin
Questa insegnante si chiamava Friedl Dicker Brandeis ed è solo grazie a lei se oggi, al Museo Statale di Praga, è possibile ammirare quei disegni. La donna infatti li aveva tutti raccolti in valigie, cosicché non si perdessero, catalogandoli minuziosamente e scrivendo al margine di ogni foglio la data di nascita e di deportazione di ogni bambino (e spesso, purtroppo, anche la data della morte).
Su Friedl non si sa molto, se non che ha lottato e amato i suoi bambini fino alla fine, decidendo di seguire quelli sopravvissuti a Terezin ad Auschwitz, dove ha trovato la morte in una camera a gas nel 1944, proprio insieme a molti dei suoi piccoli alunni. Le valigie – miracolosamente passate ai controlli – sono state ritrovate solo dieci anni dopo la fine del conflitto.
I circa 4.000 disegni raccolti al loro interno raccontano la prigionia e l’orrore dell’Olocausto attraverso gli occhi dell’infanzia. Alcuni raffigurano case, prati verdi e farfalle in volo; altri (probabilmente disegnati dai bambini più grandi) mostrano la cruda realtà della prigionia. In mezzo a questi, però, ne troviamo altri intrisi di speranza, dove i bambini raffigurano il rientro a casa: la fine dell’incubo. Moltissimi di loro hanno perso la vita a Terezin, tanti altri ad Auschwitz. In pochissimi disegni, al posto della data di morte, vi è la scritta sopravvissuto/a.
La testimonianza di Aldo Carpi
Va ricordato che le testimonianze artistiche dell’Olocausto non si fermano certo a Terezin. Un artista che ci ha lasciato alcune delle opere più significative è Aldo Carpi, deportato prima a Mauthausen e poi a Gusen intorno al 1944.
Oltre ai disegni, alcuni dei quali così meticolosi nel riprodurre la realtà dei lager da lasciare sgomenti a un primo sguardo, è celebre il suo Diario di Gusen, unica opera al mondo scritta durante la prigionia e non immediatamente dopo. I figli di Carpi hanno trascritto e infine pubblicato il diario del padre, donandoci una testimonianza dal valore inestimabile.
I disegni di Terezin protagonisti di una mostra
E per finire, l’anno scorso è stata inaugurata al Deutsches Historische Museum di Berlino la più grande mostra di disegni prodotti dai prigionieri, uomini e donne; disegni che adesso fanno parte della collezione della Shoa Yad Vashem. Di molti degli autori non si conosce l’identità, per cui ciò che ci resta sono solo i loro disegni. L’unica artista vivente di cui si conosce l’identità è Nelly Toll, una bambina all’epoca della deportazione; della sua famiglia, solo lei e sua madre non hanno perso la vita. Crescendo, Nelly non ha abbandonato l’amore per l’arte, né di certo ha dimenticato i terribili momenti vissuti.
La Giornata della Memoria lascia sempre un senso di tristezza mista a sgomento per ciò che l’uomo ha fatto ai suoi simili e, nonostante i disegni e tutti gli altri reperti giunti fino a noi non siano altro che doni, guardandoli non si può fare a meno di chiedersi chi fossero coloro che li hanno realizzati.
Cosa mai sarebbero potuti diventare i bambini di Terezin? Forse artisti di fama mondiale, o forse no, non lo sapremo mai. Ciò che conosciamo di uno dei momenti più bui della storia dell’uomo lo abbiamo imparato dai libri, ma credo che sia solo guardando questi disegni che possiamo distaccarci dai fatti storici e forse conoscere meglio coloro che ogni anno ricordiamo.
Vi invito a visionare questo sito, dove potrete vedere alcuni dei disegni dei bambini di Terezin ma non solo, anche delle poesie debitamente tradotte.
Consigli di lettura
Se l’articolo vi è piaciuto, leggete anche quello dedicato ai diritti dei bambini attraverso i loro disegni.
Lettrice vorace e scrittrice per diletto. Raramente mi interesso ad un solo argomento, mi piace scoprire nuove cose e mi piace confrontare le mie idee con quelle degli altri, cosa che spero accadrà con i miei articoli.