Coinvolta da Jessica, che ha deciso di rendere Agosto il mese del pomodoro, ho deciso di farvi conoscere il cocktail più famoso che ha come ingrediente base proprio il succo del suddetto: il Bloody Mary.
Storia del cocktail “rosso sangue”
Il 2 dicembre 1939 il giornalista Lucius Beebe nella sua colonna scandalistica “This New York” pubblicò il primo riferimento a questo drink. L’articolo recitava testualmente:
Il nuovo tonico di George Jessel, che sta ricevendo attenzione dagli editorialisti della città, è chiamato Bloody Mary: metà succo di pomodoro, metà vodka.
New York Herald Tribune
Probabilmente il drink poteva esser nato alcuni anni prima, ma la notizia fu lanciata solo allora. A confermare questa tesi ci pensò Ferdinand Petiot, il vero “inventore” del cocktail nella sua versione “moderna“. Nel 1964 infatti, in un’intervista rilasciata al New York Magazine, lo stesso Petiot dichiarò:
Io ho dato il via al Bloody Mary odierno. George Jessel disse di averlo creato, ma non era altro che vodka e succo di pomodoro quando lo rilevai io. Io coprii il fondo dello shaker con quattro grosse prese di sale, due di pepe nero, due di pepe di cayenna e uno strato di salsa Worcestershire; quindi aggiungo una spruzzata di succo di limone e del ghiaccio tritato, verso due once di vodka (6 cl circa) e due once di spesso succo di pomodoro (6 cl), scuoto nello shaker, filtro e verso. Noi serviamo da cento a centocinquanta Bloody Marys al giorno, qui nella King Cole Room e negli altri ristoranti e sale per banchetti dell’Hotel St. Regis.
Secondo alcune versioni la storia ebbe inizio a Parigi nei ruggenti anni ’20 presso il “New York Bar“, divenuto poi “Harry’s Bar“, ad opera di Petiot. Il locale era frequentatissimo dagli americani, quindi l’idea potrebbe essere stata data da qualche cliente americano. La verità è che nel 1920 non era stato ancora prodotto il succo di pomodoro in lattina, che farà la sua comparsa qualche anno dopo, tra il 1926 e il 1928, e nel primo libro dei cocktail pubblicato al New York Bar, nel 1921, non vi è traccia del Bloody Mary. Inoltre nel 1928 Petiot emigrò negli Stati Uniti.
Questo elimina del tutto l’ipotesi che il Bloody Mary sia nato in Francia. Più verosimile, ed altamente probabile, che Ferdinand abbia personalizzato la prima versione del cocktail tra il 1930 ed il 1933, anno in cui il barman arrivò al St. Regis Hotel di New York. Nel 1934 infatti, presso il Bar della King Cole Room, veniva servito il Red Snapper, un cocktail a base di gin e succo di pomodoro con l’aggiunta di spezie, molto simile al Bloody Mary. Petiot fu costretto dal proibizionismo a sostituire la vodka col gin, di più facile reperibilità in quel periodo, ed utilizzava la salsa di rafano, perchè il tabasco fece la sua comparsa qualche anno dopo.
Diventò Bloody Mary a tutti gli effetti quando la vodka tornò disponibile sul mercato. L’intuizione geniale di Ferdinand fu quella di speziare il drink, seguendo le sollecitazioni dei suoi clienti che lo volevano sempre più condito. Sembra che Petiot, durante la sua carriera, abbia servito cocktail a tutti i presidenti degli Stati Uniti dal 1934 al 1966, ad eccezione di Lyndon B. Johnson, mentre il gangster Frank Costello era un suo regolare cliente.
Per quanto riguarda l’aggiunta della gamba di sedano, sembra che sia stata introdotta nel 1960, durante un party, presso la Pump Room, dell’Ambassador East Hotel di Chicago, per via di un ospite che per mescolarlo usò una gamba di sedano che i camerieri stavano servendo come appetizers. Esiste anche una versione secondo cui la gamba di sedano nel succo di pomodoro era già usata negli anni ’50.
Un nome, tante leggende
Controversa la storia della sua nascita, giustamente controversa è anche l’origine del nome. Come sempre si spazia dal probabile all’inverosimile, per non dire assurdo, ed anche questo fa parte del suo fascino. È ormai assodato che il nome probabilmente si riferisce al colore rosso sangue del cocktail, riguardo invece l’ispirazione ecco qua le quattro ipotesi più gettonate e conosciute.
Mary, la Regina sanguinaria
Secondo questa versione pare che il nome derivi dalla famosa Regina d’Inghilterra Maria Tudor I, la quale, per ripristinare il cattolicesimo nel Regno Unito, mandò a morte gli oppositori protestanti, tanto da guadagnarsi il nomignolo di “Maria la sanguinaria”.
Mary Pickford, l’attrice
Tra le varie voci, addirittura si racconta che l’ispirazione per questo drink sia giunto dalla famosa attrice dell’epoca, Mary Pickford, la quale già aveva un cocktail a lei dedicato, di colore rosso, a base di rum, maraschino e granatina (nella revisione del 1960 fu introdotto il succo d’ananas).
Bloody Mary, la cameriera
Un’altra fonte adduce il nome a una cameriera di nome Mary, che lavorava in un bar di Chicago chiamato “Bucket of Blood“, e la ragazza era denominata proprio Bloody Mary. Questa versione la si attribuisce al fatto che due ospiti di Chicago furono i primi ad assaggiare un Bloody Mary da Petiot, e questi collegarono il colore del drink al nome del locale e della ragazza.
Mary, il fantasma
Esiste anche una versione stile “storie di fantasmi” raccontata nei campeggi americani, che narra di una ragazza di nome, ovviamente, Mary che venne sepolta viva per errore e che, per vendicarsi, lanciò una maledizione ai suoi assassini. Si dice infatti che nominando per tre volte davanti ad uno specchio il nome “Bloody Mary“, questa appaia nelle sembianze di una strega assassina, e una volta evocata pare che non vi sia scampo. Da questa storia, o leggenda, è stato tratto un film, il famoso “Urban Legend 3“.
La Ricetta (originale di Ferdinand Petiot)
Per un perfetto Bloody Mary è importantissimo l’utilizzo giusto delle spezie, in quanto queste determinano il vero gusto genuino del cocktail.
- 6 cl di vodka
- 6 cl di succo di pomodoro
- 4 prese di sale
- 2 prese di pepe nero
- 2 prese di pepe di cayenna
- 1 strato nel fondo del tumbler di Worcester sauce
- 1 spruzzata di succo di limone, ghiaccio tritato
Preparazione:
Spremete il limone e filtrate il succo.
In un mixing glass preparate la base del Bloody Mary con la salsa Worchestershire e il succo di pomodoro e limone, condite con sale e pepe e aggiungete 5-6 cubetti di ghiaccio, la vodka e qualche goccia di Tabasco.
Può essere shakerato vigorosamente o mescolato lentamente, il risultato sarà lo stesso.
Versate nel bicchiere tumbler senza ghiaccio, filtrando con lo strainer, guarnite a piacere e servite.
Servizio e accompagnamento
Un tempo il Bloody Mary era bevuto nel dopo sbornia, perché si credeva avesse miracolose virtù ricostituenti. Il suo colore rosso infuocato è unico, come il sapore speziato e caldo, vellutato, ma con un retrogusto piccante, che rende il cocktail perfetto per i caldi pomeriggi estivi come per le gelide serate invernali. È un drink calorico, alcolico ed energizzante, perfetto per fare un carico di energia, prima di passare al Mojito.
Data la sua natura di cocktail mangia e bevi, si presta a decorazioni estreme. Dal classico sedano, si passa ad alcuni stuzzichini presentati direttamente nel bicchiere: formaggio, uova di quaglia, cetrioli, cipolline rosse e capperi. Siate creativi e non abbiate paura di provare nuove soluzioni: spiedini con qualche oliva, della giardiniera, carote, funghi o anche salame, gamberetti, etc. A volte può essere guarnito anche con asparagi sottaceto.
Il Bloody Mary è un cocktail di corpo con un gusto fresco dominato dal pomodoro, per cui è possibile osare abbinamenti pesanti, anche a base di carne rossa alla griglia come flank steak, spiedini di agnello, braciola di vitello con salsa ai peperoni. Ma è anche strepitoso con l’arrosto di manzo, praticamente fa da drink e salsa speziata.
Varianti sul tema
Come per tutti i cocktail esistono infinite varianti. Eccone alcune per non farsi trovare impreparati, per offrire un’ampia scelta e soddisfare anche i gusti più ricercati:
- Virgin Mary, Bloody Shame, o Bloody Virgin: analcolico – il secondo termine è il più diffuso in Australia.
- Ruddy Mary: Gin al posto della vodka. Se vogliamo essere fiscali, possiamo anche chiamarlo Red Snapper, visto che questa versione è nata proprio per sopperire alla carenza di vodka sul mercato.
- Michelada: birra messicana a rimpiazzo della vodka, solitamente aromatizzato con una paio di gocce di salsa Worcester e di Tabasco.
- Bloody Geisha: Sakè al posto della vodka.
- Bloody Maria: Tequila al posto della vodka.
- Brown Mary or Whiskey Mary: Whiskey al posto della vodka.
- Bloody Bishop: Sherry al posto della vodka.
- Red Eye, Calgary Red Eye, or Saskatchewan Red Eye: birra invece della vodka, solitamente nella proporzione di 50/50 con il succo di pomodoro.
E varianti di servizio!
Come avrete capito questo cocktail si adatta alla fantasia più sfrenata, anche nel modo in cui viene servito. Ecco le alternative più quotate:
- Frozen Bloody Mary: posizionato in un miscelatore con ghiaccio.
- Flaming Bloody Mary: una piccola quantità di rum 151 viene fatta galleggiare in alto e incendiata. Ideale per momenti freddi.
- Flaming Frozen Bloody Mary: l’unione dei due cocktail precedenti.
- Upside Down Bloody Mary: chi deve bere il cocktail appoggia la sua testa al bancone dandogli le spalle. Il cocktail gli viene versato direttamente in bocca e lo mescola la stessa persona che lo beve, in bocca. È un metodo utilizzato per riprendersi da una sbornia.
- Bloody Mary Jane: marijuana con succo di pomodoro e un po’ di vodka, da lasciare riposare in frigo per circa due ore. Tale composto viene utilizzato al posto del semplice succo di pomodoro in un Bloody Mary.
Citazioni e omaggi al Bloody Mary
Se molti cocktail sono diventati famosi grazie a più o meno noti viaggiatori, come il Mojito succitato, il Bloody Mary è stato uno di quei cocktail che deve la sua fama internazionale, e notorietà popolare, anche grazie a film del grande schermo e telefilm molto noti al pubblico, oltre che ad alcune canzoni.
Ecco i più famosi:
- Nel film del 2001 “I Tenenbaum“, Richie Tenenbaum, interpretato da Luke Wilson, beve frequentemente il Bloody Mary.
- Nella sit-com molto nota in Italia negli anni ’80 “I Jefferson“, la mamma Louise beve regolarmente il Bloody Mary.
- Nel romanzo “Il diario di Bridget Jones“, Bridget e le sue amiche hanno un’ossessione per il Bloody Mary pomeridiano.
- Nella sit-com “Ugly Betty“, il Bloody Mary viene offerto dalla signora Claire Meade a Betty, dopo averle confessato di aver ucciso l’amante.
- Nel film “Johnny English” il Bloody Mary non troppo speziato, viene richiesto dall’agente Johnny a Pascal Sauvage.
- Nel film “Miami supercops“, l’agente Steve Forrest (Bud Spencer) ordina un Bloody Mary, chiamandolo erroneamente Bionda Mary.
- Nella canzone “Romantico a Milano” dei Baustelle, il romantico protagonista scola quasi centomila amari e… Bloody Mary.
Cos’altro vi serve per provare il brivido del… rosso sangue?
E se ancora non vi siete stancati dei pomodori, vi aspetto al prossimo articolo, tra un paio di settimane, con il… “lancio del pomodoro“!
Alla prossima!
Annalisa A.
Giunta qui sicuramente da un mondo parallelo e da un universo temporale alternativo, in questa vita sono una grammar nazi con la sindrome della maestrina, probabilmente nella precedente ero una signorina Rottermeier. Lettrice compulsiva, mi piace mangiare bene, sono appassionata di manga, anime e serie TV e colleziono Lego.
In rete mi identifico col nick Lunedì, perché so essere pesante come il lunedì mattina, ma anche ottimista come il “primo giorno di luce”.
In Inchiostro Virtuale vi porto a spasso, scrivendo, nel mio modo un po’ irriverente, di viaggi, reali o virtuali.
Sono inoltre co-fondatrice, insieme a Jessica e Virginia, nonché responsabile della parte tecnica e grafica del blog.
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