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Prosegue la collaborazione con Eco Internazionale

Questa settimana, per la collaborazione con Eco Internazionale, abbiamo deciso di accendere i riflettori sulla Libia, ma non per focalizzarci sulla sempre più drammatica questione dei migranti. Lasciamo, infatti, la parola a Silvia Scalisi per parlarvi di Azza Maghur, avvocato libico e figlia del diplomatico ONU Kamel Maghur, considerata da anni una pioniera del rispetto dei diritti umani nella propria terra.  Buona lettura!

Un articolo di Silvia Scalisi

È di appena qualche giorno fa la notizia dell’ennesimo naufragio al largo delle coste libiche: l’Unchr comunica che, stavolta, sono 276 i migranti fatti sbarcare a Tripoli, compresi 16 sopravvissuti di un’imbarcazione che portava 130 persone; tra queste, ancora 114 sono disperse in mare. Numeri che mettono i brividi, che fanno paura. Perché questi non sono soltanto numeri: sono esseri umani. Uomini, donne, bambini.

E quando sentiamo queste notizie, alle quali è impossibile abituarsi (se lo facessimo, probabilmente non saremmo più neanche umani, ma cadremmo nella bestialità), ci chiediamo se ci sia qualcuno, da qualche parte, nel mondo, che davvero cerca di fare qualcosa per aiutare queste persone; ci chiediamo se qualcuno sia disposto a lottare per loro, ad agire concretamente per cambiare una situazione che sembra peggiorare, ormai, di giorno in giorno, in una spirale senza fine. Azza Maghur può senza dubbio annoverarsi tra queste persone.

Avvocata libica che vive quotidianamente la dura realtà del proprio Paese d’origine, Azza è considerata da anni una pioniera del rispetto dei diritti umani nella propria terra. Il suo lavoro e le sue battaglie abbracciano svariati e delicati fronti: il bisogno di incorporare i diritti riconosciuti dai trattati internazionali nella legislazione libica; l’ingiustizia nell’utilizzo senza limiti precisi della custodia preventiva previsto dal diritto locale; la necessità di promulgare leggi contro le molestie sessuali; sono solo alcuni degli obiettivi per i quali questa donna si batte costantemente.

Da sempre dalla parte dei più deboli, nel corso della sua carriera Azza, figlia del diplomatico ONU Kamel Maghur, si è interessata anche della situazione dei detenuti a Guantanamo; ha dato voce pubblicamente a donne emarginate o zittite dalle tradizioni locali; è stata attiva durante la Primavera Araba, ed è stata costretta a fuggire dalla Libia per evitare le persecuzioni del governo Gheddafi. Ha, inoltre, collaborato, e collabora tuttora, con associazioni che si impegnano a incoraggiare le donne a partecipare a competizioni sportive e culturali, promuovendo lei stessa eventi e manifestazioni.

La dedizione alla propria professione (vista quasi come una reale missione, piuttosto che come un semplice lavoro in senso stretto) l’ha portata persino a rinunciare a ben due cariche al Governo libico (nel 2012 come Ministro della cultura, e nel 2014 come Ministro del Lavoro e degli affari sociali), preferendo il lavoro di avvocato difensore “sul campo”.


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