In un cassetto langue un vecchio pc, ormai troppo datato per farci qualcosa di serio, ma che dispiace buttare?
Nel mio caso è il catorcetto, un Acer One acquistato in una svendita MediaWorld di fine 2011, a cui nel tempo ho regalato un giga di memoria, portandolo a 2 GB, e un disco SSD costato intorno ai 20€.
Reduce da mille battaglie, l’ho riportato in vita di recente, grazie a Bodhi Linux, una distribuzione leggerissima, con cui davvero il vecchissimo Acer ha ripreso, se non a correre, almeno ad avanzare spedito.
Cosa ha di speciale Bodhi Linux, rispetto ad altre distribuzioni leggere, come Xubuntu o Lubuntu?
Il progetto Bodhi Linux
La pagina Wikipedia di Bodhi Linux ci informa che questa distribuzione basata su Ubuntu è nata nel 2011 da Jeff Hoogland, mentre ad oggi il progetto è gestito da un team con a capo Robert “ylee” Wiley.
Perché Bodhi Linux è così efficiente? Il segreto sta nella natura minimale della distribuzione. A bordo ci sono solo le applicazioni essenziali: LibreOffice, un blocco note minimale (Leafpad), il browser Chromium, un gestore di immagini semplice ma efficace per le modifiche grafiche di base (Ephoto).
Senza dimenticare il desktop Moksha, che contribuisce in modo sostanziale alla leggerezza della distribuzione. Al boot, lanciando solo il terminale Terminology, l’occupazione di memoria sul mio catorcetto è di appena 250 MB, grosso modo mezzo giga in meno del pur leggero Xubuntu. E mezzo giga è il 25% della memoria disponibile, pari a 2 GB.
Da notare che Moksha è estremamente configurabile, anche se la configurazione di partenza va benissimo per chi, come me, è un utente Linux non scafatissimo.
Tutto bene con Bodhi Linux, allora?
Qualche pecca in realtà c’è.
Intanto la reattività: la versione attuale, uscita lo scorso 21 agosto, è basata sulla versione LTS (Long Term Support) 22.04 di Ubuntu. È vero che questa LTS sarà supportata per 5 anni, quindi fino al 2027, ma un anno e passa è stato mangiato dallo sviluppo del rilascio di Bodhi Linux.
Questione forse più grave, non c’è una modalità di upgrade di versione. Lo scorso fine agosto ho dovuto piallare il pc per installare la nuova versione.
In realtà per gli upgrade preferisco seguire comunque proprio questa procedura, anche con Xubuntu. Per evitare traffici con i dati, ho creato sul disco una partizione separata per i dati. In questo modo non devo salvare-ripristinare nulla, è sufficiente il normale backup dei dati.
Da ultimo, l’operatività del desktop si presenta meno immediata del tradizionale Ubuntu e derivate, come Linux Mint o Zorin OS, ma non ci vuole molto a prendere la mano.
Le funzionalità di Bodhi Linux che mi piacciono
In ordine sparso, ecco gli aspetti di Bodhi Linux che mi piacerebbe avere anche sul pc Xubuntu.
Comincio dalla cattura delle schermate. Lo strumento integrato di cattura ha già la funzionalità di “cattura ritardata”. Questo consente di: lanciare uno screenshot con ritardo di 5 sec (è il default modificabile), preparare lo schermo e attendere l’istantanea. Per la stessa funzionalità, su Xubuntu ho dovuto installare un tool ad hoc.
Altra cosa stracomoda: per richiamare il menu delle applicazioni è sufficiente un click in un punto libero dello schermo. È molto intuitivo, e anche più moderno rispetto al pulsante del menu posto in un angolo dello schermo del desktop XFCE di Xubuntu.
Il pulsante c’è comunque anche su Bodhi Linux, con accanto i pulsanti di lancio di Chromium, del terminale Terminology e del gestore di file Thunar.
Se il click lo si fa con il destro del mouse, invece, si ha accesso al menu delle applicazioni preferite. Sarebbe comodo, ma con poche applicazioni tra cui scegliere non è che lo usi più di tanto.
Nell’immagine, sulla destra, si vedono anche le 4 miniature che, cliccate, portano ai 4 spazi di lavoro configurati di partenza. Si può naturalmente variare questo numero.
La barra dei comandi può essere configurata in modo da apparire solo al passaggio del mouse, cosa essenziale viste le ridottissime dimensioni dello schermo del mio Acer (1024 x 600).
L’installazione
La procedura di installazione è semplice, in linea con quella di Ubuntu e derivate:
- si scarica il file di installazione dal sito;
- la versione standard è quella che va bene per pc datati, ma è presente anche una versione a 32 bit per autentici pezzi da museo e due versioni per pc più performanti;
- si prepara una chiavetta usb ISO con un’utility ad hoc (io uso Balena Etcher);
- si fa partire dalla chiavetta il pc su cui installare Bodhi Linux;
- si risponde alle solite domande (fuso orario, tipo di installazione, credenziali del wifi, …);
- si porta pazienza e dopo un po’ il pc è pronto.
La gestione degli aggiornamenti periodici avviene tramite il Synaptic Package Manager, mentre la ricerca di nuovi pacchetti da installare avviene accedendo al Bodhi Appcenter.
Qui di seguito una schermata con il Synaptic Package Manager. Si vede, in fondo, anche la barra dei comandi.
E allora, Bodhi Linux sì o no?
Conclusione personale e spassionata.
Se il pc è carrozzato in modo anche appena accettabile, preferisco Xubuntu, Zorin OS o Linux Mint, per una semplice ragione. Dietro queste tre distribuzioni ci sono team che mi sembrano più dedicati e solidi, con rilasci frequenti e tempestivi. Bodhi Linux mostra un po’ di ritardo negli aggiornamenti.
Il pc su cui lavoro più di frequente è un Asus con 4 GB di memoria e un processore Celeron N4020. È un pc abilitato a Windows 11, ed effettivamente lo utilizzo anche così, ma è abbastanza lento. Con Xubuntu va benissimo.
Se invece il pc è poco carrozzato, come il mio Acer con soli 2 GB di ram e un processore Atom N450, allora non c’è gara, Bodhi Linux consente un utilizzo senza particolari problemi, anche se non con grande velocità.
Per contro un’altra distribuzione sarebbe decisamente lenta, mentre Windows 7 (il sistema operativo originale del catorcetto) rimarrebbe inchiodato al boot.
PS: il caricamento delle immagini di questo post, e un po’ di editing del testo, l’ho fatto proprio con Bodhi Linux!
Mi chiamo Pasquale Petrosino, radici campane, da alcuni anni sulle rive del lago di Lecco, dopo aver lungamente vissuto a Ivrea.
Ho attraversato 40 anni di tecnologia informatica, da quando progettavo hardware maneggiando i primi microprocessori, la memoria si misurava in kByte, e Ethernet era una novità fresca fresca, fino alla comparsa ed esplosione di Internet.
Tre passioni: la Tecnologia, la Matematica per diletto e le mie tre donne: la piccola Luna, Orsella e Valentina.
Potete contattarmi scrivendo a: p.petrosino@inchiostrovirtuale.it