
I tumori della cervice uterina sono gli unici per i quali sia stata dimostrata una causa infettiva – il Papillomavirus – che può essere individuata precocemente con l’HPV test. Vediamo in cosa consiste e quando è indicato.
L’HPV test consiste nel rilevare, attraverso tecniche di biologia molecolare come la PCR (Polymerase Chain Reaction) e l’HC2 (Hybrid Capture Type 2), il DNA del virus nelle cellule cervicali, che possono averlo contratto a causa del sesso non protetto. Il prelievo viene effettuato in ambulatorio da un’ostetrica, è indolore e dura pochi minuti.
Come si esegue il prelievo?
Questi i passaggi:
- la paziente si sdraia sul lettino con le ginocchia piegate e i talloni poggiati sulle staffe per rilassare i muscoli vaginali;
- dopodiché l’ostetrica inserisce lo speculum, uno strumento che serve per dilatare la vagina e prelevare le cellule;
- si raschiano le pareti della cervice con una spatolina, che causerà il distacco delle cellule più superficiali.
Per non inficiare i risultati, il prelievo non si può effettuare se:
- sono in corso le mestruazioni o se sono terminate da meno di tre giorni;
- ci sono stati rapporti sessuali negli ultimi due giorni;
- si è fatto uso di creme, ovuli e lavande vaginali, negli ultimi tre giorni.
I risultati pervengono tramite posta nel giro di qualche settimana, massimo un mese, e possono rivelare la negatività o la positività all’HPV.
I risultati dell’HPV test
Se il test è negativo, significa che il DNA del virus è assente, perciò si può escludere la presenza di lesioni pretumorali. La paziente dovrà eseguire il test dopo 5 anni, come previsto dal programma di screening italiano.
Se l’HPV test è positivo, la paziente è infetta e pertanto dovrà sottoporsi al Pap test per scoprire eventuali anomalie. In caso di:
- positività al Pap test, ci sono anomalie e la paziente dovrà sottoporsi alla colposcopia per accertarne la natura;
- negatività, la paziente dovrà ripetere l’HPV test dopo 12 mesi, il tempo che le infezioni impiegano generalmente per risolversi. Se, dopo un anno, l’infezione fosse ancora presente, dovrà sottoporsi alla colposcopia per valutare la presenza di lesioni pretumorali.
Colposcopia
La colposcopia consiste nell’osservare le pareti della cervice con uno strumento (il colposcopio) che può ingrandire la visione fino a 60 volte, permettendo di confermare o smentire la presenza di lesioni pretumorali suggerite dal Pap test.
Chi deve sottoporsi all’HPV test?
Secondo le attuali linee guida,1 l’HPV test è l’esame di screening primario nelle donne fra 30 e 65 anni. Nelle donne di età inferiore è poco efficace, giacché le infezioni da HPV sono sì molto comuni ma si risolvono spontaneamente, dunque non verrebbero rilevate; perciò, tra 25 e 30 anni, l’esame di screening primario rimane il Pap test.
L‘HPV test si ripete ogni 5 anni, non ogni 3 come il Pap test, perché rileva in largo anticipo il rischio di sviluppare lesioni pretumorali ed è più sensibile (identifica un maggior numero di pazienti a rischio).
È bene sottolineare che lo screening riguarda anche le donne vaccinate contro l’HPV, in quanto i vaccini attualmente disponibili proteggono solo da 9 ceppi sui 200 attualmente conosciuti.
Pro e contro del test
Iniziamo dai vantaggi: l’HPV test è più sensibile del Pap test, secondo i risultati di una revisione della Cochrane Collaboration, che ha esaminato gli studi disponibili fino al 2015,2 per stabilire quale dei due test (HPV o Pap) fosse più accurato nel rilevare le pazienti a rischio di lesioni pretumorali. Gli esperti hanno incluso nella revisione ben 40 studi, per un totale di 140.000 donne, nei quali sono stati confrontati i due esami. La qualità delle evidenze era medio-alta.
In particolare lo studio ha rivelato che, ogni 1000 donne, 20 avrebbero sviluppato lesioni pretumorali: mentre il Pap test ha riconosciuto solo 15 di queste 20 donne, l’HPV test ne ha identificate 18; dunque, l’HPV test riconosce 3 donne in più a rischio (su 20) rispetto al Pap test, evitando che sviluppino lesioni pretumorali (CIN2 e CIN3) in futuro.
Per contro, l’HPV test è meno specifico del Pap test: ciò significa che ha una minore capacità di riconoscere come negative le donne che NON svilupperanno lesioni pretumorali (quindi dà più falsi positivi). Sempre lo stesso studio ha rivelato che, ogni 1000 donne, 980 NON svilupperanno lesioni pretumorali, ma mentre il Pap test ha identificato 885/980 donne, l’HPV test ne ha identificate 881/980: pertanto 4 donne in più dovranno sottoporsi a esami non necessari.
Ad oggi non è possibile stabilire se l’HPV test sostituirà il Pap test come esame di screening, nonostante sia più sensibile. Bisognerà attendere i risultati dei progetti avviati nel nostro Paese per trarre delle conclusioni.
Consigli di lettura
Se avete trovato utile la guida all’HPV test, vi consigliamo di leggere anche la guida al Pap test.
Riferimenti bibliografici:
- AIRC. “Screening per il tumore della cervice uterina“, 12 marzo 2025;
- Koliopoulos G, Nyaga VN, Santesso N, Bryant A, Martin-Hirsch PPL, Mustafa RA, Schünemann H, Paraskevaidis E, Arbyn M. Cytology versus HPV testing for cervical cancer screening in the general population. Cochrane Database of Systematic Reviews 2017, Issue 8. Art. No.: CD008587. DOI: 10.1002/14651858.CD008587.pub2.
Crediti fotografici
Foto di Jessica Zanza.
L’articolo ha uno scopo puramente illustrativo e non sostituisce il rapporto medico-paziente.

Pubblicista, ex collaboratrice de L’Unione Sarda.
Sono cofondatrice e caporedattrice di Inchiostro Virtuale.
Potete contattarmi scrivendo a j.zanza@inchiostrovirtuale.it
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