In questo articolo, parliamo dell’importanza della fisioterapia contro il dolore con Maurizio Callegarin, fisioterapista.
Il dolore nella vita di tutti i giorni
Perché, solitamente, ci si rivolge ad un professionista della salute? La maggior parte delle risposte va ricondotta ad una ragione prevalente: il dolore. Si va dal medico di famiglia per un fastidioso mal di gola, dall’ortopedico per un dolore alle ginocchia quando si corre, così come si interpella il ginecologo per la presenza di algie durante i rapporti sessuali. A ben pensarci ci si potrebbe anche affidare ad uno psicologo per un ricordo doloroso oppure un trauma della nostra vita passata.
Il dolore, insomma, può condizionare la nostra quotidianità, compresa quella lavorativa e affettiva. In tutti questi casi si tratta di un segnale inviato dal nostro corpo, un segno che è necessario porre la nostra attenzione su noi stessi perché probabilmente qualcosa non va più come prima. Di preciso di cosa parliamo quando abbiamo a che fare con il dolore?
Nel nostro corpo sono presenti numerosi recettori per il dolore, siano questo termocettori (che ci segnalano una temperatura troppo alta, con cui entra a contatto la nostra pelle) oppure recettori sensibili a determinate sostanze, così come alla pressione o alla trazione, presenti nelle mucose, nelle viscere, nei vasi e anche nelle ossa. I segnali di questi nocicettori vengono integrati e smistati in alcune strutture nervose (fra talamo e corteccia) dove, infine, si crea la vera e propria percezione del dolore.
L’importanza della fisioterapia contro il dolore
Quando descriviamo ad uno specialista il nostro sintomo è bene delinearlo nel modo più specifico possibile. Da quando abbiamo cominciato a soffrire quel particolare fastidio? In seguito a quale evento? È presente solo durante il giorno, prevalentemente alla notte o è continuo? Stiamo peggio camminando, stando seduti o correndo? Non bisogna poi dare minore importanza a fatti avvenuti durante l’infanzia solo perché è passato molto tempo.
Alle volte i compensi messi naturalmente in atto dal nostro corpo nel corso degli anni possono essere risolti affrontando il problema nella sua interezza, arrivando alla radice della questione. Questa presa in carico globale del paziente è quella indicata dal modello bio-psico-sociale, che permette allo specialista di considerare anche quanto il problema influisca sulla vita (lavorativa e non) del paziente.
Fisioterapia e catastrofizzazione del dolore
La comparsa del dolore può cambiare anche radicalmente le nostre abitudini. Un persistente male alla schiena può portarci a ridurre quanto più possibile il movimento, per evitare di stare peggio, e così facendo sensibilizziamo ulteriormente le nostre strutture corporee in un circolo vizioso, che viene definito catastrofizzazione del dolore: i tessuti perdono elasticità e tonicità, i movimenti divengono meno controllati e precisi.
A questo punto ogni sollecitazione sulla parte dolente continuerà comunque a fare male, ma avendo rinunciato ad attività semplici, come fare una passeggiata, uscire con gli amici o a praticare uno sport, siamo privi degli strumenti necessari per migliorare la nostra condizione.
In questi casi uno specialista della riabilitazione può intervenire non solo sulle strutture interessate applicando della terapia manuale, ma con gradualità può aiutare il paziente a riprendere confidenza con il proprio corpo, educandolo ad uno stile di vita più salutare che facilita la guarigione e gli permette di non rinchiudersi in se stesso.
Medicina alternativa contro il dolore: funziona davvero?
Molti dei pazienti che si rivolgono al medico di famiglia o al farmacista di fiducia vengono indirizzati verso trattamenti rivolti soprattutto alla cura del sintomo e non della causa del dolore. È lo stesso principio che sottende in campo riabilitativo le terapie fisiche, quali laserterapia o ultrasuonoterapia, che talvolta permettono di attenuare per qualche tempo i sintomi dolorosi. A distanza di tempo la problematica si può però ripresentare, portando alla cronicizzazione del dolore. È a questo punto che per uscire da questa condizione apparentemente senza via d’uscita molti si rivolgono a medicine alternative, illusi dalle promesse di queste di poter trattare qualsivoglia problema.
Questi metodi non hanno alcuna base scientifica, e spesso questo è addirittura un punto d’orgoglio per chi opera nella variegata galassia di omeopati, naturopati e operatori olistici, i quali fanno leva su fumose dietrologie complottiste per indurre chi si affida alle loro cure a diffidare dalle presunte pratiche delle multinazionali del farmaco.
Queste figure spesso vengono scelte dai pazienti perché vi trovano l’empatia che spesso nell’ambito sanitario pubblico e privato è assente. È qui che si innesta il principio del placebo per cui il paziente a distanza di tempo può avvertire qualche beneficio, ma non una vera risoluzione del caso. Non basta che la figura curante si dimostri sinceramente interessata al nostro caso, se poi non ha gli strumenti per risolverlo veramente.
Rivolgersi a un professionista, però, assicura non solo una presa in carico più “umana” ma anche una conoscenza della fisiologia necessaria per attuare un’alleanza terapeutica, volta davvero al superamento del problema e non solo ad una remissione apparente in pazienti facilmente suggestionabili.
In conclusione
Il dolore è, quindi, la causa principale per cui si sottopone il proprio caso al fisioterapista, così come ad altri specialisti. Quando si considera il dolore senza tener conto della sfera psicosociale del paziente, il percorso di cura rischia di non essere pienamente efficace! Teniamo sempre a mente che il corpo possiede una naturale tendenza all’equilibrio, e lo specialista a cui ci rivolgiamo può indicarci le strategie più opportune per migliorare la nostra condizione.
Non rimandiamo troppo a lungo la decisione di intraprendere un percorso riabilitativo, perché un dolore cronico di domani può rivelarsi molto più costoso e difficile da trattare rispetto a un semplice fastidio che dura qualche giorno in più. Se qualche acciacco di troppo ci fa perdere il sonno, ricordiamoci sempre che…
Articolo a cura di Maurizio Callegarin, fisioterapista.
Consigli di lettura
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