Julian Assange, il fondatore di WikiLeaks, dopo essere stato arrestato nelle scorse settimane a Londra, è stato condannato a 50 settimane di carcere per aver violato le condizioni di rilascio su cauzione.
Julian Assange, nel 2010, era stato arrestato dalla polizia britannica in seguito a un mandato di arresto europeo e internazionale da parte dell’Interpol, su richiesta delle autorità svedesi, in relazione ad accuse di stupro.
Julian Assange ottiene l’asilo politico
Persi tutti i possibili ricorsi contro l’estradizione, dopo aver ottenuto la libertà su cauzione nel Giugno 2012, Assange si era rifugiato nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra, dove aveva chiesto ed ottenuto asilo politico, per timore di essere estradato negli Stati Uniti una volta messo sotto processo in Svezia.
L’inchiesta americana su WikiLeaks e su Julian Assange è sempre stata tenuta nascosta, ma lo scorso anno i procuratori USA, per sbaglio, hanno reso noto che nei confronti di Assange vi era un’incriminazione secretata.
L’accusa mossa al giornalista australiano è scritta nel mandato USA emesso a dicembre del 2017: cospirazione, con Chelsea Manning, per la pubblicazione sul suo sito di migliaia di documenti confidenziali del dipartimento di Stato e del Pentagono.
La revoca dell’asilo politico da parte di Moreno
Il presidente ecuadoriano Lenín Moreno, eletto nel 2017, aveva manifestato l’intenzione di rivedere l’anomala situazione di Assange, a cui l’asilo politico era stato concesso dal predecessore, Rafael Correa.
Da Marzo a Ottobre 2018 Assange era stato costretto a vivere in uno stato di quasi isolamento, senza Internet e senza possibilità di ricevere ospiti, con la motivazione che con il suo uso di Internet avesse “messo a rischio” le relazioni diplomatiche dell’Ecuador.
In particolare, Moreno ha affermato che:
Julian Assange ha sviluppato una campagna aggressiva contro l’Ecuador e ha iniziato a fare minacce legali perfino contro chi lo stava aiutando. Non abbiamo mai provato a espellere Assange, ma date le costanti violazioni dei protocolli, l’asilo politico è diventato insostenibile. Il ritiro dell’asilo è arrivato in stretta aderenza al diritto internazionale.
Secondo WikiLeaks, però, la revoca dell’asilo politico è avvenuta illegalmente.
L’ex presidente Correa, il quale ritiene che l’asilo politico di Assange sia stato revocato in funzione di un accordo, secondo il quale gli Stati Uniti spingerebbero per abbattere il debito pubblico ecuadoriano, ha accusato il suo successore di essere:
Il più grande traditore nella storia ecuadoriana e latino-americana, che ha messo a rischio la vita di Assange e umiliato l’Ecuador.
Da quanto affermato dal portavoce del ministero dell’Interno britannico, confermato poi anche da Scotland Yard, è emerso che Julian Assange è stato arrestato in relazione ad una richiesta provvisoria di estradizione da parte degli Stati Uniti.
Infatti, ad Assange è stato notificato un ulteriore mandato d’arresto a nome della autorità USA, dopo il suo arrivo alla sede centrale della polizia di Londra, con richiesta di estradizione sulla base della sezione 73 dell’Extradition Act per crimini informatici.
Nel frattempo, la donna che accusa Julian Assange di averla violentata in Svezia nel 2010 ha reso pubblico, tramite il suo legale, che chiederà alla procura di riaprire l’inchiesta contro il fondatore di Wikileaks, interrotta a maggio del 2017, a tre anni dalla prescrizione, perché le indagini non potevano avanzare.
Dopo l’arresto di Julian Assange, le donazioni a WikiLeaks si sono più che raddoppiate.
Nelle ore successive la notizia che l’ambasciata dell’Ecuador ha revocato l’asilo politico, l’organizzazione ha rinnovato la richiesta di contributi necessari a coprire le spese legali di Assange tramite Twitter.
Dalla Russia il portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, ha affermato che:
La mano della “democrazia” strangola la libertà.
Da parte sua Donald Trump, che nel 2016 aveva manifestato il suo appoggio a WikiLeaks a seguito della pubblicazione delle mail compromettenti su Hillary Clinton, ha fatto sapere che:
Non so nulla di Wikileaks e Julian Assange, non è una cosa che mi interessa. Vedremo quello che succederà ma non è la questione della mia vita.
Pochi giorni fa, però, è arrivata la sentenza della Southwark Crown Court di Londra che ha condannato Assange a cinquanta settimane di prigione; tuttavia potrà contare sul rilascio anticipato, dopo aver scontato metà della condanna, senza commettere ulteriori reati.
Il servizio stampa dell’organizzazione WikiLeaks ha definito scioccante, vendicativa e punitiva la sentenza nei confronti del fondatore. Ora non resta che attendere la decisione sulla richiesta di estradizione negli Stati Uniti, che segnerà, forse, la fine della corsa di Julian Assange.
Avvocato e redattrice, nonché co-fondatrice di Inchiostro Virtuale.
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