Parchi, giardini, riserve e spazi verdi: in alcuni di questi si nasconde un bellissimo labirinto, in cui perdersi un po’ prima di ritrovare la strada di casa. Se ne avete già visitato uno, sapete di cosa sto parlando. Se, al contrario, non siete mai stati in uno di questi posti, preparate scarpe comode ed eventuali valigie: oggi vi porto alla scoperta dei labirinti più belli.
Labirinto: spazio e tempo perduti
Il mito del labirinto compare in civiltà ed epoche diverse, in luoghi lontani, e risulta attuale oggi più che mai. Il gioco del perdersi per ritrovare se stessi, a contatto con il verde e la natura, offre innumerevoli varianti, da sperimentare da soli o in compagnia, con gli amici o con la famiglia. È una meta ideale per chi viaggia con i bambini.
Il labirinto è un simbolo che ricorre con enorme frequenza nella storia dell’umanità. Esso è presente in culture, miti e religioni più disparate, ma anche nell’arte e nella filosofia. La storia dei labirinti è complessa, intricata e affascinante, così come lo sono i percorsi che li strutturano.
Questi giardini sono fatti appositamente per perdere la cognizione dello spazio e del tempo: siepi chilometriche, interminabili e fittissime, che si innalzano a muro intorno al sentiero da percorrere. Luoghi in cui l’orientamento diventa difficile perché non si scorge l’orizzonte e il fogliame, talvolta tessuto in fantasiose sculture, modella giardini segreti in cui è piacevole perdersi, cercando di venire a capo di un meraviglioso enigma.
Le radici delle… siepi (e del mito)
Il labirinto è strettamente collegato al mito di Cnosso. Apollodoro, scrittore del I secolo a.C., descrive la storia di Teseo, il quale, grazie alla complicità di Arianna, riesce a uccidere il terribile Minotauro (il mostro metà uomo e metà toro), nascosto al centro del dedalo di Cnosso, a Creta, e a trovare poi la via d’uscita. Nel mito greco il labirinto è dunque una prigione da cui non si può fuggire, salvo casi eccezionali, e nell’Eneide nasconde infatti l’entrata dell’Ade.
L’arte tantrica vede nel labirinto l’aspetto mentale dello spirito. Nell’antico dedalo egizio, invece, viene rappresentata la struttura dell’universo. Gli Indiani d’America pensano che sia il passaggio da cui emersero ed entrarono nel mondo i loro antenati. In alcune regioni africane il labirinto ha la forma di una giostra strategica. Nell’isola di Malekula il dedalo è un gioco di abilità, mentre in India il kolam è una forma di buon auspicio. L’uomo medievale pensava che rappresentasse la via di un pellegrinaggio.
In Corea un labirinto contiene e conserva il più antico testo buddhista. Per il buddhismo il labirinto è un’immagine del mandala: il processo mediante cui il cosmo si è formato dal suo centro; attraverso un articolato simbolismo esso consente una sorta di viaggio iniziatico che permette di crescere interiormente.
Per la massoneria il dedalo è l’immagine della ricerca interiore: simboleggia la ricerca incessante della verità che prevede un cammino lungo, difficoltoso e generalmente solitario.
In Cina il labirinto ha una funzione di difesa contro gli assalti del male. I vialetti davanti alle case sono sempre di forma sinuosa perché c’è la credenza che il drago del male può camminare solo dritto e quindi non percorre strade curve.
Insomma, i labirinti portano in sé una molteplicità di significati, taluni reconditi, altri evidenti.
Ed ecco i labirinti migliori!
Dopo aver parlato di cosa sono e del loro significato, è giunto il momento di partire alla scoperta dei migliori giardini – labirinto in Italia e nel mondo. Come sempre, i suggerimenti sono legati al mio gusto personale, nulla vi vieta di… perdervi in altri.
Il labirinto della Masone, Fontanellato
Da sempre i Labirinti mi affascinano. Insieme ai Giardini, sono tra le fantasie più antiche dell’umanità. Il Giardino, o Eden – così bello che Adamo ed Eva, freschi di creazione, continuavano a stropicciarsi gli occhi – incarna l’innocenza e la felicità; il Labirinto è, invece, una creazione del Potere e una fonte di turbamenti. Riflette la perplessa esperienza che abbiamo della realtà.
Franco Maria Ricci
Il Labirinto della Masone è entrato a far parte ufficialmente, dal 1 gennaio 2015, del prestigioso circuito dei Castelli del Ducato di Parma e Piacenza. Presenta una pianta a stella, copre otto ettari di terreno ed è realizzato interamente con piante di bambù, provenienti dalla Liguria e dalla Francia.
Progettato da Franco Maria Ricci, con gli architetti Pier Carlo Bontempi e Davide Dutto, ospita spazi culturali per più di cinquemila metri quadrati, destinati alla collezione d’arte dello stesso Ricci (circa 500 opere dal Cinquecento al Novecento) e ad una biblioteca dedicata ai più illustri esempi di tipografia e grafica, tra cui molte opere di Giambattista Bodoni e l’intera produzione di Alberto Tallone. Completano questa collezione storica tutti i libri curati da Franco Maria Ricci in cinquant’anni di attività.
Al centro del labirinto di Fontanellato si trova una piazza di duemila metri quadrati contornata da porticati e ampi saloni, strutturati per ospitare concerti, feste, esposizioni ed altre manifestazioni culturali. Prospiciente la piazza, una cappella a forma piramidale ricorda il labirinto come simbolo di fede. Per i visitatori sono disponibili una caffetteria, un ristorante, uno spazio gastronomico parmigiano e, ovviamente, un bookshop.
Ho discusso di labirinti tutta la vita, con Italo Calvino, con Roland Barthes, con Jorge Luis Borges. Lui ne era ossessionato, li citava continuamente nei suoi racconti, come nel Tema del traditore e dell’eroe, dal quale Bernardo Bertolucci trasse il suo La strategia del ragno. Borges rimase ospite a casa mia venti giorni, negli anni Ottanta, e fu allora che iniziai a pensare di costruire un labirinto vero.
Franco Maria Ricci
Il costo del biglietto d’ingresso (intero 18 euro, ridotto fino a dodici anni, 10 euro) non è propriamente popolare. Tuttavia, vista l’ampia proposta di mostre, eventi e, perché no, ristorazione, lo consiglio caldamente. I cani sono bene accetti, ma in alcune galleria espositive non è consentito il loro accesso. E’ sempre aperto tranne il martedì. Informazioni in dettaglio nel sito ufficiale.
Il labirinto di Villa Pisani, Stra
Non si scorgeva di là dal cancello se non il principio di un tramite e una sorta di selva intricata e dura, un’apparenza misteriosa e folta. Dal centro dell’intrico s’alzava una torre, e in cima alla torre la statua di un guerriero pareva stesse alle vedette.
Il fuoco, D’Annunzio.
Villa Pisani, costruita per la nobile famiglia veneziana dei Pisani di Santo Stefano, è famosa soprattutto per il suo labirinto di siepi di bosso, uno dei tre labirinti in siepe sopravvissuti fino ad oggi in Italia. La costruzione della villa, del parco e del labirinto, che copre una superficie di duemila metri quadrati, fu commissionata dal procuratore Alvise Pisani, doge di Venezia nel 1735.
Il progetto del parco, ad opera dell’architetto padovano Girolamo Frigimelica de’ Roberti, è basato sull’incrocio di assi ottici. In fondo le scuderie per i cavalli furono create come finta facciata, una sorta di palcoscenico di sfondo per una società teatrale del 1700, e dove Carlo Goldoni inscenava le sue commedie. Anche oggi si rivive la stessa atmosfera, durante gli eventi estivi.
Al centro del labirinto è posizionata una torretta belvedere, sormontata da una statua di Minerva, protagonista del gioco “dama e cavaliere“. Sulla torre la dama col volto mascherato attendeva il cavaliere che doveva raggiungerla. Una volta arrivato, lei svelava la sua vera identità, ma era sempre una sorpresa, esprimendo così il desiderio inconscio di perdersi per poi ritrovarsi.
I cani, muniti di guinzaglio e museruola (e padroni educati) sono ammessi in tutto il parco, ma non nel labirinto.
Per tutte le informazioni, ecco il sito ufficiale. Sappiate però che il labirinto è chiuso da novembre a marzo.
D’Annunzio amava in particolar modo parchi e giardini. Ne è un esempio il Vittoriale, sua ultima dimora, di cui ho parlato qui.
Per chi ama la lavanda
Bisogna volare in Australia per visitare il labirinto di lavanda di Ashcombe Maze.
Si sviluppa su tremila metri quadrati ed è situato sulla collina che si affaccia sul pittoresco Arboretum di Ashcombe. Le oltre 4000 piante di lavanda sono state utilizzate per creare i percorsi tortuosi del labirinto che portano ad una piattaforma panoramica. Per creare un giardino con fiori di lavanda in fiore per dodici mesi all’anno, sono state utilizzate un’attenta selezione di piante ed uno speciale design del giardino, con oltre 40 varietà denominate, tra cui le varietà blu e malva e le varietà meno note di rosa, bianco e verde. I cartelli posizionati strategicamente attorno ai giardini aiutano il visitatore a riconoscere le differenze.
Durante la visita al labirinto della Lavanda, non bisogna perdere il vecchio e grande cedro piangente, l’albero della principessa giapponese (Paulownia) con i suoi fiori rosa pallido e i tre tipi di Tulip Tree (che possono richiedere fino a 25 anni per iniziare la fioritura). Ci sono anche gigantesche sequoie americane, che necessitano ancora di diverse centinaia di anni per raggiungere la loro piena altezza, e l’acero di corallo (Acer sango kaku “Sengkaki”), i cui steli diventano rosso intenso durante l’inverno.
E non solo…
Per i più tradizionalisti, ad Ashcombe si trova anche un “normalissimo” labirinto di siepi.
Piantato oltre quarant’anni fa, adesso si presenta in tutto il suo splendore con i suoi oltre tre metri di altezza e due di spessore. È composto da più di mille piante “Cupre macrocarpa” che gli conferiscono la sua consistenza rigogliosa e sempreverde. All’inizio, le piante erano posizionate ad intervalli di un metro, ma ogni anno la siepe cresce un po’ di più rendendo i percorsi leggermente più stretti (dettaglio che va considerato se si è portatori di sedie a rotelle o carrozzine).
Una delle caratteristiche più interessanti di Ashcombe Hedge Maze è il modo in cui viene mantenuta: non ci sono linee di corda o bordi dritti usati nel trim, quindi l’effetto complessivo è molto organico. Il taglio costante assicura che il fogliame verde lime del cipresso “risplenda” tutto l’anno. La siepe viene tagliata tre o quattro volte l’anno, usando tagliasiepi elettrici, scale e trampoli. Ogni carico di “scarti” deve essere trasportato attraverso il labirinto con una carriola, per questo il lavoro necessita ogni volta di un mese circa per completare l’operazione.
Per i visitatori, la sfida del labirinto di siepi di Ashcombe è trovare ognuna delle quattro bandiere di mosaico nelle due metà del labirinto. Il compito porta attraverso centinaia di metri di sentieri tortuosi nel labirinto sud fino al Garden Center, per poi affrontare quello nord. Anche se non eccessivamente complicato, ci vuole un po’ di tempo, inoltre (e qui sta il bello) ogni metà del labirinto ha un layout completamente diverso, quindi qualsiasi trucco elaborato durante il percorso che attraversa la prima parte, è del tutto inutile per affrontare la seconda.
Ashcombe si trova a sud di Melbourne, nella penisola Mornington. Informazioni e tanto altro nel loro sito.
Il labirinto di Hampton Court
Non volete lasciare il vecchio continente? Vi sentite un po’ re e regine? Il labirinto di Hampton Court è quello che fa per voi. Si trova nella zona Wilderness dei giardini, a nord del palazzo reale, situato nel distretto londinese di Richmond upon Thames.
Wilderness era la versione inglese di un boschetto francese. Le alte siepi, le panchine appartate e le tortuose strade ne facevano un luogo in cui i membri della corte reale potevano recarsi per la privacy e dove i signori in particolare potevano intrattenere le signore in privato. In origine i labirinti piantati erano due, ma solo uno è sopravvissuto.
Progettato da George London e Henry Wise e commissionato intorno al 1700 da Guglielmo III, il labirinto copre un terzo di acro, è di forma trapezoidale ed è il più antico labirinto di siepi sopravvissuto del Regno Unito. Originariamente era piantato usando carpino e successivamente ripiantato usando il tasso.
Entreremo qui, in modo che tu possa dire che ci sei stato, ma è molto semplice. È assurdo chiamarlo un labirinto. Continui a prendere la prima svolta a destra. Cammineremo intorno per dieci minuti, e poi andremo a pranzare.
Jerome K. Jerome, Tre uomini in barca (1889).
Attenzione a non prendere esempio da Harris, il protagonista del libro citato, che sottovaluta la difficoltà di risolvere l’enigma. Lui ed i suoi due amici si perdono disperatamente e dovranno essere salvati!
Prima della creazione di Hampton Court Maze, i labirinti a percorso unicursal o single erano la forma più popolare di labirinto nel Regno Unito. A differenza del labirinto dei puzzle, quello a percorso singolo ha un percorso, di solito a spirale, che si snoda verso un punto centrale.
Hampton Court Maze rappresentò una novità, con le sue numerose svolte e gli intriganti vicoli ciechi, tanto da diventare famoso per i suoi visitatori confusi. In media, ci vogliono 20 minuti per raggiungere il centro.
Vi lascio con quest’altro elogio ai giardini labirinto:
Dentro è di muri inestricabil cinto
che mille torce in sé confusi giri,
ma in breve foglio io ve’ darò distinto,
sì che nessun error fio che v’aggiri.
Siede nel mezzo un giardin del labirinto
che par che da ogni fronde amore spiri;
quivi in grembo a la verde erba novella
giacerà il cavaliere e la donzella.
Torquato Tasso, La Gerusalemme liberata, canto XIV, 76
E vi aspetto al prossimo viaggio!
Annalisa A.
Postilla: il Labirinto che non c’è più
Forse non sapete che anche Versailles era dotata di un giardino labirinto.
Progettato da André Le Nôtre nel 1665, inizialmente era un labirinto disadorno. Nel 1669, Charles Perrault consigliò Luigi XIV di includervi all’interno gruppi di fontane e sculture, a rappresentare le favole di Esopo. Il lavoro venne compiuto tra il 1672 ed il 1677.
Una volta completato nel 1677, il labirinto conteneva trentanove fontane con 333 sculture di animali in metallo dipinti. L’acqua per gli elaborati giochi venne fatta giungere dalla Senna grazie alla Macchina di Marly, che utilizzava le sue quattordici ruote ad acqua per far muovere le corrispettive 253 pompe a distanza di tre-quattro chilometri dal labirinto.
Questo capolavoro di arte, ingegneria e natura contribuì grandemente a rendere i giardini di Versailles una delle principali meraviglie che stupivano visitatori e diplomatici dall’estero.
Adducendo i costi di riparazione e mantenimento continui, Luigi XVI ne ordinò la distruzione un secolo dopo, nel 1778. Al suo posto venne piantato un arboreto di piante esotiche ed un giardino in stile inglese. Ribattezzato Bosquet de la Reine, divenne parte del giardino e fu teatro di un episodio dell’Affare della collana che compromise la regina Maria Antonietta nel 1785.
Giunta qui sicuramente da un mondo parallelo e da un universo temporale alternativo, in questa vita sono una grammar nazi con la sindrome della maestrina, probabilmente nella precedente ero una signorina Rottermeier. Lettrice compulsiva, mi piace mangiare bene, sono appassionata di manga, anime e serie TV e colleziono Lego.
In rete mi identifico col nick Lunedì, perché so essere pesante come il lunedì mattina, ma anche ottimista come il “primo giorno di luce”.
In Inchiostro Virtuale vi porto a spasso, scrivendo, nel mio modo un po’ irriverente, di viaggi, reali o virtuali.
Sono inoltre co-fondatrice, insieme a Jessica e Virginia, nonché responsabile della parte tecnica e grafica del blog.
Mi potete contattare direttamente scrivendo: a.ardesi@inchiostrovirtuale.it