Come il calciomercato è diventato l’elemento principale della narrativa sportiva, togliendo spazio ad argomenti ben più interessanti
Per un fanatico di calcio l’estate è quell’insopportabile lasso di tempo che va grossomodo dall’ultima giornata di campionato alla prima di quello successivo. In questo spazio tanta sabbia: quella della spiaggia e quella del deserto sportivo che si erge dinnanzi a molti, che cercano di attraversarlo senza rimanere mortalmente colpiti dall’arsura di calcio.
Certo, ci sarebbero numerose oasi che la perfida stagione offrirebbe in alternativa: un paio di tornei dello Slam di qua, un Mondiale di nuoto di là (particolarmente florido quest’anno), solamente per dire le prime due proposte alternative che vengono in mente; ma gran parte degli spettatori non conosce alternative al football. Negli anni dispari, inoltre, manca persino il viatico delle competizioni nazionali (per intenderci Mondiali o Europei) che, per quanto risultino disturbanti per le leghe nazionali, sono un’utile borraccia per sopravvivere sino alla nuova stagione.
L’esigenza in questi mesi, dunque, è quella di rifocillare il pubblico con notizie calcistiche, ché quelle inerenti ad altre nobili discipline non sembrano soddisfare la grande platea. Potrebbero allora essere proposte rubriche di approfondimento, sia sulla natura tattica del gioco che sui profili dei protagonisti; potrebbe aprirsi una sezione amarcord. Niente di tutto questo.
Il protagonista dell’estate è uno solo: il calciomercato. Facendo leva sull’argomentazione più retorica, il calciomercato è quella sessione durante la quale i tifosi possono sognare di vedere qualunque giocatore (o quasi) indossare la maglia della propria squadra. Questa visione sognante e romantica della finestra degli acquisti, però, è stata superata da ben altre necessità.
Nell’impoverimento generale della narrazione sportiva, nella difficoltà di attirare l’attenzione dei lettori facendo leva su argomenti tattici e agonistici, seppur farciti con una buona dose di epos (se eccessiva, quest’ultima può rivelarsi controproducente), gli aedi del calcio stanno virando su un nuovo elemento del racconto meta-sportivo: la serialità. Viviamo un’epoca in cui le serie televisive rappresentano un elemento culturale piuttosto influente; io stesso ho un certo numero di scadenze seriali da rispettare, penso di essere in buonissima compagnia. Talvolta si segue un determinato prodotto perché è “mainstream” (guai a dire “di moda”, non tira più) e diventa un argomento di conversazione come un altro (basti pensare a Game of Thrones, di cui abbiamo recentemente parlato).
Dunque, perché non munire di questi connotati anche il prodotto calcio? Per carità: l’elemento extracalcistico è vitale nell’epica sportiva, è sempre stato trattato. Ma qui non si parla più di delineare i profili e le abitudini dei protagonisti in campo, bensì di tessere una tela narrativa di quel misterioso coacervo di trattative che è il calciomercato. Si entra così in un mondo di giochi di potere, avidi procuratori e giocatori doppiogiochisti da far invidia al miglior House of Cards. Il racconto del trasferimento di un calciatore nasconde una serie di intrecci che, se contestualizzati in un certo modo, potrebbero dar vita ad un prodotto che se fosse targato Netflix o HBO risponderebbe agli standard qualitativi richiesti alle serie dalle emittenti in questione.
Non solo, ma se una trattativa è poco avvincente gli “sceneggiatori” possono aggiungere elementi abbastanza fantasiosi per dare pepe alla storia. Messi non ha ancora rinnovato col Barcellona? Aggiungiamo di un interesse del Manchester United, che non fa male a nessuno e rende la vicenda più intrigante, magari spacciando la notizia come esclusiva. Ovvio che non tutti seguono questo canovaccio, alcuni si attengono alla realtà dei fatti, ma una parte non irrilevante della stampa preferisce puntare su questo piuttosto che su contenuti qualitativamente migliori; senza nulla togliere alla qualità dei romanzi “calciomercatistici”, giammai! La domanda, evidentemente, è questa e va accontentata. Ma sta anche a chi offre il prodotto indirizzarla verso contenuti diversi e più costruttivi, perché a lungo andare sfogliare un quotidiano o aprire un sito sapendo che, probabilmente, tratterà di una notizia che non avrà seguito potrebbe stancare il lettore.
Il calciomercato andrebbe trattato come un piacevole companatico da accompagnare alle notizie più strettamente sportive, non una corsa all’oro fra giornalisti per dare un aggiornamento per primi.
Anche questa competizione ha dei risvolti avvincenti: mi è sempre piaciuto immaginare il giro di telefonate e i dispetti che si fanno gli esperti di mercato, le amicizie e i patti che stringono per le esclusive. Allo stato attuale mi viene in mente una sola trasmissione che tratta con intelligenza il tema del calciomercato, quale pretesto per parlare di calcio e di altri argomenti di un certo interesse, che è L’Originale, in onda su Sky. Il resto del panorama è abbastanza desolante. Pazienza, sinceramente d’estate ho le mie oasi sportive nelle quali fermarmi.
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Avvocato e pubblicista, non giudicatemi male. Per deformazione professionale seguo qualunque fatto d’attualità. Non sono malato di sport, mi limito a scandire i periodi dell’anno in base agli eventi sportivi. Ogni tanto provo a fare il nerd, con risultati alterni.
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