Trump mette fine allo shutdown

Lo shutdown più lungo della storia americana si è concluso grazie al raggiungimento di un accordo tra il Presidente Donald Trump e il Congresso, che consentirà la ripresa delle attività del governo federale, almeno fino al 15 febbraio.

Lo shutdown era iniziato il 22 dicembre, quando i Democratici, che, dopo le midterm elections, possono contare sulla maggioranza alla Camera, non hanno appoggiato la proposta di  Trump di includere nella legge di bilancio un fondo da 5 miliardi di dollari per costruire il famoso muro al confine col Messico, promesso durante le elezioni.

Ma in cosa consiste lo shutdown?

Il government shutdown consiste nel blocco delle attività amministrative e si verifica quando il Congresso non riesce ad approvare la legge di bilancio, nella quale è contenuto, per l’appunto, il rifinanziamento delle attività amministrative.

Prevista dall’Antideficiency Act, la procedura prevede che le attività governative non essenziali debbano essere sottoposte a un blocco, fino all’approvazione di un rifinanziamento da parte del Congresso.

Durante lo shutdown, il personale dei vari dipartimenti della pubblica amministrazione, giudicato non essenziale, viene mandato in congedo non retribuito, anche se successivamente si attiva una procedura di pagamento retroattivo dei lavoratori interessati.

Nel 2018 si sono verificati tre shutdown: il primo, scattato tra il 20 e il 23 gennaio, sul Daca, provvedimento di Obama a tutela dei clandestini minorenni; il secondo, a febbraio, a causa di un disaccordo sulle politiche di bilancio; il terzo, iniziato a dicembre, che ha lasciato a casa 800mila dipendenti federali.

Dopo oltre 34 giorni di shutdown, il Presidente Trump, il cui indice di gradimento stava colando a picco, ha stretto un’intesa con i Democratici.

L’accordo è solamente temporaneo, però. Riapre il governo solo fino al 15 febbraio, come ha precisato Trump; data entro la quale le parti dovranno trovare un accordo definitivo sul muro.

Abbiamo raggiunto un accordo per porre fine allo shutdown. Firmerò un decreto per riaprire le attività governative fino al 15 febbraio e farò in modo che tutti i dipendenti ricevano gli arretrati quanto prima. 

Un comunicato della Casa Bianca pubblicato su Twitter sostiene che decine di parlamentari Democratici abbiano chiesto a Trump di riaprire le attività federali del governo offrendo in cambio un parziale finanziamento del muro, ma considerando che i Democratici, compatti e irremovibili, hanno visto un netto aumento dei consensi da parte dell’elettorato, una simile ipotesi, al momento, sembra difficile.

Secondo la Cnn, un ruolo chiave nella decisione di Trump lo hanno giocato i ritardi registrati nell’aeroporto LaGuardia di New York.

La Federal Aviation Administration, cioè l’agenzia del governo USA che si occupa dell’aviazione civile, a un certo punto è stata costretta a bloccare temporaneamente i voli in arrivo nello scalo, a causa della carenza di controllori di volo dovuta allo shutdown, così come negli aeroporti di New York, New Jersey, Philadelphia, Orlando e Atlanta.

Sembra improbabile che nelle prossime tre settimane ci possano essere grandi svolte. Trump continuerà a chiedere finanziamenti per il muro e i Democratici ad opporsi.

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Se le parti non riusciranno a trovare un accordo, le prospettive possibili sono solamente due: un nuovo shutdown, oppure la dichiarazione di emergenza nazionale al confine sud, che permetterebbe a Trump di aggirare il Congresso e finanziare il muro con fondi attualmente destinati ad altro.

Scritto da:

Virginia Taddei

Avvocato e redattrice, nonché co-fondatrice di Inchiostro Virtuale.
Potete contattarmi inviando una mail a v.taddei@inchiostrovirtuale.it