I suoni del cinema - Claudio Sorrentino doppiaggio

Scopriamo I suoni del cinema, il podcast del celebre doppiatore Claudio Sorrentino, per approfondire la storia del doppiaggio

Trovare un punto di contatto fra Richie Cunningam (Happy Days), Vincent Vega (Pulp Fiction), William Wallace (Braveheart) e Topolino potrebbe sembrare all’apparenza molto difficile. In realtà questi personaggi – tutti molto rilevanti nella cultura pop – hanno condiviso qualcosa di essenziale: Claudio Sorrentino, doppiatore fra i più celebri della sua generazione. Quella del doppiaggio è sempre stata una professione molto particolare, da un lato esaltata perché costituisce un’eccellenza italiana, dall’altro spesso bistrattata perché rea di inficiare la purezza del prodotto originale. Forse per restituire una prospettiva storica al doppiaggio, Sorrentino ha realizzato un interessante podcast radiofonico per Radio Techete’, intitolato I suoni del cinema (qui il link). Il prodotto è suddiviso in dieci puntate da 18 minuti ciascuna, format che rende l’ascolto del programma molto agevole e poco impegnativo.

Il tema del podcast

I suoni del cinema ricostruisce la storia del doppiaggio dagli albori fino agli Anni Ottanta, lasciando aperta la possibilità di un nuovo ciclo di puntate dedicato agli anni più recenti. Sorrentino inizia la sua trasmissione effettuando un necessario excursus sull’evoluzione tecnologica dei registratori (alla quale dedica tutta la prima puntata) e del cinema (che occupa buona parte del secondo episodio), per poi iniziare la vera ricostruzione storica del doppiaggio, con l’ultima puntata dedicata esclusivamente al lavoro nei film animati.

Il percorso di Sorrentino parte dai primi doppiatori oriundi statunitensi e affronta fasi storiche come quella dell’italianizzazione dei nomi in epoca fascista e l’esilio dei doppiatori dalla televisione, che non dovevano comparire sul piccolo schermo per non far associare la propria voce al loro aspetto fisico.

Viene restituita l’importanza storica del doppiaggio quale mezzo essenziale per la diffusione del cinema straniero (soprattutto statunitense) in un Paese con un tasso di analfabetismo ancora troppo alto per utilizzare i sottotitoli; allo stesso tempo, sono sottolineati i diversi sacrifici che, soprattutto agli albori, i doppiatori erano costretti a fare. Sullo sfondo non viene mai meno l’evoluzione socio-culturale italiana, che indirettamente ha influenzato l’evoluzione del doppiaggio, che nel frattempo vede i suoi protagonisti dividersi soprattutto a seguito della nascita di diverse associazioni di doppiatori.

Lo stile narrativo

Lo stile adottato da Sorrentino per raccontare questa storia è estremamente sobrio e forse un po’ disorienta rispetto allo storytelling barocco ed infarcito di dettagli al quale molti documentari moderni ci hanno abituati. La scelta, oltre che dalla sensibilità del narratore, è probabilmente dettata anche dalla necessità di mantenere il formato molto snello, nonostante il racconto ricopra diversi decenni.

Questo non vuol dire che ci siano delle lacune, ma semplicemente che mancano quelle aggiunte che potrebbero mettere un po’ di pepe al racconto. D’altronde, la scelta è quella di descrivere l’evoluzione storica del doppiaggio, senza addentrarsi (se non in parte) nelle vicende personali dei suoi protagonisti. Ad arricchire il prodotto ci sono veramente tanti estratti audio originali, alcuni dei quali sono autentiche chicche ormai molto datate.

Uno sguardo al futuro

Nonostante, come detto precedentemente, la storia narrata da Sorrentino si fermi agli Anni Ottanta, non manca uno sguardo sul futuro della professione che, come già accaduto in passato, sarà probabilmente influenzata dall’evoluzione tecnologica. Gli strumenti che saranno a disposizione in un futuro non troppo lontano potrebbero stravolgere le tecniche di doppiaggio per come le conosciamo.

Ciononostante Sorrentino, di fronte a questa possibilità, non lascia trasparire alcun senso di profanazione del mestiere ma, come molti altri suoi colleghi, sembra consapevole del cambiamento del pubblico e della fruizione dei prodotti moderni. Il numero di utenti che visualizzano film e serie tv in lingua originale, infatti, sono in costante aumento e non rendono più così essenziale né richiesto il doppiaggio degli stessi.

Tuttavia la scarsa conoscenza dell’inglese dell’italiano medio rende il doppiaggio uno strumento ancora importante per poter godere appieno del film da un punto di vista visivo, senza essere distratti dalla lettura dei sottotitoli, seppur poi si perdano alcune sfumature vocali e alcuni accenti impossibili da replicare in italiano. Il dibattito sull’opportunità di doppiare i film (che, come si apprenderà sentendo la trasmissione, dura da più tempo di quello che si pensi) sembra destinato a rimanere aperto e senza un vincitore.

Perché vi consigliamo I suoni del cinema?

I suoni del cinema riesce a dipingere un quadro completo di come si è evoluto il mondo del doppiaggio fino agli Anni Ottanta, dando qualche indizio di cosa potrebbe diventare in futuro. Sorrentino mostra sì l’orgoglio di appartenere alla categoria dei doppiatori, ma non scade mai nell’autoreferenzialità, mostrandosi consapevole sia dei meriti della sua professione sia dei suoi limiti.

Il prodotto, pur essendo pensato per un pubblico privo di conoscenze specifiche, risulta piacevole anche a chi abbia più familiarità col mondo del doppiaggio. Sarebbe interessante sentire un nuovo ciclo di puntate dedicato agli anni più recente, ma purtroppo ben si comprende come possa essere spinoso trattare la contemporaneità del proprio contesto lavorativo.

Bonus Track: per capire il lavoro (artistico e non) che il doppiaggio riesce ancora ad offrire, consigliamo la lettura di questo articolo sul doppiaggio di Ford v. Ferrari (in italiano tradotto con Le Mans ’66 – La Grande Sfida).

Consigli di lettura

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Scritto da:

Lorenzo Picardi

Avvocato e pubblicista, non giudicatemi male. Per deformazione professionale seguo qualunque fatto d'attualità. Non sono malato di sport, mi limito a scandire i periodi dell'anno in base agli eventi sportivi. Ogni tanto provo a fare il nerd, con risultati alterni.
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