Settima parte della rubrica Vacanze in salute
Quando si programma una vacanza al mare bisogna mettere in conto l’eventualità d’incontrare le meduse – sempre più alta a causa dei cambiamenti climatici e del minor numero di tartarughe, loro predatrici naturali1 – perché possono causare punture dolorose e potenzialmente mortali. Trattandosi di eventi piuttosto comuni, è importante sapere cosa aspettarsi e come comportarsi in caso di contatto accidentale. Leggere questa guida, settima parte della rubrica Vacanze in salute, potrebbe darvi una marcia in più.
Quando preoccuparsi?
Diciamo sin da subito che la maggior parte delle meduse sono innocue per l’uomo, infatti solo 100 delle oltre 10.000 specie note sono pericolose e non tutte allo stesso modo.
La medusa luminosa (Pelagia noctiluca, una scifomedusa) è quella che desta più preoccupazione nel Mediterraneo in quanto è molto urticante e molto frequente, tant’è che si può incontrare tutto l’anno, soprattutto in primavera-estate. Ha un ombrello rosa-violaceo di 6-12 cm di diametro, tentacoli lunghi fino a 2 m e s’illumina quando punge.
Altre specie importanti sono il polmone di mare (Rhizostoma pulmo) – una scifomedusa urticante molto frequente in primavera-autunno, tra le più grandi dei nostri mari con i suoi 40 cm di diametro – e la vespa di mare (Carybdea marsupialis), una cubomedusa molto urticante, frequente in estate-autunno.
Il veleno delle meduse mediterranee, da urticante a molto urticante, dà luogo a reazioni cutanee più o meno estese e talvolta può causare reazioni anafilattiche.
Diverso è il discorso per le meduse oceaniche, in particolare quelle tropicali e subtropicali, le cui punture causano sintomi sistemici fino alla morte del malcapitato. Si tratta della caravella portoghese (Physalia physalis) e delle cubomeduse australiane: Carukia barnesi e Chironex fleckeri, in assoluto la più pericolosa.
Che sintomi provocano le punture di meduse?
I sintomi delle punture dipendono in primis dalla potenza del veleno – una miscela di tossine che le meduse inoculano attraverso gli cnidociti, cellule specializzate disseminate lungo i tentacoli – variabile da una specie all’altra, ma anche l’area di contatto e la sensibilità individuale incidono sulla loro entità. Vediamoli.
1) Reazioni e sintomi locali
Il contatto causa generalmente segni rossi simili a frustate accompagnati da bruciore intenso, che possono cospargersi di vescicole e andare in necrosi. Dopo 4-24 ore possono comparire anche dolore, prurito e gonfiore.
Un altro tipo di reazione locale è la dermatite del bagnante, molto pruriginosa, che si manifesta quando le larve della medusa ditale (tipica delle acque atlantiche) rimangono intrappolate tra la pelle e il costume da bagno.
Benché meno frequenti, le punture possono interessare anche gli occhi e causare dolore, dilatazione delle pupille (midriasi) e offuscamento della vista; più raramente aumentano la pressione endoculare.
2) Reazioni e sintomi sistemici
Se la superficie di contatto è estesa, possono manifestarsi sintomi sistemici quali mal di testa, vertigini, debolezza muscolare e perdita di sensibilità. Il contatto ripetuto può causare shock anafilattico nelle persone sensibilizzate al veleno.
Le punture di meduse tropicali e subtropicali, che iniettano tossine molto potenti, possono provocare anche:
- nausea, vomito e perdita di coscienza, nel caso della caravella portoghese;
- la sindrome di Irukandji, che si manifesta con crampi muscolari, vomito, ansia e sudorazione, talvolta ipertensione (che può portare a emorragia intracranica) e insufficienza cardiaca, nel caso di Carukia barnesi;
- rapida depressione cardiorespiratoria e morte, nel caso di Chironex fleckeri.
Come si trattano le punture di meduse?
La cura migliore è la prevenzione: non bagnarsi se ci sono meduse e – se si è abbastanza esperti – rimettere in acqua con un retino quelle spiaggiate. Riguardo alla pratica piuttosto diffusa di acchiappare le meduse e farle seccare in spiaggia, si tratta di un’azione sanzionabile dal Codice Penale (art. 544-ter sul maltrattamento degli animali2) oltre che crudele e ingiustificata.
In caso di “sciami di meduse”, bisogna contattare la Capitaneria di Porto competente chiamando il numero gratuito 1530.3
Punture di meduse non tropicali
Quando si viene punti da una medusa bisogna uscire dall’acqua e non grattarsi, perché gli cnidociti – ancoratisi alla pelle – potrebbero inoculare altro veleno.
Cosa fare:
- lavare la parte offesa con acqua di mare senza strofinare la cute;
- rimuovere eventuali residui di tentacoli con le pinzette o una carta plastificata, passandola a taglio sulla lesione;
- applicare un impacco freddo per alleviare il dolore per 5-15 minuti;4
- se necessario riapplicare l’impacco per altri 5-10 minuti;
- se il dolore non passa, si può applicare un gel astringente al cloruro di alluminio o una crema antinfiammatoria all’idrocortisone.
Cosa evitare:
- acqua dolce, alcol o ammoniaca, perché favoriscono la diffusione del veleno;
- bendaggi, per il motivo di cui sopra;
- se la puntura non è provocata da cubomeduse, l’aceto peggiora la situazione.5
Se la reazione cutanea è molto grave o compaiono sintomi sistemici bisogna recarsi al pronto soccorso.
Punture di Carybdea marsupialis
Dopo il lavaggio con acqua di mare e la rimozione dei residui, si procede con l’aceto per prevenire la diffusione del veleno e poi di nuovo con acqua di mare. Dopodiché si applica un impacco caldo per alleviare il dolore.
Punture di meduse tropicali e subtropicali
Le punture delle cubomeduse australiane e della caravella portoghese causano sintomi ben più gravi delle meduse nostrane, tanto da richiedere spesso e volentieri il ricovero. Per il veleno di Chironex fleckeri esiste un antidoto di dubbia efficacia,6 che viene somministrato insieme al magnesio solfato per potenziarne gli effetti.
Consigli di lettura
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Riferimenti bibliografici:
- dott.ssa Francesca Assisi (Medico Tossicologo, specialista in Anestesia e Rianimazione) con la collaborazione di dott.ssa Elisa Malavasi (specialista in Tossicologia Medica) e dott. Andrea Francesco Stella (specialista in Farmacologia Medica) del Centro Antiveleni di Milano.
Come prevenire e curare le intossicazioni da animali velenosi nell’area mediterranea (guida in pdf); - cosa fare quando incontri… una medusa, dal sito del WWF;
- Codice Penale – art. 544 ter (maltrattamento di animali);
- guida all’identificazione delle meduse e di altri organismi gelatinosi del Mediterraneo, a cura di ARPAM – Agenzia regionale per la protezione ambientale Marche;
- DeLoughery EP. There’s something in the water: an overview of jellyfish, their stings, and treatment. Int Marit Health. 2022;73(4):199-202. DOI: 10.5603/IMH.2022.0034. PMID: 36583407 (pdf da Google Scholar).
Crediti fotografici
In apertura, foto di cathinspanje da Pixabay.
Giornalista pubblicista, ex collaboratrice de L’Unione Sarda.
Sono cofondatrice e caporedattrice di Inchiostro Virtuale.
Per contattarmi, inviate una mail a: j.zanza@inchiostrovirtuale.it