Recensione di Far From Home, ultimo film dedicato all’amichevole Spider-Man di quartiere, costretto ad allontanarsi proprio dal suo quartiere per crescere come eroe
Dopo il colossale successo di Avengers: Endgame, il Marvel Cinematic Universe aveva l’arduo compito di mettere a posto i pezzi delle enormi conseguenze che il film aveva portato con sé e di proporre un prodotto che potesse rompere il ritmo serrato che gli ultimi due film degli Avengers (inframmezzati da Capitan Marvel) avevano imposto; l’arduo compito è stato assegnato al più popolare eroe della Casa delle Idee, Spider-Man, con il capitolo Far From Home.
Avevamo parlato molto bene del primo capitolo di questo nuovo Spider-Man, soprattutto per l’ottima interpretazione di Tom Holland, credibile sia come Peter Parker che come Spider-Man (fra i predecessori, Tobey Maguire era un eccellente Peter Parker ma non altrettanto valido come Spider-Man, comunque più che buono; per Andrew Garfield invece vale il contrario). Insomma, le aspettative su questo film non erano poche. Vedremo se le ha rispettate nella solita recensione a strati, con tanto di parte spoiler (ben segnalata) per chi ha già visto il film.
Recensione senza spoiler
Far From Home, come detto, inizia qualche mese dopo gli eventi di Endgame. In prima battuta va detto come in pochissimi minuti la pellicola riesca a togliersi di dosso l’eredità dell’ultimo Avengers, spiegando in maniera chiara e concisa le sue conseguenze sull’universo narrativo cinematografico della Marvel. Il rischio di essere un film votato solamente a mettere a posto i pezzi del predecessore c’era, ma è stato prontamente evitato, pur tenendo ben presenti i riferimenti narrativi entro i quali muoversi, in primis quello dell’eredità lasciata da Tony Stark, mentore del protagonista.
Liberato da questo primo imbarazzo, il film può iniziare a seguire la propria strada, incentrata sul viaggio in Europa (che parte da Venezia) di Peter e dei suoi compagni di scuola. Sarebbe meglio però dire che Far From Home segue le proprie strade e non soltanto una, perché ha due diverse anime, ognuna incarnata da una metà della proiezione.
Impressioni sulla prima parte del film
La prima ora abbondante sembra riprendere esattamente gli stessi motivi di Homecoming e lo stesso tono da commedia rivolta soprattutto ad un pubblico giovane, con (probabilmente troppi) siparietti comici quasi tutti riusciti. Al centro di tutto c’è la gita e la difficoltà del protagonista di relazionarsi con la ragazza di cui è invaghito (MJ, interpretata da una convincente Zendaya).
I combattimenti contro i nuovi nemici (chiamati Elementali, poiché ognuno associato ad un elemento naturale) che minano la serenità della sua vacanza sembrano essere meno importanti rispetto al piano che ha Peter per dichiararsi a MJ. Nell’economia del film, anzi, appaiono come espedienti per rompere un po’ il ritmo.
D’altronde, il messaggio che inizialmente si vuole far passare è che Peter voglia staccare un po’ dalla vita da supereroe, testimoniata dal continuo evitare Nick Fury, il capo dello SHIELD (una sorta di servizi segreti in salsa Marvel). Alla fine di questa godibile prima metà di film, tuttavia, si rimane un po’ interdetti perché non sembra esserci alcun momento di crescita per il personaggio e la ricerca dell’espediente comico sembra essere l’obiettivo principale di Far From Home.
Impressioni sulla seconda parte del film
Fortunatamente, la seconda metà smentisce questo presentimento e ci presenta un film diverso, pur rimanendo fedele allo spirito che i Marvel Studios hanno impostato per questa versione di Spider-Man. Il ritmo diviene molto alto, non ci sono tempi morti ed aumenta la suspense. La gita passa in secondo piano perché da un certo punto in avanti la crescita del ragazzo deve convivere con quella dell’eroe, che finalmente prende maggior consapevolezza di sé e del suo ruolo. In questo percorso, il giovane protagonista cerca un nuovo mentore in Mysterio, nuovo vigilante venuto da un’altra dimensione per sconfiggere la minaccia degli Elementali.
Proprio il rapporto con questo personaggio sarà fondamentale per la maturazione del personaggio. Sullo sfondo, poi, ci sono un paio di tematiche attualissime come quello sulle apparenze e sulla diffusione di notizie false, male tipico del nostro tempo. Presente anche il tema, tipico dell’Uomo Ragno, del potere e delle responsabilità, seppur riproposto in maniera meno cupa rispetto a quanto avvenuto nelle precedenti incarnazioni cinematografiche del franchise. Nonostante il tono scanzonato, tuttavia, le rinunce che la vita da supereroe comporta sono abbastanza chiare.
Questa seconda parte di Far From Home presenta senza dubbio la miglior scena visiva che si ricordi in un film della Marvel, grazie ad effetti speciali ai massimi livelli e ad una sapiente regia, e mostra scene di combattimento ben coreografate, originali e soprattutto chiare; lo spettatore non rischia mai di perdersi a causa dell’alto numero di elementi presenti sullo schermo in questi frangenti.
I protagonisti di Far From Home
Quanto agli attori, Tom Holland ormai padroneggia il ruolo perfettamente e conferma l’impressione di avere una marcia in più rispetto ai suoi pur ottimi predecessori. Se saranno confermati i piani a lunghissimo termine sul suo personaggio, sarà interessante vedere se in futuro saprà mostrare anche sfumature più mature e diverse di Peter Parker, dal momento che l’obiettivo di Marvel e Sony sembra quello di mostrarne una crescita graduale (anche perché una riproposizione sempre uguale alla lunga potrebbe stufare).
La palma di miglior attore del film, però, spetta a Jake Gyllenhaal, capace di portare sul grande schermo un Mysterio fedelissimo alla sua controparte cartacea (anche visivamente, ma qui i meriti vanno cercati altrove) e molto intrigante, attorno al quale ruotano gran parte delle tematiche di Far From Home e senza il quale non sarebbe stato possibile fare quel passo in avanti.
Fra i comprimari, invece, Zendaya rispetto al primo film ha un altro minutaggio e un’altra importanza. Nonostante la sua MJ sia una rivisitazione piuttosto diversa della Mary Jane fumettistica, il suo è un personaggio molto più originale di gran parte degli interessi amorosi che ci vengono propinati nei film di genere. Bene anche il resto del cast, anche se spesso è relegato ad un ruolo macchiettistico (che però, come detto, spesso funziona).
In ultimo, la colonna sonora è molto ben curata e accompagna bene i diversi momenti della pellicola.
Riflessioni finali
In definitiva, Spider-Man: Far From Home è un passo in avanti rispetto al riuscito capitolo precedente. La regia di Jon Watts è sembrata in crescita, nonostante avesse già mostrato picchi notevoli in Homecoming. Le scene d’azione sono probabilmente le migliori realizzate in una pellicola dedicata all’Uomo Ragno, mentre Holland e Gyllenhaal riescono ad elevare il livello del tutto con una recitazione perfettamente aderente ai propri personaggi.
Qualcuno ha gridato al miglior film di Spider-Man di sempre, ma se è possibile fare paragoni fra singoli elementi con i lavori del passato, è impossibile farne in toto fra opere diverse per genere, toni ed intenti; sono pellicole più complementari che alternative (soprattutto le prime due di Sam Raimi), che esplorano aspetti diversi di Peter Parker. Ci limitiamo a dire che la visione è sicuramente consigliata (mi raccomando alle due scene dopo i titoli di coda, che mischiano totalmente le carte in tavola per il futuro della serie!), soprattutto se volete leggere la parte spoiler che segue.
Recensione con spoiler
- Nonostante la massima vaghezza lasciata sulla trama, probabilmente anche il lettore più sprovveduto saprà che Mysterio in realtà è l’antagonista della pellicola. Nemico di vecchissimo corso di Spider-Man (debutta nel 1964), la sua rappresentazione sullo schermo era una sfida sia per un look che poteva sembrare bislacco nel passaggio carta-live action, sia perché non dotato di particolari poteri se non le sue illusioni. Mai timore fu più infondato, dal momento che il suo design è credibile e la sua minaccia è concreta. Visivamente sono state citate delle scene direttamente dalle tavole degli anni Sessanta, come appare in maniera chiara qui sotto (tavola presa da Amazing Spider-Man #67).
- Nonostante il film si chiuda con la morte del villain, qualcuno sul web ha già rilanciato un’interessante teoria circa una sua possibile sopravvivenza, giustificabile con l’ennesimo trucco del Signore delle Illusioni.
- I due nuovi costumi che Peter utilizza nel film traggono parziale ispirazione da due divise, una utilizzata in un universo alternativo ambientato negli Anni Trenta, l’altra proprio in occasione di una collaborazione del personaggio con lo SHIELD (come avviene in Far From Home).
- Sempre a proposito di uniformi, qui potete trovare l’elenco di quelle citate mentre il protagonista lavora al suo nuovo costume per la battaglia finale (nella n. 1 hanno allegato un’immagine sbagliata, ndr).
- Anche il fatto che sia MJ a scoprire praticamente da sola l’identità segreta di Peter è un rimando ai fumetti, per la precisione ad Amazing Spider-Man #259.
- Nella prima delle due scene durante/dopo i titoli di coda (riduttiva chiamarla così, essendo il vero finale del film) il ruolo del vulcanico J. Jonah Jameson viene ripreso dal premio Oscar J.K. Simmons, che ebbe il ruolo già nella trilogia di Sam Raimi. Ad oggi rappresenta probabilmente il casting più indovinato mai fatto per un personaggio a fumetti, perciò la Marvel ha deciso di riaffidarsi allo stesso attore. L’unica differenza, in questo caso, è che il Daily Bugle è un sito online e non un giornale e che, giusto per segnare un piccolo punto di rottura con la precedente versione, Simmons non indossa alcun parrucchino per riproporre il tipico capello a spazzola di JJJ ma è lasciato calvo così com’è realmente l’interprete.
- Sempre a proposito di Jameson, proprio nel numero di debutto di Mysterio (il già citato Amazing Spider-Man #13) il giornalista dipinge Mysterio come un eroe, così come accade nella scena dopo i titoli.
- Non è la prima volta che l’identità di Peter diventa pubblica, dal momento che durante l’evento fumettistico Civil War (da cui è tratto l’omonimo film di Capitan America) decise di smascherarsi pubblicamente (gli effetti di questa azione furono cancellati nella peggior storia dell’Uomo Ragno, che ne ha stravolto la continuity). Curioso notare come già all’epoca (parliamo del 2006) la notizia ebbe un enorme risalto mediatico, tanto che persino il Corriere della Sera ci fece un articolo (era fra le “top news” del giorno, ancora lo ricordo). Immaginate in un mondo “spoilerofobico” come l’attuale cosa sarebbe sarebbe successo alla redazione del Corriere per aver rivelato in anticipo rispetto alla pubblicazione italiana un evento del genere!
- Nei fumetti Ned Leeds e Betty Brant sono due personaggi molto diversi, entrambi giornalisti del Daily Bugle. Quello che non cambia, però, è la loro storia d’amore, decisamente più tormentata rispetto a quella scanzonata di Far From Home.
- Già dalle prime informazioni diffuse prima del lancio, era possibile capire che Mysterio mentiva riguardo al Multiverso. Quando parla delle diverse realtà alternative, dice che quella di Spider-Man è Terra-616. La Marvel tiene scrupolosamente numerate tutte le realtà alternative create, qualunque sia il loro medium (fumetti, film, videogiochi). L’Universo Cinematografico Marvel è catalogato su Terra-199999, mentre Terra-616 è l’universo canonico dei fumetti. Difficilmente avrebbero stravolto questa numerazione.
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