I risvolti clinici della “profezia che si autodetermina”
Molto spesso si sente parlare dell’effetto placebo, cioè l’effetto positivo che si manifesta dopo aver assunto un rimedio in cui si ripone fiducia. Forse non tutti sanno, però, che esiste anche il risvolto della medaglia – l’effetto nocebo – che, al contrario, può manifestarsi quando si hanno aspettative negative. Scopriamone di più!
Perché si manifesta l’effetto nocebo?
Come scritto poc’anzi, l’effetto nocebo (dal latino, “nuocerò“) è un evento negativo, che può insorgere quando le persone non hanno fiducia in un trattamento – o addirittura lo temono – ed è caratterizzato dalla comparsa o dall’aggravamento dei sintomi pre-esistenti.1
Le aspettative negative che derivano da esperienze passate, dai pregiudizi o dalla comunicazione non efficace degli operatori sanitari, infatti, possono portare alla “profezia che si autodetermina”. In parole povere, se il paziente teme che un farmaco (o una sostanza che crede tale) non faccia alcun effetto o provochi reazioni avverse, ecco che queste previsioni si realizzeranno.
È il caso, per esempio, di uno studio in cui 120 pazienti hanno assunto la finasteride (un farmaco per la prostata ingrossata), tra i cui effetti indesiderati vi è la difficoltà di erezione. Tra i pazienti informati di questa possibile reazione, il 43,6% ha accusato disfunzioni sessuali, contro il 15,3% in cui sono comparse senza alcuna informazione.
Un altro esempio interessante riguarda un gruppo di pazienti trattati con il remifentanil, un oppioide usato nella terapia del dolore: mentre chi aveva fiducia nel farmaco ha tratto benefici, chi era pessimista non ha riportato alcun miglioramento (infatti è possibile che il pessimismo possa alterare i livelli di endorfine e dopamina, neurotrasmettitori che regolano il dolore e l’umore, causando gli effetti negativi2).
Come prevenire l’effetto nocebo?
Alla luce di quanto visto finora, dunque, è chiaro che l’effetto nocebo sia un problema da non sottovalutare, perché può spingere i pazienti ad abbandonare le terapie. Ma si può prevenire? La risposta è sì, facendo attenzione a cosa e come si comunica.3 L’obiettivo, infatti, è quello di informare gli assistiti senza allarmarli, soprattutto se sono ansiosi, depressi, facilmente suggestionabili o con personalità aggressive o ostili, e perciò predisposti a svilupparlo.
Ad esempio, si potrebbero esaltare gli aspetti positivi della terapia o istruire i pazienti, scegliendo con cura i gesti e le parole, perché si sa:
Le parole sono gli strumenti più potenti che un dottore possieda, ma le parole, come una lama a doppio taglio, possono mutilare e guarire (Bernard Lown).
Consigli di lettura
Se l’articolo vi è piaciuto, cliccate sul seguente link per scoprire se la coppettazione riduce il dolore.
Riferimenti bibliografici:
- Planès S, Villier C, Mallaret M. The nocebo effect of drugs. Pharmacol Res Perspect. 2016 Mar 17;4(2):e00208. DOI: 10.1002/prp2.208. PMID: 27069627; PMCID: PMC4804316;
- Häuser W, Hansen E, Enck P. Nocebo phenomena in medicine: their relevance in everyday clinical practice. Dtsch Arztebl Int. 2012 Jun;109(26):459-65. DOI: 10.3238/arztebl.2012.0459. Epub 2012 Jun 29. PMID: 22833756; PMCID: PMC3401955;
- Chamsi-Pasha M, Albar MA, Chamsi-Pasha H. Minimizing nocebo effect: Pragmatic approach. Avicenna J Med. 2017 Oct-Dec;7(4):139-143. DOI: 10.4103/ajm.AJM_59_17. PMID: 29119079; PMCID: PMC5655643.
L’articolo ha uno scopo puramente illustrativo e non sostituisce il rapporto medico-paziente.
Giornalista pubblicista, ex collaboratrice de L’Unione Sarda.
Sono cofondatrice e caporedattrice di Inchiostro Virtuale.
Per contattarmi, inviate una mail a: j.zanza@inchiostrovirtuale.it