Azione Contro la Fame denuncia: a sette anni dalla risoluzione 2417 dell'ONU, la fame è ancora usata come arma di guerra.

Azione Contro la Fame lancia l’allarme

Milano, 31 luglio 2025. Gli aiuti umanitari internazionali sono in grave difficoltà e se, da un lato, crescono costantemente i bisogni, dall’altro, alcuni dei principali Paesi donatori si stanno tirando indietro. Con il taglio da parte dell’Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale (USAID), infatti, viene meno il contributo del più grande donatore al mondo di aiuti umanitari e cooperazione allo sviluppo, con conseguenze devastanti per milioni di persone in molti Paesi.

Se gli Stati Uniti porteranno avanti il ritiro sistematico degli aiuti internazionali, ogni anno potrebbero morire circa 14 milioni di persone, di cui 4 milioni e mezzo i soli bambini di età inferiore ai 5 anni: è questo l’allarme lanciato da uno studio pubblicato il 1° luglio sulla rivista britannica The Lancet.

L’impatto sui progetti di Azione Contro la Fame

In Repubblica Democratica del Congo, per esempio, circa 12.000 bambini sotto i 5 anni non ricevono più trattamenti per malattie infantili comuni, il numero di visite nei centri sanitari di Azione Contro la Fame si è dimezzato e 650 nuovi casi di malnutrizione severa registrati non possono essere curati.

Anche nella Provincia di Cabo Delgado, in Mozambico, duramente colpita da otto anni di conflitti armati e sfollamenti, più di 30.000 persone hanno perso l’accesso ad aiuti alimentari a causa della sospensione di progetti salva-vita.

In Madagascar due basi operative sono state chiuse, 200 dipendenti licenziati e 10 cliniche mobili sospese, a danno di oltre 5.000 bambini severamente malnutriti e 1.900 bambini malati.

In Ucraina è stato sospeso il supporto psicologico a 200 bambini e alle loro famiglie; in aggiunta, 8 centri sanitari, che assistono circa 18.000 persone, non hanno potuto ricevere le attrezzature e la formazione necessarie. Infine, altri Paesi come Ciad, Nigeria, Burkina Faso, Giordania e Afghanistan stanno risentendo in modo grave della drastica riduzione, sospensione o temporanea interruzione degli aiuti.

«Gli aiuti internazionali si trovano a un punto di svolta. La situazione globale sta peggiorando a dismisura a causa dell’aumento dei conflitti, delle crisi climatiche e delle carestie e, al contempo, gli strumenti di coordinamento degli aiuti umanitari internazionali si stanno indebolendo. Proprio per questo è ancora più importante che i Paesi europei si assumano le proprie responsabilità e colmino le lacune create dai tagli. Anteporre gli interessi geopolitici è una minaccia per le radici stesse della solidarietà internazionale. È drammatico e impensabile che i nostri team si trovino ad affrontare il difficile compito di dover decidere tra chi aiutare e chi no. Quando siamo costretti a chiudere centri sanitari o cliniche mobili, cerchiamo sempre delle soluzioni temporanee per continuare a fornire assistenza ai bambini e alle loro famiglie. Ma non sempre è possibile e, talvolta, l’assistenza vitale si interrompe e i bambini muoiono», afferma Jan Sebastian Friedrich-Rust, CEO di Azione Contro la Fame.

Azione contro la Fame

Azione Contro la Fame è un’organizzazione umanitaria internazionale impegnata a garantire a ogni persona il diritto a una vita libera dalla fame. Specialisti da 46 anni, prevediamo fame e malnutrizione, ne curiamo gli effetti e ne preveniamo le cause. Siamo in prima linea in 56 paesi del mondo per salvare la vita dei bambini malnutriti e rafforzare la resilienza delle famiglie con cibo, acqua, salute e formazione.

Guidiamo con determinazione la lotta globale contro la fame, introducendo innovazioni che promuovono il progresso, lavorando in collaborazione con le comunità locali e mobilitando persone e governi per realizzare un cambiamento sostenibile. Ogni anno aiutiamo 21 milioni di persone.

Maggiori informazioni su www.azionecontrolafame.it