Un libro scritto dalle donne per le donne
Quante volte abbiamo sentito pronunciare la fatidica frase: “L’Italia non è un paese per donne”? Potrebbe sembrare pura retorica e, invece, chi meglio dell’universo femminile può confermare quanta verità si celi dietro un ritornello apparentemente scontato?
Sia in veste di mogli che di figlie, sia in qualità di madri, di lavoratrici o di semplici studentesse, sono molti gli ostacoli quotidiani che una donna deve affrontare e certamente di gran lunga maggiori rispetto a quelli che pesano sulle spalle degli uomini. Sulla figura femminile, nel nostro Paese, grava ancora buona parte del lavoro domestico e della cura dei figli, tanto per citare esempi particolarmente significativi. Molti sono anche i retaggi di una cultura maschilista ancora – ahinoi! – imperante e di cui abbiamo notizia quotidianamente, spesso in modo tragico, nei numerosi e ormai dilaganti episodi di violenza sulle donne.
Non è un paese per donne: l’antologia al femminile
Non è un paese per donne non è, però, solo una triste definizione dell’Italia, la quale in base all’indice europeo dell’uguaglianza di genere conquista il triste risultato di essere fra gli stati europei con la minore parità dei sessi: è anche il titolo di una straordinaria antologia di racconti tutta al femminile. Un libro che si rivolge alle donne, ma non solo e che è stato scritto interamente da donne. Si tratta, più nel dettaglio, di quattordici racconti realizzati da diverse scrittrici che narrano la “straordinaria normalità” femminile.
Ed è proprio questa la bellezza che caratterizza tale raccolta, curata da Carmen Pellegrino e Cristina Zagaria: narrare quello che è un ossimoro solo apparente, trasmettere ai lettori storie di donne straordinariamente normali, che si pongono in netta antitesi con un certo modello di icona femminile che, per anni, ci è stato propinato dai media e continua ancora ad essere veicolato.
Ci riferiamo, in particolare, alla figura della cosiddetta “donna-corpo”, espressione che, inevitabilmente, richiama alla mente le cronache delle modelle che si sono “convertite” alla politica o delle escort e, più in generale, ci restituisce lo spaccato di una parte dell’universo femminile che considera il proprio corpo alla stregua di una merce di scambio, una scorciatoia per poter fare carriera più velocemente e con meno sacrifici.
Storie di donne straordinamente normali
L’idea di questa antologia di racconti è nata la sera del 13 febbraio 2011, data che certamente molti ricorderanno poiché è stata la giornata della mobilitazione femminile “Se non ora, quando?”, concepita proprio in risposta ad un certo modello di donna sbandierato dai media e con l’obiettivo di difendere la dignità dell’essere donna, che si esplica in ogni aspetto della vita quotidiana. Il gruppo che sta dietro la genesi di tale libro ha scelto un nome molto significativo, per identificarsi e in cui, certamente, possiamo riconoscerci tutte noi donne: funambole, donne che camminano sul filo:
“Irriducibili equilibriste tra la vita che scorre fuori e quella che s’increspa dentro, in sfida ogni giorno per una quotidiana stabilità, che si fatica a ottenere”.
Ci potremo ritrovare indubbiamente in tutte le storie scritte dalle autrici, ciascuna diversa per formazione e provenienza geografica, storie che si ispirano alla quotidianità e che cercano di raccontarcela in tutti i suoi molteplici e variegati aspetti, con toni che variano dal comico al drammatico. Se dovessimo trovare un minimo comune denominatore, potremo dire certamente che è l’autenticità: infatti, anche quando non si ispirano a storie realmente accadute, questi racconti racchiudono all’interno una grande naturalezza, si ispirano alla vita vera, quella di tutti i giorni e l’immedesimazione con almeno una delle figure femminili sorge spontanea.
Rideremo con le vicende di una delle protagoniste alle prese con l’ansia di non essere mai abbastanza bella e brava (chi non l’ha provata almeno una volta nella vita?!). Questa insicurezza cronica le fa sognare ogni notte di trovarsi di fronte ad una giuria di personaggi dello spettacolo che la inchiodano alle proprie responsabilità, rimproverandola di scegliere sempre ciò che è sbagliato. Stuzzicheremo la nostra curiosità attraverso la storia immaginaria di una donna che in estate, quando la maggior parte delle persone si trova fuori città, cura le piante dei vicini e, così facendo, entra nelle loro case e scopre le loro vite.
Ci commuoveremo di fronte alla vicenda di una madre che ha lottato con forza e caparbietà per difendere il figlio dall’orrore di cui può essere capace l’uomo: pensiamo alla storia tragicamente vera di Matilde Sorrentino, la donna che ha combattuto e trovato il coraggio di denunciare una banda di pedofili che ha stuprato il figlio a Torre Annunziata e che è stata uccisa proprio per aver sfidato la paura, infrangendo certe logiche omertose. Ricorderemo la lotta portata avanti da alcune donne dei comuni vesuviani contro l’apertura della discarica di Terzigno, a tutela della salute dei propri figli.
Rifletteremo anche sui bellissimi rapporti di solidarietà e aiuto reciproco che, spesso, riescono ad instaurarsi nell’universo femminile, grazie alla storia di una donna anziana che scrive il suo diario, per non dimenticare il passato e la cui esistenza si intreccia con quella di una bambina che a sua volta tiene un diario, per poter inventare e costruire il proprio avvenire. Quelli citati non sono che alcuni esempi del multiforme caleidoscopio in rosa che si delinea attraverso le pagine di “Non è un paese per donne”.
Perché consigliamo Non è un paese per donne?
Nessun racconto delude, tutti catturano e si lasciano leggere piacevolmente. Questo libro rappresenta davvero una piccola grande rivoluzione, la rivoluzione della normalità e riesce a dare finalmente voce in modo diretto e sincero a tutte quelle donne che, come ricorda l’ormai scomparsa Miriam Mafai nella prefazione:
“Ogni giorno lavorano (o cercano un lavoro), studiano (spesso con notevole successo), si occupano dei propri figli (con le difficoltà determinate dalla mancanza dei servizi sociali), stabiliscono reti di solidarietà e di affetti”.
Per troppo tempo queste donne, che sono la maggioranza, non hanno avuto adeguata voce e sono state oscurare da una immagine femminile artefatta e lontana da quella che è la realtà di tutti i giorni, il vissuto delle nostre città, dei nostri paesi. È tempo, quindi, di rivendicare a spada tratta l’essenza dell’essere donna, che non è apparire, ma è prima di tutto essere, essere autentiche e questo libro ce lo ricorda egregiamente. La rivoluzione, oggi, non è essere perfette a tutti i costi, ricorrere alla chirurgia estetica per raggiungere un ideale di bellezza senza tempo, sfruttare il proprio corpo per raggiungere obiettivi più o meno condivisibili.
È certamente molto più rivoluzionaria la normalità, che significa non mollare, lottare per affrontare le difficoltà, tessere rapporti di amicizia e solidarietà, combattere per la famiglia o per il lavoro, sognare, immaginare e costruirsi un futuro, camminare sul filo senza precipitare (e qui torniamo alla tanto cara immagine delle funambole), rivendicare il diritto ad essere felici e ad essere straordinariamente normali. Ma perché tutto ciò possa realizzarsi pienamente, occorre che vengano garantite adeguate condizioni di partenza non soltanto economiche e sociali, ma anche culturali. La letteratura, in questo caso, ha avuto il grande merito di portare alla ribalta questa rivoluzione della normalità. Spetterà alla politica trovare risposte per far si che il gap, ancora troppo ampio, che ci divide da altri paesi europei venga colmato e per poter finalmente affermare, con orgoglio e numeri alla mano, che anche l’Italia è un paese per donne.
Consigli di lettura
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Stefania Baudo