Prosegue la collaborazione con Eco Internazionale
Eccoci di nuovo a dare spazio alla collaborazione con Eco Internazionale, questa volta volando a Cuba. Giuseppe Sollami ripercorre gli eventi di una delle dittature più longeve ed importanti al mondo, quella di Fidel Castro, e ne valuta l’eredità anche alla luce della politica di liberalizzazione adottata poi dall’ascesa al potere del fratello Raul. Buona lettura!
Un articolo di Giuseppe Sollami
Fidel Alejandro Castro Ruz, questo il nome completo, è nato a Birán, una cittadina cubana della provincia di Hologuín il 13 agosto del 1926. La sua storia è legata alla storia di Cuba stessa, essendo stato, per circa sessanta anni il leader indiscusso della Rivoluzione, assumendo tutte le cariche politiche di potere: Presidente dello Stato di Cuba dal 1976 al 2008, Primo Ministro dell’isola dal 1959 al 2008, segretario del Partito comunista cubano dal 1961 al 2011, caratteristiche che lo rendono un dittatore puro.
Nella scaletta dei dittatori più longevi troviamo, tra i più importanti, quella nordcoreana di Kim II Sung, al potere dal 1948 al 1994, quella del vicino Mu’ammar Gheddafi, dal 1969 al 2011 e quelle europee di Spagna e Portogallo: Francisco Franco e António Salazar durarono circa un quarantennio.
Abbandonando le classifiche, bisogna analizzare quali sono stati e quali saranno gli impatti del prima e dopo Castro, considerando il fragile ma evolutivo rapporto con i vicini statunitensi, oltre ai rapporti con il mondo.
L’ascesa al potere del fratello di Fidel, Raul, ha aperto un periodo di liberalizzazione nel paese: circolazione dei cittadini cubani, investimenti da parte di società estere e soprattutto il processo di disgelo con gli Stati Uniti, sotto la mediazione del Vaticano e del Canada: un processo che ha messo fine, temporaneamente, al lungo periodo di tensioni, embarghi e minacce che durava dalla crisi dei Missili cubani del 1961, quando l’allora Unione Sovietica inviò dei missili a medio raggio sull’isola, mettendo a serio pericolo le coste statunitensi distanti non più di 90 miglia: ciò creò tensioni al mondo intero, convinto di un’imminente battaglia nucleare che avrebbe annientato il nostro pianeta. Fortunatamente tutto si risolse, con la “santa” mediazione di Papa Giovanni XXIII che venne ringraziato pubblicamente anche da un ateo Nikita Chruščëv e forse, proprio a causa di questa destabilizzazione del terrore, trovò la morte il Presidente statunitense J. F. Kennedy.
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