Boris 4

Fra timori di eccessiva nostalgia ed emozione per un ritorno insperato, vediamo come se la cava la nuova stagione della serie cult Boris

Viviamo nell’epoca d’oro della nostalgia. A prescindere dal medium di riferimento, l’industria tende a riprendere franchise di venti-trenta-quaranta anni fa per proporne sequel, remake o reboot. L’abuso di operazioni di questo tipo ha iniziato a indisporre una parte del pubblico, che spesso accoglie con scetticismo l’annuncio di prodotti di questo genere. Questo meccanismo (qui estremamente semplificato e che meriterebbe un approfondimento) si è innescato anche quando è stata annunciata la quarta stagione di Boris, la celebre serie cult ambientata sul set di una fiction italiana, mostrando con ironia ed intelligenza i vizi che inquinano il mondo dello spettacolo italiano.

Un’impresa ardua

Toccare Boris significa fare i conti con la serie italiana che ha maggiormente influenzato il linguaggio e la cultura pop nostrani. Grazie anche ad una riscoperta avvenuta negli anni recenti, oggi molti suoi tormentoni sono espressioni entrate nel gergo quotidiano (quantomeno internettiano). Il rischio di rimetterci mano era non solo quello di non cogliere l’essenza di Boris e di snaturarlo, ma anche quello di abusare e di svilire alcuni di questi leitmotiv. Un po’ come accadde con Jack Sparrow nel quinto e dimenticabile Pirati dei Caraibi, il rischio era di trovarsi di fronte personaggi diventati parodie di loro stessi. L’operazione era rischiosa e parte dello zoccolo duro dei fan, per quanto emozionata, era già rassegnata a rimanere delusa dalla nuova ragione. Invece il prodotto confezionato e rilasciato il 26 ottobre su Disney Plus ha reso giustizia alle stagioni originali.

La trama della quarta stagione

Probabilmente è anche passato abbastanza tempo per permettere a Boris di avere qualcosa da dire. Nella stagioni originali, come detto, veniva esplorato il mondo delle fiction italiane, mentre il film di Boris buttava un occhio al cinema nostrano. Nello iato fra la terza e la quarta stagione c’è stata invece l’inesorabile e straripante affermazione delle piattaforme streaming, che hanno cambiato in maniera definitiva il nostro modo di fruire di contenuti multimediali ma anche la loro stessa realizzazione.

La scelta degli autori, dunque, è quella di spostare René, Stanis, Corinna, Duccio e tutta la squadra sul set di una serie sulla vita di Gesù prodotta per La Piattaforma, evidente parodia di Netflix, con tutte le differenze che questo comporta: dai confronti con i vertici internazionali alla dipendenza dall’Algoritmo, che decide con calcoli precisi cosa avrà successo fra gli spettatori (e quindi quali progetti approvare). Nonostante questo respiro più internazionale, rimarranno i soliti difetti “molto italiani” sul set, ed è bello vedere il contrasto fra queste due anime finirà per rivelare che forse fra le due c’è meno distanza di quanta si pensasse.

Spezzone della quarta stagione di Boris su Disney plus

Perché guardare Boris 4?

Ci sono diversi elementi che rendono piacevole questa nuova stagione.

1) Protagonisti invecchiati bene

La prima è aver saputo rappresentare i propri protagonisti fedeli a loro stessi ma, allo stesso tempo, cambiati dagli anni passati. Nessuno è diventato la macchietta di se stesso (a differenza di Jack Sparrow), nessuno è fuori luogo né sembra essere riproposto fuori tempo massimo (merito, però, delle idee originali che sono ancora attualissime). Questo è stato reso possibile anche da performance mediamente ottime degli attori, che sembrano non essere mai usciti dai rispettivi personaggi; un senso di naturale continuità che è rassicurante per gli spettatori e che rivela un profondo legame fra gli interpreti e le loro maschere.

Inoltre, le poche aggiunte al cast si integrano piuttosto bene con il contesto generale, senza magari lasciare il segno. Forse si sente un po’ la forzatura di aver voluto inserire tutti (ma proprio tutti) i personaggi delle serie passate, alcuni presenti per timbrare il cartellino e poco più; magari con un paio di puntate in più si sarebbe potuto approfondire meglio qualcuno dei comprimari senza affaticare la stagione, che arriva alla fine delle sue otto puntate senza nessuna inutile lungaggine, lasciando la sensazione di una chiusura che si sperava arrivasse un pochino dopo.

Non sono mancati poi i tributi ai membri della squadra originale che non ci sono più, vale a dire Roberta Fiorentini (che interpretava Itala) e Mattia Torre, storico sceneggiatore (ed anima) di Boris. Questo secondo omaggio, in particolare, è stato realizzato con una delicatezza rara, che non riuscirei a paragonare a niente di simile.

2) Nuove frasi distintive

Un altro enorme merito di Boris 4 è quello di non essersi crogiolati troppo sui suoi punti di forza e sui propri tormentoni, rischiando di sfociare in una serie di autocitazioni stantie. Certo, qualche ammiccata al passato c’è, ma certe battute di culto non sono state minimamente pronunciate. Anzi, gli autori sono stati fenomenali nel creare nuove frasi distintive che già sembrano aver preso piede fra gli spettatori. Se iniziate a leggere in giro gente che scrive “lo dimo” (e, personalmente, mi sta capitando spesso) sappiate che è merito di Boris 4.

Questa forza innovatrice è la sintesi di questa quarta stagione: un prodotto che ha radici nel passato e non lo ignora, ma lo usa come punto di partenza piuttosto che come porto sicuro nel quale rimanere a navigare senza rischiare. Boris aveva il compito di non diventare “Gli occhi del cuore” e, per quanto ci riguarda, ci è riuscito benissimo.

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Scritto da:

Lorenzo Picardi

Avvocato e pubblicista, non giudicatemi male. Per deformazione professionale seguo qualunque fatto d'attualità. Non sono malato di sport, mi limito a scandire i periodi dell'anno in base agli eventi sportivi. Ogni tanto provo a fare il nerd, con risultati alterni.
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