
Azione Contro la Fame raccoglie le testimonianze dei rifugiati e degli operatori in Africa e Medio Oriente.
Milano, 20 giugno 2025. Spinti dai conflitti, dal cambiamento climatico e dalla povertà, sono milioni le persone che in tutto il mondo che oggi si trovano intrappolate in un ciclo crescente di sfollamento.
La siccità in Somalia, ad esempio, spinge ogni anno migliaia di rifugiati climatici nel campo profughi di Dadaab in Kenya. Sia a causa di spostamenti forzati sia per migrazione volontaria, le persone attraversano i confini in cerca di sicurezza e opportunità, ma spesso si trovano a vivere condizioni ancora peggiori di quelle da cui sono fuggite. La regione sta diventando una porta girevole di migrazione e avversità.
Più di 100.000 persone hanno lasciato il Ciad per il Sudan, ma qui il conflitto armato ha causato un’escalation della crisi umanitaria e il peggioramento dell’emergenza alimentare. Le organizzazioni umanitarie, pur cercando di alleviare la sofferenza, affrontano la scarsità di risorse e, dal 2023 a oggi, più di 820.000 persone provenienti dal Sudan hanno cercato rifugio nel Sud Sudan.
Tuttavia, anche il Sud Sudan deve affrontare le proprie sfide, tra cui conflitti, gravi inondazioni e crisi alimentare, che hanno costretto milioni di persone a spostarsi: le condizioni di insicurezza hanno lasciato circa 2 milioni di persone sfollate all’interno e oltre 2 milioni di rifugiati nei Paesi vicini.
Alcuni di coloro che hanno lasciato il Sud Sudan si sono diretti nella Repubblica Democratica del Congo (RDC), dove gli scontri tra forze militari e ribelli stanno alimentando l’insicurezza e la fame. Di conseguenza, decine di migliaia di persone hanno lasciato la RDC per la Repubblica Centrafricana, dove shock migratori simili hanno condotto milioni di persone, molte delle quali senza accesso a beni di prima necessità, a spostarsi verso il Ciad. E questo ciclo continua a ripeters.
In occasione della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, Azione Contro la Fame riporta storie di chi ogni giorno affronta questa emergenza nel mondo.
Siria: rifugiati in Libano tra esilio e speranza
Il Libano continua a ospitare il maggior numero di rifugiati pro capite e per chilometro quadrato al mondo, con circa 1,5 milioni di rifugiati siriani. Sia coloro che sono fuggiti anni fa, sia quelli che sono scappati di recente. Arrivano senza nulla, affrontando una realtà segnata da risorse scarse, finanziamenti ridotti per gli aiuti umanitari e crescenti tensioni sociali. In luoghi come Hermel, Akkar e Fekehe, i rifugi sono sovraffollati, l’acqua non è potabile e focolai di malattie come il colera restano una minaccia.
Azione Contro la Fame continua a rispondere ai bisogni della popolazione rifugiata siriana con attività di nutrizione, igiene e assistenza alle madri, ma i bisogni restano enormi. In molti rifugi, le famiglie condividono una sola stanza, senza privacy, materassi a sufficienza e con accesso limitato ai servizi di base.
Mentre il mondo rivolge lo sguardo verso altri conflitti, in Siria milioni di persone restano intrappolate tra un passato che hanno perso e un futuro che ancora fatica ad arrivare. Il mancato intervento non solo condanna queste famiglie alla sofferenza, ma destabilizza ulteriormente una regione già sull’orlo del collasso.
Leila – nome fittizio per proteggerne l’anonimato – è una rifugiata siriana di 56 anni fuggita in Libano dopo la caduta del governo di Bashar al-Assad nel dicembre 2024. Ha attraversato il confine dopo aver visto suo fratello essere ucciso davanti ai suoi occhi. Dei suoi sette figli, uno è morto, due sono rimasti in Siria e quattro sono fuggiti con lei. “Ho molta paura per i miei figli, non voglio che vengano uccisi”, rileva. Cerca lavoro per sfamare la famiglia e dorme con loro su un materasso a terra.
“Mi mancano i fiori”, riassume in un messaggio, semplice e struggente, la nostalgia di milioni di rifugiati siriani: ritrovare la bellezza di una vita che non c’è più.
Dall’inizio della guerra in Siria nel 2011, oltre un decennio di violenze e sfollamenti ha segnato intere generazioni. La caduta del governo di Bashar al-Assad nel dicembre 2024 non ha portato la speranza attesa e l’economia in crisi, le infrastrutture distrutte, la mancanza di lavoro e i conflitti armati continuano a spingere le famiglie alla fuga.
Anche Rima è fuggita dopo il cambio di governo, nel marzo 2025, quando violenze settarie e esecuzioni sommarie nella zona costiera hanno costretto oltre 80.000 persone a cercare rifugio in Libano. La maggior parte si è stabilita ad Akkar, nei governatorati del nord, nella Bekaa e a Baalbek-Hermel.
Ciad: rifugiati sudanesi vittime dimenticate della crisi
Dallo scoppio della guerra in Sudan, il 15 aprile 2023, 8 milioni di sudanesi sono fuggiti dai combattimenti e più di 620.000 di loro hanno trovato rifugio in Ciad, in particolare ad Adré, nella provincia di Ouaddaï, nella speranza di poter provvedere alle proprie famiglie.
Con un accesso molto limitato ai servizi di base, la provincia di Ouaddaï è una delle più vulnerabili del Paese. L’arrivo dei rifugiati ha aggravato i bisogni della popolazione locale e creato tensioni in città, poiché alcune famiglie sono state accolte su terre che gli abitanti di Adré non possono più coltivare. Trovare terreni per ospitare centinaia di migliaia di rifugiati è complicato: le agenzie delle Nazioni Unite e le autorità ciadiane stanno cercando di trasferirli in campi ufficiali fuori città, ma l’iniziativa procede lentamente a causa dei finanziamenti insufficienti. I nuovi campi si trovano molto più lontano dal confine e molti rifugiati, come Salma, rifiutano di andarci.
“Siamo venuti qui per trovare rifugio e ora ci chiedono di andare in un campo ancora più lontano. Abbiamo provato ad affittare una casa in città, ma costa 10.000 franchi CFA ed è difficile permetterselo”.
Azione Contro la Fame è attiva nel campo profughi di Metché dove, tra le altre madri, anche Salma partecipa a un workshop su salute mentale, alimentazione e supporto psicosociale (MHPSS). Sedute intorno ad Agnès, operatrice psicosociale, le giovani madri abbassano lo sguardo, schiacciate dal peso dei ricordi e dell’ansia di riuscire a nutrire le proprie famiglie.
“Facciamo tanti incubi. Abbiamo perso i membri della famiglia e siamo molto stressati. Qui, ci sentiamo un po’ a casa grazie al sostegno di Agnès, ormai come una sorella per noi. Anche i bambini si sentono meglio e chiedono spesso di venire in clinica per partecipare alle attività”, rivela Salma.
Mentre fuggivano in Ciad, molte di queste madri, che con i loro bambini rappresentano l’89% dei rifugiati sudanesi in Ciad, sono state esposte all’aggressione.
“Le madri che sono state violentate potrebbero rifiutarsi di allattare a causa di un tabù sessuale. Questo provoca uno svezzamento precoce, che porta alla malnutrizione”, spiega l’impatto dello stress sull’allattamento Evariste Kajibwami Ndjovu, responsabile del programma MHPSS ad Adré e prosegue, “il fatto che le donne abbiano problemi di salute mentale significa che non hanno appetito e questo comporta conseguenze per lo stato nutrizionale dei bambini non ancora svezzati”.
Giordania: pratiche igieniche e sanitarie nel campo di Azraq
La Giordania è il terzo paese in Medio Oriente per numero di rifugiati ospitati. A 83 km da Amman, nel deserto, sorge il campo di Azraq, che ospita oggi circa 41.000 persone di cui il 61% è rappresentato da bambini, che non hanno ancora conosciuto altro al di fuori del campo.
In Giordania, dal 2015 Azione Contro la Fame gestisce le infrastrutture idriche e igienico-sanitarie del campo: approvvigionamento d’acqua, latrine comuni e impianti per le acque grigie. Soltanto nel 2023, i programmi hanno sostenuto circa 6.000 rifugiati. Grazie al lavoro congiunto tra rifugiati, territori e ONG, il sistema idrico è stato reso operativo nel 2017 e il 60% delle famiglie ha adesso accesso a latrine private, mentre il restante 40% utilizza servizi comuni.
Tuttavia, permangono ancora delle sfide: carenza d’acqua, atti di vandalismo e accesso diseguale alle risorse. I fondi umanitari sono in calo e l’attenzione dei donatori si sposta verso approcci di sviluppo a lungo termine, mettendo a rischio i servizi essenziali del campo. Gli abitanti di Azraq restano fortemente dipendenti dagli aiuti umanitari, con opportunità economiche ancora molto limitate.
Husam Alyousef, operatore di Azione Contro la Fame nel campo rifugiati di Azraq, racconta:
“Dal 2014 il nostro campo ospita circa 41.500 rifugiati siriani, creato per alleviare la pressione su Zaatari. Il mio ruolo consiste nella gestione di attività come l’installazione e il miglioramento delle latrine private, essenziali per garantire sicurezza e privacy, specialmente alle donne e alle ragazze, che spesso evitano le latrine pubbliche per paura. Nel 2023 abbiamo riqualificato oltre 700 latrine, rendendole più sicure e igieniche con muri solidi, porte e pavimenti in cemento, collegate alla rete fognaria, migliorando anche le condizioni per anziani e persone con disabilità. L’accesso alle risorse idriche ci consente di poter ricevere 2.200 metri cubi al giorno, distribuiti tramite rubinetti pubblici accessibili. Alcune persone, però, collegano i propri mezzi con tubi non autorizzati, causando sprechi e rischi sanitari. Lavoriamo dunque molto sulla sensibilizzazione per mantenere connessioni sicure a vantaggio dell’intera comunità”.
Azione Contro la Fame
Azione Contro la Fame è un’organizzazione umanitaria internazionale impegnata a garantire a ogni persona il diritto a una vita libera dalla fame. Specialisti da 46 anni, prevediamo fame e malnutrizione, ne curiamo gli effetti e ne preveniamo le cause. Siamo in prima linea in 56 paesi del mondo per salvare la vita dei bambini malnutriti e rafforzare la resilienza delle famiglie con cibo, acqua, salute e formazione.
Guidiamo con determinazione la lotta globale contro la fame, introducendo innovazioni che promuovono il progresso, lavorando in collaborazione con le comunità locali e mobilitando persone e governi per realizzare un cambiamento sostenibile. Ogni anno aiutiamo 21 milioni di persone.
Per saperne di più: www.azionecontrolafame.it
Crediti fotografici
Foto di apertura: Ana-lina Thoueille per Azione Contro la Fame.