Si è concluso da pochi giorni il CICAP Fest 21.
Il festival della scienza e della curiosità è giunto alla sua quarta edizione, e questa volta ha scelto come filo conduttore il tema dell’incertezza.
L’incertezza: dopo un secolo pazzesco di scoperte che hanno cambiato la nostra vita rendendola, almeno in Occidente, più agiata e sicura, essa è un’ombra alla quale abbiamo dovuto riabituarci.
Il 2020 ha fatto franare la terra sotto i piedi di molti. Abbiamo trovato rifugio nella tecnologia per non scomparire dalle giornate di chi ci ha sempre sostenuto o ci ha scoperto da poco, magari proprio in tempo di pandemia.
Navigare l’incertezza
Abbiamo rischiato di non poter ritornare in presenza, ma abbiamo cavalcato la tempesta del nostro tempo; e siamo tornati a Padova, per un fine settimana che ci ha fatto riassaporare l’emozione del dibattito dal vivo, abbiamo trovato un equilibrio tra i distanziamenti, le mascherine e i controlli, e il calore della compagnia.
L’incertezza, dunque. A posteriori, un ottimo architrave per il CICAP Fest, in quanto è stata raccontata in tutti i modi possibili: dai complotti all’esplorazione spaziale, dagli inganni della mente al futuro del lavoro e dell’inclusione.
La campagna #pensoCICAP
In concomitanza con il Fest, il CICAP ha lanciato un appello a cittadini, giornalisti e soprattutto istituzioni a servirsi di un pensiero critico.
Questo ultimo anno e mezzo ha visto fiorire nuove teorie del complotto e una pericolosa deriva dell’informazione, più assetata di avere like e condivisioni che di ragionamento lento e conoscenza.
Il risultato è che la paura delle persone è lievitata insieme alla sfiducia nei confronti della scienza.
Naturalmente questo appello non è circoscritto all’evento del CICAP Fest, ma dovrebbe diventare un’abitudine pensare e verificare prima di condividere una notizia.
Le nostre parole sono come un sasso che rotola lungo un pendio.
Con il dubbio come bussola… Per tornare a riveder le stelle
Ora, chi vi scrive lo fa dal punto di vista privilegiato di chi ha visto la magia svolgersi e ha contribuito, pur in piccolissima parte, a questa magia.
Lo sapete benissimo anche voi: dappertutto si assiste a timidi tentativi di ripresa di incontri all’aperto e al chiuso, e ci sono mille limiti, il numero di posti è nettamente inferiore alla domanda delle persone che vorrebbero assistere.
Nel momento in cui la tua coordinatrice di nono livello ti chiede di prestare il tuo smartphone – e le tue gambe – al compito di far partecipare anche chi non ha potuto, tu già pensi che sia un’ottima trovata; ma se il titolo fa l’eco a quel Poeta che trovò rifugio nella tua città dopo l’esilio, beh, questa equivale a una chiamata alle armi.
Settanta chilometri
È più o meno la distanza percorsa in tre giorni avanti e indietro per il centro di Padova. Ma la fatica non la sentivi. Era compensata dal senso di appartenenza a qualcosa di più grande, un esercito di magliette arancioni a segnalarti un porto sicuro: le trovavi in Piazza Eremitani, non troppo distante dalla Cappella degli Scrovegni, all’Agorà e all’Auditorium di San Gaetano, nel magnifico Palazzo Bo; erano itineranti, alle pause riempivano bar e ristoranti, e grazie a quel colore ci si riconosceva e salutava pur senza conoscersi di persona.
La realtà del CICAP Fest, che era cominciata con il gesto formale di piazzare cartelli nei luoghi dell’evento, aveva fatto presto a installarsi tra le maglie del tessuto culturale di Padova.
Ci siamo ritrovati nel bel mezzo di matrimoni, spettacoli di strada con enormi bolle di sapone, fisarmoniche, violini suonati con maestria.
Poi c’erano i momenti di spensieratezza prima di un intervento… Ricordo uno dei protagonisti del Fest, Paolo Attivissimo, mentre fingeva di avere poteri paranormali su un carrello per videocamera, qualche ora prima di vestirsi da signor Spock per una sfida tra Star Wars e Star Trek.
Un battito di ciglia
Il grande privilegio è stato di poter virtualmente assistere a tutto. C’era la necessità di coinvolgere la gente e ho avuto finalmente l’impressione di come tutto sia cambiato in pochi anni. Da una parte c’era una realtà già ben consolidata fatta di regia e post-produzione, destinata a durare a lungo negli archivi: dall’altra c’era la ripresa spontanea, più emotiva, utile a descrivere l’atmosfera del momento ma per un tempo limitatissimo.
Come limitata è stata la percezione del tempo a disposizione. Un minuto prima eri all’albergo per alleggerirti prima di cominciare l’avventura, un attimo dopo era il momento dei saluti e si cominciava a mettere via i cartelli.
E il giorno dopo l’arancione era scomparso dalle strade: eravamo sciamati via, tutti in borghese, anonimi come illustri esponenti di una Padova segreta, per fare il verso a Kantorowicz.
Nel dietro le quinte del CICAP Fest 21…
Io personalmente ho potuto scambiare due parole con persone illustri e molto gentili. Il Presidente Sergio della Sala, il coordinatore nazionale Andrea Ferrero, il segretario del CICAP Massimo Polidoro, il direttore di Query Lorenzo Montali e Sofia Lincos di Query Online, il chimico Ruggero Rollini.
È stato bellissimo anche vedere l’effetto della campagna #pensoCICAP su relatori e relatrici: in molti l’hanno accolta con entusiasmo, a partire dal fondatore del CICAP Piero Angela, l’immunologa Antonella Viola, il giornalista Francesco Costa… ma più di tutti mi rimarranno impressi i momenti nei quali prima I Bugiardini, e poi Adrian Fartade, hanno registrato il loro intervento a favore di #pensoCICAP. Dei professionisti dello spettacolo capaci di tirar fuori un invito creativo così, improvvisando davanti a un poster stampato per l’occasione.
Grazie allo staff del gruppo CICAP social (quelli presenti), con i quali era la prima volta che ci vedevamo, per questa opportunità. E grazie anche al fotografo Fabrizio Balestrieri, che ci è stato dietro con la sua macchina fotografica… e ci ha sopportati!
Che dire?
Rimane il nostro appello: coltivate la riflessione, non condividete subito un post o una notizia senza verificarla solo perché vi indigna o vi sembra interessante. Aiutateci a diffonderlo, pensate CICAP.
Al prossimo Fest!
Copertina e foto gentilmente rilasciate dal CICAP.
Nella vita di tutti i giorni sono una SEO Copywriter, ma qui su Inchiostro Virtuale mi dedico a qualcosa che amo molto: la storia.
Ogni soggetto può essere raccontato, se hai la pazienza di conoscerlo a fondo.