Vi racconto Rodari attraverso il mio libro preferito
Cent’anni fa nasceva a Omegna, a pochi passi da dove ho trascorso la mia infanzia, Gianni Rodari. Scrittore, pedagogista, giornalista, poeta e partigiano italiano, si presterebbe magnificamente a una mera biografia in cui elencare tutti gli eventi salienti, gli studi e le esperienze che lo hanno portato a essere uno dei maggior interpreti della letteratura dell’infanzia.
Ma non questa volta, perché a Rodari sono legata da un affetto di bimba che scopre un mondo fantastico fatto di parole. Era una sera dell’83 quando mio papà, tornando da Milano, dove lavorava, ci portò a casa l’audiocassetta delle Filastrocche in cielo e in terra e il mio mondo cambiò: accompagnò dalla veglia e al sonno, per molti anni, me e mio fratello.
La scaletta del racconto seguirà i miei gusti personali. La cosa che mi ha sempre entusiasmato delle sue opere è la capacità d’inventare storie su cose apparentemente distanti dalla fantasia, come ad esempio la grammatica.
La grammatica di Rodari è esaltante. Le regole, così come gli errori, sono alla base di connessioni bizzarre che spalancano le porte su mondi irreali e fantastici. Una delle mie preferite è “L’ago di Garda” (sì, sì, l‘ago è un errore comune alle elementari che genera una serie d’inconvenienti).
Non la trovate estremamente divertente?
Non solo letteratura per l’infanzia
Gianni Rodari è cresciuto nell’Italia fascista e aveva ben presente l’importanza della libertà di parola. Nel dopoguerra, il 12% della popolazione era analfabeta; Rodari era, prima di tutto, un intellettuale in un Paese interamente da ricostruire partendo anche dalla lingua: le parole risvegliano la coscienza e liberano l’immaginazione.
“Tutti gli usi della parola a tutti, non perché tutti siano artisti, ma perché nessuno sia schiavo”.
Le sue filastrocche parlano ai bambini ma sussurrano ai grandi, come quella che vi propongo di seguito (anch’essa tra le mie preferite).
La profondità degli argomenti di Rodari
Rodari riesce a trattare temi di grande spessore con leggerezza. Sostiene che le parole definiscano la realtà e saper giocare con esse ti mette in mano il grande potere di denunciare orrori e ingiustizie, usarle come arma per la lotta civile alle diseguaglianze.
Temi come questi, con filastrocche felici che parlano di coccodrilli, marmellata e del fastidio che si prova ad avere tre cappelli in un mondo dove la gente ha il capo scoperto.
Semplici metafore comprensibili, divertenti, orecchiabili, che entrano nella testa e si annidano nel cuore portando a una naturale domanda. Ogni bambino, me compresa, sentendo la filastrocca ha chiesto ai propri genitori che hanno dovuto riflettere sulla risposta “ma perché non gli ha dato un cappello se ne aveva tre?”. Già, perché non gliel’ha dato?
Delle altre volte il canto è così struggente che arriva crudo e diretto ma delicato come una carezza.
Pescatore che vai sul mare,
quanti pesci puoi pescare?
Posso pescarne una barca piena
con un tonno e una balena,
ma quel ch’io cerco nella rete
forse voi non lo sapete:
cerco le scarpe del mio bambino
che va scalzo, poverino.
Proprio oggi ne ho viste un paio
nella vetrina del calzolaio:
ma ce ne vogliono di sardine
per fare un paio di scarpine…
Poi con due calamaretti
gli faremo i legaccetti.
Le collaborazioni di Rodari
A completare degnamente quella meraviglia che è Filastrocche in cielo e in terra, nell’edizione del 1960 per Einaudi, le illustrazioni di Bruno Munari (artista che diede contributi fondamentali all’espressione visiva e non con ricerche sul tema del movimento, della luce e dello sviluppo della creatività e della fantasia nell’infanzia attraverso il gioco).
Ricercati, semplici e immediati scarabocchi come le poesie che illustrava, non trovate?
Scrivendo quest’articolo ho scoperto una cosa che non sapevo. La canzone Un signore di Scandicci, contenuta nell’album Ci vuole un fiore di Sergio Endrigo, è in realtà una poesia scritta da Gianni Rodari e messa in musica da Sergio Endrigo e Bacalov.
Strane connessioni… O forse no!
Sempre mentre mi documentavo per quest’articolo mi sono imbattuta in un documentario in cui FRANKIE HI-NRG, con il contributo di pedagogisti, esperti di letteratura per l’infanzia e protagonisti del mondo dello spettacolo e dell’arte, ripercorre la storia dello scrittore piemontese focalizzandosi su un ingrediente necessario per l’educazione dei bambini in Rodari 2.0. Un rapper che recita Rodari: affascinante, non trovate?
Avrei potuto dirvi molte cose in più su Gianni Rodari; di fatto lo abbiamo sorvolato in superficie, ma il mio obiettivo non era darvi nozioni ma provare a regalarvi un’emozione e se anche solo uno di voi comprerà il libro, o anche solo cercerà su Google qualche altra filastrocca, vorrà dire che sono riuscita a trasmettervi il mio amore per Rodari e ne sarò felice!
Consigli di lettura
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Mi chiamo Cristina, sono nata di giovedì e sono un sagittario!
Mi piace chiacchierare, conoscere persone e sono a mio agio anche a una festa in cui non conosco nessuno. Cerco sempre il lato positivo delle cose e il mio motto è “c’è sempre una soluzione”!
Maniaca della programmazione, non posso vivere senza la mia agenda.
Ho studiato linguaggi dei media e da quasi 20 anni mi occupo di comunicazione per una grande azienda di telefonia.
Nel tempo libero mi piaceva leggere, viaggiare, guardare i film, andare a teatro. Ora invece ho due gemelle di 7 anni che, se da una parte assorbono quasi tutte le mie energie, dall’altra mi hanno donato un nuovo e divertente punto di vista.
Per tutti questi motivi vi parlerò di storie e leggende.