Resoconto in quattro puntate di Game of Thrones
Il countdown all’inizio della settima serie segna -3 e noi proseguiamo con la terza puntata dei nostri resoconti, spingendoci nel punto più a nord di Westeros per vedere chi e che cosa hanno caratterizzato gli avvenimenti alla Barriera.
Le vicende de La Barriera
Sicuramente il tratto più caratteristico di Game of Thrones, la barriera, una colossale muraglia di ghiaccio, segna la linea di confine tra le terre del Re e le terre dell’Eterno Inverno, dove imperversa il pericolo della discesa dei Bruti, popolazioni che si definiscono “libere” perché non si sottomettono al Re del Sud e considerati dalle popolazioni dei Sette Regni incivili e pericolosi, e dei “white walkers“, i famosi non-morti di cui si conoscerà l’origine solo a metà della sesta serie, quando il Corvo con tre occhi, mostrerà a Bran Stark il momento in cui i Figli della Foresta crearono gli Estranei per difendersi dall’attacco degli uomini. Ed è proprio da qui che vogliamo partire.
Lo spettro degli Estranei è sempre stato presente sin dai primissimi episodi. La prima stagione si apre infatti con un ranger disertore dei Guardiani della Notte scappato dopo aver visto un Estraneo uccidere i suoi commilitoni, venendo poi però catturato e di conseguenza giustiziato, proprio perché disertore, da Ned Stark, Protettore del Nord.
Di questi Guardiani della Notte, tanto osannati per la loro scelta di vita coraggiosa, il loro spirito, la loro devozione alla causa, scopriamo in realtà che essi non sono altro che reietti, a volte condannati altre volte ripudiati dalle famiglie, che scelgono di vestire il nero e rifugiarsi alla Barriera, non per vocazione e neanche per qualche particolare abilità nel combattimento ma piuttosto perché costretti o spinti dal mero interesse di sfuggire ad un destino peggiore.
Come Grande Inverno, anche la Barriera è stata protagonista di significative battaglie: contro i Bruti e contro gli Estranei. I Bruti, diventati più organizzati e pericolosi sotto la guida dell’ex ranger Mance Rayder, hanno costituito un grande pericolo per la Barriera. Questi, infatti, hanno attaccato Castle Black e i Guardiani della notte in quanto unico ostacolo nella loro discesa verso la Strada del Re. Nella prima battaglia, vinta dai Guardiani della Notte, resterà uccisa anche Ygritte, la bruta che, con una facilità disarmante, è passata dall’essere l’amore della vita di Jon Snow al tentare di ucciderlo (insomma, Jon non sarà uno Stark a tutti gli effetti ma condivide con loro, senza ombra di dubbio, la “never a joy life”).
Jon sceglie di dirigersi al di là della Barriera per trovare e uccidere Mance Rayder, credendo che i Bruti, troppo diversi gli uni dagli altri, senza più la guida di un capo e di un obiettivo comune finiranno per autoeliminarsi. Il Re oltre la Barriera offrirà la pace, promettendo che non ci saranno altri morti se i Guardiani della Notte lasceranno passare il Popolo Libero dall’altra parte della Barriera. Prima che questo possa realizzarsi sarà l’esercito di Stannis Baratheon, guidato dalla sacerdotessa rossa Melisandre, a sconfiggere quello dei bruti ed uccidere Mance Rayder, prima di scendere verso Grande Inverno per poi essere sconfitto, come ricordato ieri, dai Bolton.
Jon Snow, una volta divenuto Lord Comandante di Castle Black, e a seguito delle numerose vicissitudini che hanno portato i Guardiani della Notte a contatto con gli Estranei, concederà ai Bruti di oltrepassare la Barriera e dirigersi a Sud per poter sopravvivere. Cara costerà al bastardo di casa Stark questa scelta. Alcuni dei suoi confratelli, organizzati in un gruppo sovversivo, gli tenderanno una trappola e lo pugnaleranno a morte come un traditore.
È con il fiato sospeso che ci lascia infatti l’ultima puntata della quinta stagione, e per mesi e mesi siamo rimasti a chiederci se Jon fosse davvero morto oppure no. Con amarezza all’inizio della sesta stagione abbiamo scoperto che sì, il Lord Comandante non era sopravvissuto alle coltellate dei corvi. Ma Ser Davos aveva un asso nella manica per tentare il tutto per tutto: lascia infatti campo libero a Melisandre che, invocando il Signore della Luce, riporta Jon Snow di nuovo tra i vivi. E giusto in tempo per ricongiungersi con Sansa Stark e partire alla volta di Grande Inverno.
Jon non è stato l’unico Stark a spingersi così a Nord. Bran e Rickon, come abbiamo visto ieri, erano fuggiti da Grande Inverno dopo essere stati fatti prigionieri da Theon Greyjoy. Perse le tracce del povero Rickon, che oltre alla fine in puro stile “never a joy” è sempre stato di tutti gli Stark quello meno considerato, il vero protagonista che ci interessa è Bran che, insieme a Meera e Hodor, è arrivato finalmente al grande Albero del Cuore al cospetto del Corvo con tre occhi, un anziano metamorfo seduto su uno scranno tra le radici dell’albero che insegnerà a Bran come utilizzare il suo dono.
Chiudiamo anche questo cerchio con un’altra visione di Bran, successiva a quella di cui abbiamo parlato all’inizio dell’articolo. Il giovane Stark, annoiato, decide di avere una visione senza la supervisione del Corvo: si ritrova inaspettatamente di fronte all’esercito degli Estranei e al Re della Notte, il quale lo afferra per un braccio, marchiandolo, potendo così riuscire ad entrare nel rifugio dove si stavano nascondendo. In quella che resterà una tra le scene più tristi di questa serie, Bran, apertasi una linea temporale con il passato, scopre la verità sul suo aiutante Hodor.
Gli Estranei prendono d’assalto la grotta del Corvo con tre occhi, che muore per mano del Re della Notte, così come i Figli della Foresta e il metalupo di Bran, Estate, che si sacrificano per favorire la fuga del ragazzo. È qui che avviene il misfatto. Mentre Bran è nel passato, sente la voce di Meera che lo supplica di entrare nella mente di Hodor per scappare agli Estranei. Per uno strano incatenarsi di presente e passato le urla di Meera vengono ascoltate dal giovane Wylis(/Hodor) nel passato, che viene colto da una specie di attacco epilettico, che altro non era che Bran che si stava impossessando del suo corpo nel presente. Saranno proprio le urla di Meera che chiede all’Hodor del presente “hold the door”, cioè di trattenere la porta per evitare che gli Estranei possano uscire e raggiungerli, costringendolo così al sacrificio estremo, a risuonare nella bocca del giovane Wylis, fino a che non si formerà la crasi “hodor”, unica parola che Wylis pronuncerà per il resto della sua vita.
La battaglia con gli Estranei è sicuramente quella più attesa della settima serie, e ci aspettiamo degli sviluppi decisivi su questo piano soprattutto per quanto riguarda le alleanze, ma non vogliamo, in questo contesto, addentrarci in troppe possibili evoluzioni o previsioni della settima stagione.
Dopo aver attraversato il continente di Westeros da Sud a Nord, domani non perdete l’ultima puntata, nella quale lasceremo il continente occidentale per arrivare a Essos e ai suoi protagonisti, ora tutti in viaggio e sul piede di guerra per trovare vendetta. E il nemico che li accomuna tutti si trova ad Approdo del Re, seduta sul trono.
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Avvocato e redattrice, nonché co-fondatrice di Inchiostro Virtuale.
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