Scilla e Glauco - Rubens

Lo Stretto di Messina, tra mito e realtà

In un articolo ad hoc abbiamo affrontato i problemi di navigazione e di sorvolo nel Triangolo delle Bermude, ma anche in Italia esistono dei tratti di costa famigerati, tra cui lo Stretto di Messina che, per la presenza di correnti rapide e irregolari, ha dato adito al mito di Scilla e Cariddi.

Il problema sta tutto nella sua posizione e nella sua conformazione geografica, infatti lo Stretto può essere paragonato a un imbuto: la parte più stretta è a nord tra Capo Peloro, Sicilia e Torre Cavallo (Calabria), mentre si allarga a sud, avendo come fine la linea ideale che congiunge Capo Taormina con Capo d’Armi.

L’incontro-scontro dei due mari, il Tirreno e lo Ionio, aventi differenti caratteristiche chimico-fisiche quali salinità, temperatura e densità, nonché una profondità diversa, essendo il bacino ionico più profondo di quello tirrenico, comporta che le acque non siano immediatamente miscibili e generino particolari fenomeni caotici, che fin dai tempi antichi hanno terrorizzato i naviganti.

Le correnti dello Stretto di Messina si possono ritenere vere e proprie correnti di marea: quella principale, prodotta dal flusso, va verso il nord, mentre quella generata dal riflusso scende al Sud.

Le correnti nello Stretto

Le onde si formano quando le acque più pesanti del Mar Ionio si precipitano contro le più leggere acque tirreniche in fase di recessione o quando, nel caso della scendente, le acque tirreniche scivolano rapidamente su quelle ioniche più pesanti già presenti nel bacino.

Nello stretto s’incontrano:

  • gorghi, fenomeni a sviluppo verticale che si formano dall’incontro di correnti opposte e favoriti dall’irregolarità del fondo. I principali si formano comunque in punti determinati con corrente montante, come il mitologico Cariddi, a Sud di Capo Peloro;
  • garofali: presentano una rotazione ciclonica in cui le acque più pesanti affondano su quelle più leggere, che emergono con moti turbolenti. Un grosso garofalo, formato invece dalla corrente scendente, si trova tra Punta S. Raineri e l’ingresso del porto di Messina;
  • macchie d’olio: hanno un movimento anticiclonico e le acque affiorano al centro del vortice, mostrando una superficie calma d’aspetto oleoso;
  • bastardi: sono correnti che si sviluppano lungo le coste, con intensità proporzionale e contraria a quella del flusso principale, ma variabile da zona a zona.

Il mito di Scilla e Cariddi

La suggestione e il fascino delle suddette manifestazioni hanno contribuito significativamente alla nascita dei miti di Cariddi, davanti alla spiaggia del Faro, e di Scilla, che si forma sulla costa calabrese da Alta Fiumara a Punto Pizzo.

Un pericoloso triangolo amoroso

Alla luce di quanto detto finora, possiamo affermare che anche il Belpaese ha il suo bel triangolo, ma poiché siamo un popolo romantico il nostro è il più classico dei triangoli: quello amoroso.

Scilla, la ninfa

Scilla, la stupenda figlia di Forco e Ceto, era solita passeggiare nelle spiagge di Zancle e fare il bagno nelle sue splendide acque. Una sera, mentre si bagnava, fu spaventata da un rumore proveniente dai flutti, così si ritirò su una roccia, intimorita.

Dal mare emerse una figura maschile, mezzo uomo e mezzo pesce dalla pelle bluastra; tra la barba e i lunghi capelli s’intravedevano frammenti di alghe. Vista la reazione della ninfa, Glauco, dio marino, le urlò il proprio amore, raccontandole la propria triste storia.

Il povero Glauco

Un tempo Glauco era un pescatore della Beozia, Un giorno, dopo una pesca particolarmente fortunata, aveva steso le proprie reti al sole per asciugarle e allineato i pesci per contarli; ma questi, appena furono a contatto con l’erba, ripresero vigore e saltellando tornarono in mare.

L’uomo rimase sbalordito e, dopo essersi posto molte domande, ipotizzò che lo strano fenomeno fosse causato dall’erba, così ne mangiò qualche filo. Appena l’ebbe ingoiata sentì di essere attratto irresistibilmente verso l’acqua. Accolto benevolmente dagli dèi del mare, fu mutato da Oceano e Teti in un dio e trasformato per metà in pesce.

Glauco e Scilla - Jacques Dumont - Olio su Tela
Glauco e Scilla, Jacques Dumont.
Lei, lui e l’altra

Nonostante la triste storia Scilla lo rifiutò, così Glauco, disperato, decise di farsi aiutare dalla maga Circe.

Quello che Glauco ignorava, come nelle migliori tragedie classiche o soap opera moderne, è che la stessa Circe era innamorata di lui, così, al posto di aiutarlo, decise di eliminare la sua rivale dalla competizione per il cuore di Glauco.

Circe, cercando d’inculcargli un po’ di dignità, gli ricordò che era un dio e non aveva bisogno di implorare l’amore di un’umana; dopodiché, cogliendo la palla al balzo, gli si propose. Glauco però la rifiutò e ribadì la sua richiesta di un filtro d’amore per la sua ninfa. Allora Circe, indispettita, al posto di aiutarlo decise di eliminare Scilla.

La maga preparò un filtro e si recò presso la spiaggia preferita di Scilla per versarlo tra le onde. Quando la ninfa arrivò, accaldata, decise di immergersi e, dopo essersi bagnata, si trovò circondata da mostruose teste di cane ringhianti.

Spaventata, Scilla scappò fuori dall’acqua, accorgendosi così che i musi ringhianti erano attaccati alle sue gambe, tramite dei lunghi colli serpentini. Annientata dalla paura e dall’orrore si gettò in mare per poi rifugiarsi in una cavità vicino a uno scoglio. Si racconta poi che, per vendicarsi di Circe, divorò gli uomini di Ulisse mentre lui stava attraversando lo stretto.

Altre versioni vedono Poseidone innamorato della ninfa, ma Afrodite gelosa convince Circe a trasformarla. Un’altra versione ancora riporta che Scilla, innamorata di Glauco, rifiutò Poseidone, che per vendetta la trasformò in un mostro.

No happy ending

Qualsiasi versione si scelga la fine è, comunque, lacrimevole: Glauco pianse la sorte toccata a Scilla e per sempre rimase innamorato dell’immagine di grazia e dolcezza che la ninfa un tempo rappresentava, mentre Scilla, “colei che dilania”, continuò a strappare i marinai dalle loro navi ogni volta che passavano vicino alla sua tana nello Stretto.

Ciris

Una seconda leggenda, meno conosciuta, fa di Scilla la figlia di Niso, re di Megara, che restava invincibile finché portava in testa un cappello d’oro. Quando la città di Messina venne assediata da Minosse, Scilla s’innamorò di lui e dopo avergli fatto promettere che l’avrebbe sposata tagliò il cappello al padre.

Così Minosse sconfisse Niso, ma poi, scoperto l’accaduto, inorridì e decise di farla annegare legandola alla prua della nave. Gli dèi s’impietosirono e la trasformarono in airone.

Scilla - Fontana di Nettuno del Montorsoli - Messina
Scilla, Fontana di Nettuno del Montorsoli, Messina.

Cader in Scilla per scappar Cariddi

Secondo questo detto valeva la pena rischiare di finire nelle fauci di Scilla pur di girare al largo da Cariddi.

In realtà di Cariddi si sa ben poco e anzi, vi sono anche alcune incongruenze. In alcuni casi Cariddi è una neiade, figlia di Poseidone, il mare, e di Gea, la terra tormentata da una grande voracità. Dovrebbe la sua trasformazione a Zeus, che la punì per avere rubato e divorato i buoi di Eracle, che era passato dallo Stretto con l’armento di Gerione.

La giovane Cariddi rimarrà nello Stretto di Messina, nella riva opposta a Scilla, tracannando enormi quantità di acqua per poi risputarla con violenza in mare, causando vortici che inghiottono le navi di passaggio, provocando violenti naufragi.

In letteratura

Cariddi è menzionata anche nel canto XII dell’Odissea di Omero, in cui si narra che Ulisse preferì affrontare Scilla piuttosto che perdere la nave nel gorgo. Secondo alcuni studiosi, la collocazione del mito di Scilla e Cariddi presso lo stretto di Messina è dovuta a un’errata interpretazione: l’origine della storia potrebbe, in realtà, avere avuto luogo presso Capo Skilla, nel nord ovest della Grecia.

Il fianco destro di Scilla, il sinistro Cariddi implacabile tiene, e nel profondo baratro tre volte risucchia l’acqua, che a precipizio sprofondano, e ancora nell’aria con moto alternale scaglia, frusta le stelle con l’onda.
(Virgilio, Eneide III 420-23)

Trovo singolare, e un po’ ironico, che entrambi i miti riportino, come personificazione di una forza avversa della natura, due donne da cui è più saggio girare al largo.

Affresco di Scilla e Cariddi
Scilla e Cariddi, Alessandro Allori.

E mentre voi pensate e magari ci fate sapere da chi navighereste al largo, io vi do appuntamento a prestissimo con una nuova mitica avventura.

Consigli di lettura

A proposito della trasformazione di Scilla, scopri di più sulle transizioni mitologiche leggendo l’articolo sulla bella e la besta: come l’evoluzione dell’anime si riflette sul corpo.

Scritto da:

Cristina Stecchini

Mi chiamo Cristina, sono nata di giovedì e sono un sagittario!
Mi piace chiacchierare, conoscere persone e sono a mio agio anche a una festa in cui non conosco nessuno. Cerco sempre il lato positivo delle cose e il mio motto è "c'è sempre una soluzione"!
Maniaca della programmazione, non posso vivere senza la mia agenda.
Ho studiato linguaggi dei media e da quasi 20 anni mi occupo di comunicazione per una grande azienda di telefonia.
Nel tempo libero mi piaceva leggere, viaggiare, guardare i film, andare a teatro. Ora invece ho due gemelle di 7 anni che, se da una parte assorbono quasi tutte le mie energie, dall'altra mi hanno donato un nuovo e divertente punto di vista.
Per tutti questi motivi vi parlerò di storie e leggende.