Nikola Tesla - Ritratto

La scoperta della corrente alternata e altri racconti

Appena dopo Natale, su insistenza di un’amica molto attiva che organizza gruppi tra amici e parenti, per visitare mostre e musei, siamo andati a vedere la Tesla Exibition. Fino a quel momento, tutto quello che conoscevo su Nikola Tesla derivava dal film Disney L’apprendista stregone, in cui il giovane protagonista cerca di conquistare una ragazza regalandole una serenata, suonata con uno strumento perlomeno originale: le bobine di Tesla.

Nonostante la mia parte nerd trovasse la cosa estremamente affascinante, non ero molto convinta ma, lasciandomi trainare da marito e figlie, ho accettato la proposta e ci siamo aggregati. Inutile dire che sono rimasta folgorata da ciò che ho appreso e Tesla è entrato nell’elenco dei miei scienziati preferiti! Ecco cosa ho scoperto sul suo conto.

Il piccolo Nikola Tesla

Nikola Tesla nacque nel luglio 1856 a Smilijan, oggi Croazia, in una notte costellata da fulmini e saette tanto da non sapere l’ora e il giorno esatto della sua nascita.

I suoi genitori erano Milutin Tesla, un ministro ortodosso di origine serba, amante dei libri e dello studio, e Duka Mandic, una donna senza istruzione ma piena di genialità, che inventò numerosi oggetti per la gestione del quotidiano.

Il piccolo Nikola prese sicuramente da lei la grande curiosità e il pensiero laterale, che, insieme alla sinestesia di cui soffriva, gli permise di ragionare fuori dagli schemi.

Tesla era un bambino molto attento e curioso, che amava guardarsi attorno e capire il funzionamento delle cose, creando non poco scompiglio in casa.
Si racconta che, intorno ai quattro anni, incappò per la prima volta nell’elettricità. Stava seduto accanto al fuoco accarezzando il gatto di casa Macek, ascoltando le chiacchiere casalinghe, quando si accorse che accarezzando il pelo del micetto si generavano piccole scintille.

Entusiasta richiamò l’attenzione della famiglia su quel fenomeno, ma la madre lo pregò di smettere prima di incendiare la casa. Se la reazione della madre vi sembra esagerata, dovete sapere che il piccolo Nikola amava smontare e analizzare tutto quello che gli capitava a tiro.

Qualche anno dopo, la sua passione si era concentrata sugli ingranaggi, tanto che, ancor prima di saper scrivere, si divertiva a chiedere al nonno gli orologi da taschino per vedere come fossero fatti. Puntualmente li smontava e nel rimontarli avanzava qualche pezzo, cosa che a un certo punto fece infuriare il nonno che lo rimproverò aspramente, tanto che Nikola non smontò mai più un orologio.

Tesla e le rane

Ci sarebbero numerosi episodi da raccontare sull’infanzia di Nikola Tesla e tutti mettono in luce un bambino geniale, generoso e molto fragile. Caratteristiche che caratterizzeranno tutta la sua vita.

Per capire la generosità, o forse l’ingenuità di Tesla, possiamo rifarci all’episodio della pesca delle rane. Un giorno d’estate, i bambini della città decisero di andare a pesca, ma nessuno prese alcunché. Tesla passò tutto il giorno a osservare il laghetto, poi decise di cambiare tecnica e prese a muovere l’amo con l’esca sopra il pelo dell’acqua imitando il volo di un insetto. Dopo poco tempo aveva il secchiello pieno di rane!

Dopo un primo momento di rivalsa con i ragazzi del villaggio, Nikola spiegò a tutti la tecnica di pesca e quella fu un’estate molto felice per i ragazzi, un po’ meno per le rane!

Gli studi e l’avvio della carriera

Come abbiamo detto il padre era un grande studioso, conosceva varie lingue e, dopo la morte del fratello Dane, la famiglia si trasferì nella città di Gospić e la malattia di Nikola peggiorò, probabilmente amplificata dallo stress per il lutto subito.

Iniziò a frequentare il ginnasio, dove il padre insegnava religione, e sfruttò appieno il laboratorio di fisica dedicandosi da subito allo studio dell’elettricità, leggendo e sperimentando tutto quello che poté. Il padre voleva vederlo ricalcare le proprie orme e si oppose fermamente ai progetti di Nikola, che invece sognava di studiare ingegneria.

La svolta si ebbe perché, appena diplomato, Nikola contrasse il tifo e i familiari temettero fortemente per la sua vita. In quella circostanza Tesla disse al padre che forse sarebbe migliorato se gli avesse permesso di studiare ingegneria. Il padre, quindi, promise che, se fosse guarito, gli avrebbe pagato gli studi nelle migliori università.

Fu così che Nikola si iscrisse a Graz, dove studiò ingegneria, e poi a Praga, dove studiò matematica e fisica.

Nikola Tesla e la corrente alternata

Nel 1881, mentre lavorava come disegnatore e progettista, iniziò a elaborare il concetto della rotazione del campo magnetico.

L’illuminazione, perdonate il gioco di parole, però gli venne durante una passeggiata con l’amico Antal Szygety, mentre recitava a memoria il Faust di Goethe. In quell’occasione Tesla si bloccò. Dopo svariati minuti disegnò sul terreno, con un bastone da passeggio, il campo magnetico rotante.

Riuscì, dunque, a concepire un motore a corrente alternata, cosa a cui lavorava già ai tempi di Graz e lo portò a litigare con i più importanti professori dell’epoca, che ritenevano impraticabile quella strada e fu probabilmente la causa dell’abbandono di quell’università.

Nel 1884, un giovane Nikola Tesla si presentò a Thomas Alva Edison con una lettera di referenze scritta da Charles Batchelor, suo superiore nella precedente occupazione, che diceva:

Conosco due grandi uomini: uno siete voi, l’altro è questo giovane.

Edison lo assunse alla Edison Machine Works, mettendo bene in chiaro, però, che lui e la sua azienda si occupavano di corrente continua e non c’era spazio per altro, rifiutando così anche di analizzare i progetti di Tesla relativi alla corrente alternata.

Nikola Tesla

La rottura con Edison

Tesla mal sopportava che Edison non volesse prendere in considerazione le sue idee sulla corrente alternata, ma lo stimava, per cui continuò a lavorare per lui con mansioni sempre più importanti.

Edison, però, considerava la corrente alternata una perdita di tempo, così disse a Tesla che avrebbe fatto meglio a dedicarsi alla riprogettazione del motore a corrente continua e, se ci fosse riuscito, gli avrebbe dato cinquantamila dollari.

Possiamo definire quella di Edison una spacconata: il lavoro proposto a Tesla era di una complessità tale che molti avevano rinunciato, ma ovviamente non Nikola. Dopo un anno di lavoro estenuante (Tesla riusciva a lavorare anche 19 ore al giorno), presentò a Edison un nuovo motore a corrente continua completamente riprogettato e pretese il suo premio.

Edison, ovviamente, si rifiutò di pagare quella somma, che equivaleva più o meno all’intero capitale societario, e prese in giro Tesla dicendogli che non comprendeva lo humor americano, e gli offrì un aumento di stipendio.

Neanche a dire che la stima che Nikola aveva per Edison si frantumò in un istante e lo portò a licenziarsi seduta stante.

La guerra dell’elettricità

Gli anni che seguirono furono costellati da successi e grandi difficoltà. Tra il 1886 e il 1887 lavorò addirittura come operaio generico per mantenersi, ma mai abbandonò i suoi studi; nel 1887, presentò all’American Institute of Electrical Engineers il primo motore a induzione a corrente alternata.

Proprio a quella presentazione conobbe George Westinghouse, ricco imprenditore appena sceso nel campo dell’energia, e ne diventò consulente. Iniziò qui quella che viene conosciuta come la guerra delle energie: corrente continua contro corrente alternata.

Manifesto sulla pericolosità della corrente alternata
Manifesto sulla pericolosità della corrente alternata.

Ma qual era la causa del contendere?

Proverò a spiegarlo in termini molto semplici, chiedendo scusa a priori a tutti gli esperti che si trovino a leggere questo passaggio.
Il problema più grosso di Edison risiedeva nel progresso stesso e nel suo metodo di distribuzione dell’elettricità.

Nella corrente continua, è previsto che l’energia mantenga lo stesso potenziale per tutta la durata del viaggio che la porta dal generatore alla lampadina. Chiaro è che, più lungo è il cavo, più difficile è mantenere costante l’energia e maggiori diventano le cadute.

Per mantenere l’energia costante e coprire le zone più lontane dalla centrale, si deve erogare una potenza maggiore e parte dell’energia si disperde durante il tragitto sotto forma di calore. Come se ciò non bastasse, questo tipo di energia è adatta all’illuminazione ma la rende inadatta ad alimentare i motori elettrici industriali, che erano sempre più diffusi negli impianti.

La soluzione di Tesla – la corrente alternata – permetteva di trasmettere elettricità lungo grandi distanze grazie all’utilizzo del trasformatore, che è in grado di aumentare o abbassare il livello della tensione a seconda delle esigenze.

Per screditare Tesla (e limitare i danni economici) Edison iniziò una vera e propria campagna diffamatoria, arrivando a uccidere un elefantessa con la corrente alternata per dimostrarne la pericolosità.

Esecuzione tramite corrente elefantessa
Esecuzione tramite corrente di un’elefantessa.

Nikola, dal canto suo, reagì come sempre impulsivamente e sottopose il suo corpo al passaggio di corrente alternata:

Se la mia corrente elettrica uccide, allora merito di essere io stesso sua vittima.

Ne uscì incolume e riuscì ad alleviare la propria posizione con l’opinione. La guerra delle correnti si concluse con la vittoria della corrente alternata, quando, nel 1892, Tesla vinse l’appalto per un impianto sulle cascate del Niagara.

Colorado Springs

Nel 1899 Tesla aveva bisogno di molto più spazio per portare avanti i suoi esperimenti. Si trasferì quindi a Colorado Springs, dove contava di lavorare in tranquillità e dove gli abitanti vivranno anni di terrore a causa dello studio dei fulmini.

In quegli anni, Tesla ricercò vari metodi di trasmissione di potenza ed energia senza fili su lunghe distanze. Uno di questi esperimenti prevedeva l’accensione di lampadine, poste a notevole distanza, tramite gli impulsi elettrici convogliati nel sottosuolo da un’enorme bobina, installata nel suo laboratorio.

Gli ultimi anni di Nikola Tesla

Tesla registrò più di settecento brevetti. Inventò i raggi X, bruciando anche un assistente. Nel 1889 riuscì a trasmettere, dal laboratorio di Colorado Springs, onde radio a una distanza superiore ai 1.000 chilometri. Il brevetto della radio fu assegnato al nostro Marconi, che tuttavia per realizzare la radio utilizzò numerosi brevetti di Tesla.

Gli anni centrali della sua vita, Tesla li trascorse cercando finanziatori per le proprie ricerche, gettandosi a capofitto sul lavoro. Spesso trascurava le incombenze burocratiche, che lo portarono ad accumulare molti debiti e gli impedirono di godere appieno del frutto del proprio lavoro. Solo nel 1943, a pochi mesi dalla sua morte, la Corte suprema degli Stati Uniti riconobbe a Tesla la paternità di diciassette brevetti usati per la trasmissione di informazioni via etere, tramite onde radio.

Negli ultimi anni di vita, Tesla lavorò al Teleforce o raggio della pace, una super arma che avrebbe messo fine alle guerre nel mondo. L’arma emetteva fasci di particelle cariche. Tesla propose l’arma prima al dipartimento della difesa degli Stati uniti, poi alle nazioni europee, ma nessuno gli diede credito. Fu così che Telsa si rivolve ai russi.

Il 5 gennaio 1943, in barba alla neve e all’età, Nikola Tesla decise di recarsi al parco per dar da mangiare ai suoi amati piccioni. Quando fu di ritorno, infreddolito e zoppicante, appese alla sua porta il cartello “do not disturb”, com’era solito fare. Solo due giorni dopo, l’inserviente trovò Tesla disteso nel suo letto, ancora vestito, pallido e senza vita.

Poche ore dopo l’FBI perquisì la camera e portò via alcuni documenti. Da qui si dipanano varie teorie che s’intrecciano al fatto che nessuno abbia mai visto la documentazione del Teleforce, alimentando voci e leggende.

Consigli di lettura

Se l’articolo vi è piaciuto, leggete anche quello su Marie Curie e la straordinaria scoperta del radio.

Scritto da:

Cristina Stecchini

Mi chiamo Cristina, sono nata di giovedì e sono un sagittario!
Mi piace chiacchierare, conoscere persone e sono a mio agio anche a una festa in cui non conosco nessuno. Cerco sempre il lato positivo delle cose e il mio motto è "c'è sempre una soluzione"!
Maniaca della programmazione, non posso vivere senza la mia agenda.
Ho studiato linguaggi dei media e da quasi 20 anni mi occupo di comunicazione per una grande azienda di telefonia.
Nel tempo libero mi piaceva leggere, viaggiare, guardare i film, andare a teatro. Ora invece ho due gemelle di 7 anni che, se da una parte assorbono quasi tutte le mie energie, dall'altra mi hanno donato un nuovo e divertente punto di vista.
Per tutti questi motivi vi parlerò di storie e leggende.