Fase 4 MCU

Con l’uscita dello speciale natalizio dei Guardiani della Galassia, si è conclusa la c.d. Fase 4 del Marvel Cinematic Universe, che ha dovuto raccogliere la pesante eredità lasciata dagli ultimi film degli Avengers (Infinity War ed Endgame)

Delle quattro fasi che hanno caratterizzato la vita del MCU fino ad oggi, la Fase 4 è senza alcun dubbio quella più controversa e quella che ha portato più novità sul tavolo. È difficile valutarla complessivamente, considerando che è il primo arco produttivo del quale fanno parte anche prodotti non solo cinematografici ma anche seriali.

Innanzitutto è necessario un elenco di tutte le opere della Fase 4 per capire della mole di materiale di cui si va a parlare, ossia:

  • Wandavision (serie);
  • The Falcon and the Winter Soldier (serie);
  • Loki (serie);
  • Black Widow (film);
  • What If…? (serie animata);
  • Shang-Chi and the Legend of the Ten Rings (film);
  • Eternals (film);
  • Hawkeye (serie);
  • Spider-Man: No Way Home (film);
  • Moon Knight (serie);
  • Doctor Strange in the Multiverse of Madness (film);
  • Ms. Marvel (serie);
  • Thor: Love and Thunder (film);
  • I Am Groot (serie animata);
  • She-Hulk: Attorney at Law (serie);
  • Werewolf by Night Special (speciale “televisivo”);
  • Black Panther: Wakanda Forever (film);
  • The Guardians of the Galaxy Holiday Special (speciale “televisivo”).

Differenze con le fasi precedenti

I diciotto prodotti della Fase 4 costituiscono un’enormità rispetto alle altre tre fasi del Marvel Cinematic Universe. La Fase 1 contava sei film, così come la Fase 2, mentre già la Fase 3 contava undici film. È difficile tirare in ballo serie televisive e corti delle precedenti fasi, dal momento che molti sono ritenuti “apocrifi” perché prodotte e sviluppate da sezioni diverse della Marvel (Agents of S.H.I.E.L.D. su tutte) o distribuite da piattaforme diverse (Marvel’s Daredevil in testa). Di certo, queste non possono essere considerate parte del medesimo sforzo creativo e produttivo per quanto, col senno del poi, alcune di esse potrebbero essere comunque considerate una tessera nel mosaico del MCU.

Considerando esclusivamente i film, la Fase 4 conta “solo” sette pellicole all’attivo, un numero che fa un po’ a cazzotti con la visione totalizzante di chi ritiene che le sale siano intasate dai film Marvel. A differenza, però, di quanto detto per le precedenti fasi, vi è piena continuità fra prodotti cinematografici e seriali, soprattutto considerando l’interconnessione fra alcuni di esse (Wandavision e Doctor Strange su tutti), oltre che per la produzione interna dei vari progetti. Il risultato è un universo narrativo dalle dimensioni sempre più difficili da contenere, la cui fruizione è stata quasi a ciclo continuo, complice anche l’uscita settimanale delle puntate dei prodotti seriali, scelta che ha contribuito alla percezione di onnipresenza del Marvel Cinematic Universe.

Una manovra economica

Senza troppi giri di parole, questa mole pantagruelica di prodotti Marvel è servita anzitutto per permettere alla Disney di rendere subito forte e riconoscibile la propria piattaforma streaming, Disney Plus. In un momento storico in cui altre proprietà intellettuali della Disney come Star Wars stavano affrontando un periodo di stanca, il marchio forte da associare alla piattaforma era quello della Marvel. Se, dunque, Star Wars sta sfruttando la piattaforma per tentare di rilanciarsi dopo il disastroso Episodio IX (da cui il franchise deve ancora riprendersi), la Marvel invece viene sfruttata dalla piattaforma.

Questo ha portato a un numero di produzioni rilevanti proprio per permettere a Disney Plus di essere appetibile sul lungo periodo e di evitare abbonamenti occasionali e di breve durata. Tale ragionamento si fa forte anche della necessità di fruizione immediata, priva di spoiler e parte di una sorta di liturgia collettiva che la Marvel è riuscita a creare nella maggior parte dei propri fan. Il ricorso al medium seriale non nasceva da particolari esigenze creative quanto piuttosto economiche (per quanto sia ovvio, è bene ricordarlo).

I meriti della Fase 4

In questa ingorda produzione si celano però alcuni meriti. Mai come in questa Fase 4, infatti, la Marvel ha sperimentato e realizzato prodotti estremamente diversi. Delle diciotto opere elencate, si faticano a trovare due prodotti simili fra loro. Certo, la parabola dell’eroe rimane sempre quella (come nel 99% della produzione hollywoodiana, è il caso di far presente) e tutine e poteri sono all’ordine del giorno, però i toni, i tempi, le tematiche e soprattutto i generi di riferimento sono estremamente diversi.

Falcon and the Winter Soldier è una serie con una spiccata componente politica, She-Hulk è una legal comedy, Eternals prova ad essere un film più introspettivo, Doctor Strange e Werewolf by Night sono due horror con ispirazioni diversissime fra loro, Ms. Marvel è un’opera teen e così via. Tante cose si possono contestare a questa Fase 4, ma sicuramente non si può dire che sia stata conservativa o abbia proposto “sempre la solita roba Marvel” (pluricit. di chi non vede un film MCU da “Thor: The Dark World”, aggiungerei comprensibilmente).

Due volontà contradditorie

Da questo modus operandi sembrano emergere due volontà quasi contraddittorie: da un lato, quella di voler arrivare a qualsiasi tipo di pubblico, aumentando ulteriormente il proprio bacino d’utenza; dall’altro, quella di non voler più “costringere” gli utenti a seguire tutti i propri prodotti, un po’ meno collegati fra loro e che difficilmente possono avere sempre e comunque lo stesso pubblico di riferimento.

Questa minor connessione, che creativamente poteva lasciare maggior spazio alle singole opere, seppur nei paletti imposti dalla robotica mente di Kevin Feige, ha ingenerato in molti un effetto di spaesamento. Molti sono stati assuefatti dalla Marvel stessa all’idea che tutto quanto andasse a confluire nel quadro più grande, che ne costituisse un pezzo apprezzabile quando non fondamentale. Adesso non è più così e addirittura alcuni prodotti possono essere fruiti senza che la pregressa conoscenza del MCU sia importante o comunque di particolare aiuto (Moon Knight è l’esempio estremo di questa politica).

Al netto della riuscita qualitativa, però, questa scelta non è stata così apprezzata come magari si poteva pensare. Molti si chiedono perché dovrebbero vedere un film Marvel se non succede niente per la macro-trama del MCU. Una concezione che Marvel stessa ha promosso in quanto suo tratto distintivo, ad oggi non replicabile da nessuno, ma che ha finito per portare il pubblico a chiedere esattamente quel prodotto lì, una grande telenovela in tutine che avanzava film dopo film senza puntate (aka film) interlocutorie. Si è un po’ perso il gusto della fruizione del singolo prodotto in favore di quella della grande serie a fumetti su pellicola.

L’asticella si è alzata

In un’ottica simile bisogna considerare che l’asticella dell’epicità posta dagli ultimi due film di Avengers ha creato un termine di paragone che ad oggi solo un progetto molto particolare come Spider-Man: No Way Home, forte del background di quasi vent’anni di storie cinematografiche del protagonista, ha potuto quasi bissare. La Fase 4 ha cercato di presentarsi come un punto di partenza da cui ripartire, ma non è facile abituare il pubblico ad una storia di origini teen quando fino all’altro giorno mettevi in scena una delle battaglie più epiche del cinema moderno.

A ciò si deve aggiungere come, probabilmente per la mole di produzioni, la conseguente ridistribuzione dei budget e le uscite ravvicinate, gli artisti degli effetti speciali abbiano lavorato in condizioni poco favorevoli, con un passo indietro dal punto di vista visivo che è sotto gli occhi di tutti. Alla luce di alcuni spostamenti nel calendario delle uscite, non è impossibile che anche la Marvel abbia colto la necessità di risorse e ritmi produttivi diversi.

Questo non vuol dire che la Fase 4 sia un fallimento.

Non lo è sicuramente da un punto di vista economico, visto che i suoi film sono gli unici a garantire un certo incasso in un periodo in cui il cinema sembra patire ancora le conseguenze delle chiusure dovute alla pandemia e alla conseguente crescita delle piattaforme streaming.

Inoltre, alcuni prodotti sono di alto livello, su tutti Wandavision, che è un’opera unica nel panorama televisivo globale e che ha avuto l’ulteriore merito di accendere dibattiti e teorie settimanali fra gli appassionati quasi come ai tempi di Lost. I prodotti peggiori, poi, sono sì dimenticabili, ma difficilmente catalogabili come brutti o mal realizzati (effetti grafici a parte, come detto per alcune pellicole).

La varietà contenutistica, come già detto, è un merito enorme che non era scontato e che non si trova declinato in questa misura in progetti simili.

La Fase 4 è transitoria

Senza alcun dubbio la Fase 4 è una fase transitoria, che nel suo complesso dovrebbe essere anche valutata come tale, senza che questo porti a sminuirne alcuni inevitabili scivoloni. Deve sicuramente fare i conti con la sovraesposizione a cui ha sottoposto il pubblico, che porta anche a rivederne in negativo alcuni giudizi.

Personalmente, la strada creativa intrapresa è apprezzabile e potrebbe essere fonte di piacevoli sorprese in futuro, soprattutto se accompagnata da un ripensamento della mole dei contenuti proposta, fosse anche solo per permettere alle singole opere un maggior respiro produttivo.

Anche a costo di pagare lo scotto in questo periodo, la strada che la Fase 4 ha battuto è quella da perseguire con ancora maggior convinzione e senza ripensamenti anche nell’ottica di prolungare la vita del Marvel Cinematic Universe stesso, che prima o poi dovrà fare i conti con un declino quantomeno parziale.

Consigli di lettura

Se l’articolo vi è piaciuto, leggete anche quello dedicato all’analisi dei primi sessant’anni di Spider-Man.

Scritto da:

Lorenzo Picardi

Avvocato e pubblicista, non giudicatemi male. Per deformazione professionale seguo qualunque fatto d'attualità. Non sono malato di sport, mi limito a scandire i periodi dell'anno in base agli eventi sportivi. Ogni tanto provo a fare il nerd, con risultati alterni.
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