
Viaggio alla scoperta del dio del Sole e dei suoi mille volti, da Helios e Horus ad Amaterasu!
Il dio del Sole e i suoi mille volti
Ancora oggi, per chi come me è stata bambina nei primi anni ’80, di dio del Sole ce n’è uno solo. Possono essere passati anni, puoi avere affrontato studi classici, incontrato in film e in letteratura varie personificazioni del più importante astro celeste, ma al primo sentore di conversazione sul Sole ti si proporrà lui: Papino Apollo.
Ti si staglierà in mente la sua figura un po’ anonima con quell’improponibile veste bluacea e te lo immaginerai bere o dormire da qualche parte, mentre il carretto tirato da Dosankos (prototipo del ronzino) vagherà senza controllo nella volta celeste, causando vari danni. Non c’è che dire, le avventure di “C’era una volta… Pollon“, hanno influenzato per sempre il nostro approccio alla cultura classica!

Ma di cosa parliamo?
Poiché il Sole è il nostro astro, colui che dona la vita alla Terra, è difficile fare un excursus completo sulla figura del Sole come divinità nel mondo antico; quindi, ho dovuto operare delle scelte e ho deciso per un percorso a noi vicino, con una piccola puntatina nel Paese del Sol Levante.
Il dio del Sole in Grecia: Apollo
Il nome originale della divinità greca, dio dell’astro solare, è Helios (Ἥλιος,) che, secondo la mitologia, è il figlio dei titani Teia e Iperione ed è fratello di Selene, la Luna. Tutte le mattine guidando il dorato carro del Sole, trainato da quatto destrieri che gettano fuoco dalle narici, si eleva a Oriente sul fiume Oceano e circonda la Terra.
Durante il giorno attraversa il cielo da Oriente a Occidente e alla sera s’immerge nuovamente, ma questa volta a Occidente. Per tornare nuovamente al punto di partenza e poter sorgere nuovamente da Oriente, usa una barchetta d’oro, girando attorno all’emisfero boreale. Giunto a destinazione, si riposa nel suo magnifico palazzo; si racconta, inoltre, che Helios possieda sull’isola di Trinacria sette mandrie di buoi, rappresentanti i sette giorni di una settimana, e sette greggi di pecore, rappresentanti, invece, le sette notti.
Helios e Apollo
Il culto di Helios non era tra i più seguiti in Grecia perché, come astro, era considerato troppo lontano dagli uomini, anche se gli prestavano debito onore in particolar modo a Rodi, dove si tenevano le Hēliaîa (Ἡλιαῖα), festività comprendenti gare atletiche e un sacrificio di quadrighe gettate in mare.
La sovrapposizione con Apollo avvenne solo in epoca tarda ed egli soppiantò Helios come auriga del cocchio solare. In ogni caso, presso i Greci Apollo ed Helios rimasero entità separate e distinte nei testi letterari e mitologici dell’epoca, ma non nel culto, dove Apollo era ormai stato assimilato con Helios. In ambito romano non c’era corrispondenza e il suo culto venne introdotto intorno al 420 a.C.
Apollo è anche dio di tutte le arti, della musica, della profezia, della poesia e quindi è a capo delle Muse, delle arti mediche e delle pestilenze, che infligge con frecce; Apollo è, infine, il dio della scienza che illumina l’intelletto.
Il dio del Sole in Egitto: Horus e Ra
Spostandoci nel vicino Egitto troviamo Horus: una delle più antiche divinità egizie, con origini che affondano fino alla preistoria africana. L’iconografia del dio è estremamente varia: viene rappresentato come un falco (lanario o pellegrino) o come un uomo con la testa di falco. La raffigurazione come falco è la più antica e risale a quando le potenze erano raffigurate sotto forma di animale.
Per questo e per i suoi maestosi voli nel cielo, così come un significato del suo nome “il Distante”, dovettero essere associati al Sole. Nella sua versione semiumana in età adulta, all’apice del vigore combattivo e sessuale, Horus diventava Horakhti: il Sole allo zenit.

Il culto di Horus
Il suo culto è strettamente legato a quello del faraone (che, da vivo, è considerato una sua manifestazione terrena) mentre da morto è legato a Osiride. L’espressione Hor-em-iakhu (che significa “Horus nello splendore”) indicava il faraone defunto, divenuto egli stesso – morendo – dio fra gli dèi. Tra le più celebri immagini del Falco-Horus, vi è quella in cui è appollaiato in cima allo schienale del trono e le sue due ali, aperte, abbracciano la nuca del sovrano in un gesto protettivo.

Se nella traslitterazione dei geroglifici Horus significa Falco, nella versione femminile Horet indica il cielo e, per estensione, anche Horus cominciò a essere inteso come il cielo. In altri casi veniva venerato nelle sembianze di Haroeris (Horus il Vecchio), dio celeste immaginato come un immenso falco i cui occhi erano il Sole e la Luna e, quando questi astri erano assenti dal cielo, gli egizi credevano che questo dio fosse cieco.
Simbolo di luce, calore e prosperità, Horus non era però il solo dio del Sole: in epoca più tarda venne affiancato a Ra. Si racconta che Ra emerse dalle acque, secondo alcuni tra le corna del Dio Toro; è un dio che si autogenera e condividerà con Horus il simbolo, rappresentato da un occhio. L’occhio di Ra o l’occhio di Horus, per quanto identici non vanno confusi: il primo era riferito al sole, il secondo ha valenza lunare.
Varianti nel mito
In certe versioni mitologiche Ra veniva considerato il padre di Shu, cioè il dio dell’aria, e di Tefnut, la dea dell’umidità e della pioggia. Tra le varie divinità che rappresentavano il Sole nel suo percorso o simboleggiavano alcuni aspetti della sua natura divina, ma che infine erano adorate come rappresentazioni secondarie dello stesso Ra, mi piace ricordare:
- Heket, la dea-rana delle nascite, che sorreggeva il Sole durante il suo passaggio nell’oltretomba;
- Sekhmet, violenta e sanguinaria dea-leonessa, simboleggiante il calore mortale dei raggi solari, raffigurata col globo del Sole sul capo e nata dal fuoco dell’Occhio di Ra.
Il dio del Sole in Giappone: quando il Sole è donna
Per quanto siamo abituati a pensare al Sole come divinità maschile, non in tutte le culture la pensano così. In Giappone, ad esempio, la divinità più importante è Amaterasu-ō-mi-kami (“Grande dea che splende nei cieli“), generalmente abbreviato in Amaterasu, cioè la dea del Sole da cui discendono tutte le cose.

La nascita del Sole
La leggende che raccontano la nascita della dea del Sole sono contrastanti. Nel Kojiki “Memorie degli eventi antichi“, si racconta che Amaterasu nacque dall’occhio sinistro di Izanagi, mentre questi stava purificando se stesso in un fiume dopo la sua visita al mondo.
In altri testi si racconta che Izanagi e Izanami crearono le 32 divinità principali, dopo aver lasciato il cielo ed essersi stabiliti sulla Terra. Tra i kami troviamo Taiyo no Kami, “Divinità del Sole”, a cui affidarono il compito di governare sugli affari dei cieli. Altre ancora narrano che Amaterasu sia stata creata da uno specchio di rame bianco, tenuto in mano da Izanagi.
Divinità regnanti
Come già era per Horus e il faraone, Amaterasu è considerata un’antenata diretta della famiglia imperiale Giapponese. Fino alla fine della seconda guerra mondiale, per questa sua ascendenza, l’imperatore veniva considerato un essere divino.
La scomparsa del sole e l’alternanza delle stagioni
Sempre nel Kojiki troviamo un antico racconto che spiega la scomparsa del Sole. In seguito a una discussione con il suo indisciplinato fratello Susanoo, il dio della tempesta, questi distrusse gli argini delle risaie piantate da Amaterasu e ne ostruì i fossati. Amaterasu allora si ritirò in una caverna, facendo precipitare il mondo nell’oscurità.
Le altre divinità la pregarono di uscire, ma senza successo. Quindi la dea Ama-no-Uzume ebbe un’idea: appese uno specchio a un albero vicino e organizzò una festa. Ballando fece ridere talmente tanto gli altri dèi da incuriosire Amaterasu, che sbirciò e, vedendosi riflessa nello specchio, si stupì talmente tanto che gli altri dèi riuscirono a tirarla fuori dalla caverna e a convincerla a ritornare in cielo. Ancora oggi si festeggia il solstizio d’inverno il 21 dicembre, che coincide con la sua uscita dalla caverna.
Attenzione a litigare con una dea!
Le dee offese portano molti danni agli dèi e agli uomini. Scoprite cos’è capitato quella volta in cui si è arrabbiata Persefone, cliccando sul seguente link: “Persefone: rapimento di una dea o furto della primavera?“!
I doni della dea
Ad Amaterasu viene anche attribuita l’invenzione della coltivazione del riso e del frumento, l’uso del baco da seta e la tessitura con il telaio. Il suo santuario più importante (il Santuario di Ise) è situato ad Ise, sull’isola di Honshū; il santuario (dove la dea viene rappresentata da uno specchio) viene abbattuto e ricostruito ogni venti anni. Ogni 17 luglio viene celebrata con processioni nelle strade in tutto il Paese.
Curiosità e stranezze
Amaterasu oggi è diventata protagonista di manga e videogiochi ma, la cosa a mio avviso più singolare, è che Amaterasu – nel manga e anime Naruto di Masashi Kishimoto – è diventata una tecnica di combattimento posseduta e usata dal principale clan: essa, in particolare, consiste nell’evocazione di una fiamma nera che brucia qualunque cosa sia vista da chi la usa – fossero anche altre fiamme – senza spegnersi mai.
Solo coincidenze?
È chiaro che questa sia una visione poco parziale e poco dettagliata di quello che il Sole rappresenti per l’uomo; tuttavia, è interessante notare come alcuni punti siano comuni a tutte le culture, anche quando sono lontane tra loro nello spazio e nel tempo. I cicli della vita, l’avvicendarsi delle stagioni, la dualità di divinità che rappresentano la stessa forza della natura, generano collegamenti e legami con culture molto diverse, che difficilmente possono essersi influenzate a vicenda. Ciò ha scatenato la fantasia e la curiosità di alcuni studiosi, che hanno costruito teorie alternative sulla nascita dell’uomo. Ma questa è decisamente un’altra storia!
Consigli di lettura
Se l’argomento è di vostro interesse, leggete anche l’articolo dedicato a “Il culto del sole nella storia attraverso l’arte“.

Mi chiamo Cristina, sono nata di giovedì e sono un sagittario!
Mi piace chiacchierare, conoscere persone e sono a mio agio anche a una festa in cui non conosco nessuno. Cerco sempre il lato positivo delle cose e il mio motto è “c’è sempre una soluzione”!
Maniaca della programmazione, non posso vivere senza la mia agenda.
Ho studiato linguaggi dei media e da quasi 20 anni mi occupo di comunicazione per una grande azienda di telefonia.
Nel tempo libero mi piaceva leggere, viaggiare, guardare i film, andare a teatro. Ora invece ho due gemelle di 7 anni che, se da una parte assorbono quasi tutte le mie energie, dall’altra mi hanno donato un nuovo e divertente punto di vista.
Per tutti questi motivi vi parlerò di storie e leggende.