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I dipinti ispirati alle opere di William Shakespeare

William Shakespeare è un nome che ci porta alla mente storie famose, travagliate, a volte a lieto fine e altre no. Drammaturgo e poeta, il più rappresentativo d’Inghilterra, Shakespeare ha dato vita a personaggi unici e inimitabili che ancora oggi vengono decantati, riprodotti, amati. Giulietta e Romeo, Ofelia e Amleto, Lord e Lady Macbeth, sono sono alcune della celebri coppie shakespeariane, ma i personaggi ai quali egli ha dato vita sono una moltitudine, ognuno col proprio passato, ognuno diverso dall’altro.

Ebbene, oggi ripercorreremo alcune delle opere più celebri di Shakespeare e lo faremo attraverso l’arte!

1) Romeo e Giulietta, di Frank Bernard Dicksee

Romeo & Juliet è da considerarsi l’opera più famosa di Shakespeare. Nemici fin dalla nascita a causa della discordia tra le rispettive famiglie, Romeo e Giulietta finiscono per innamorarsi. Il finale è così famoso da non dover essere citato.

A immortalare i due celebri amanti su tela fu Frank Bernard Dicksee, che li ritrasse nell’attimo prima che si scambiassero un bacio, con Romeo abbarbicato alla balconata, che aveva scalato proprio per arrivare alla sua Giulietta. Quel bacio sarà l’inizio della loro storia d’amore.

Shakespeare - Romeo and Juliet - Frank Bernard Dicksee
Romeo and Juliet, Frank Bernard Dicksee (1844).

Romeo e Giulietta è una delle opere di Shakespeare più riprodotte a teatro come al cinema; celebre è infatti la versione cinematografica a cura di Franco Zeffirelli. Per una visione più moderna, psichedelica e un po’ bizzarra, vi consiglio Romeo+Giulietta di Baz Luhrmann, con un giovanissimo Leonardo Di Caprio.

2) La morte di Ofelia, di John Everett Millias

Amleto è una delle tragedie di Shakespeare. Qualcuno la definirebbe “la tragedia” per eccellenza e narra la storia di Amleto, principe di Danimarca, che giura vendetta per la morte del padre dopo che questi gli appare sotto forma di fantasma. La sua amata è Ofelia che, nel corso della storia, si toglie la vita annegandosi, dopo che Amleto – nonostante la ami – la rifiuta.

John Everett Millias immortalò Ofelia proprio nell’atto di uccidersi, immersa nelle acque, i fiori a circondarla. L’immagine ci appare eterea, struggente e lo è ancor di più se pensiamo che la fanciulla si toglierà la vita.

shakespeare - La morte di Ofelia - John Everett Millias
La morte di Ofelia, John Everett Millias (1851-1852).

Piccola curiosità

Il monologo più celebre dell’opera di Shakespeare è, ovviamente, “Essere o non essere” e, in tutte le rivisitazioni dell’opera, Amleto viene rappresentato con un teschio in mano nell’atto di pronunciare le celebri parole; tuttavia nell’opera originale egli non tiene affatto in mano un teschio durante il suo monologo. Il teschio, simbolo di morte, appare infatti molti atti dopo.

Lady Macbeth afferra i pugnali, di Johann Heinrich Füssli

A dispetto di qualunque opinione, Lady Macbeth è il personaggio femminile più controverso, affascinante e disturbato che Shakespeare abbia mai creato.

Ben lontana dall’ingenuità di Giulietta, Lady Macbeth è bella ma anche subdola, crudele e calcolatrice. Nell’opera sprona l’amato (?) a raggiungere il suo scopo, ovvero diventare re di Scozia, come tre streghe gli avevano predetto, uccidendo il re. Macbeth, succube della moglie, acconsente e lo uccide. Non sarà solo il re a perire per mano di Lord e Lady Macbeth in un crescendo di intrighi, segreti e crimini, che porteranno lei a uccidersi e lui a impazzire, fino a essere ucciso una volta smascherato.

Johann Heinrich Füssli ritrasse lord e lady Macbeth. Lui le porge due pugnali che serviranno a incolpare due guardie dell’omicidio del re. Macbeth ha un’aria affranta, spaventata quasi, mentre la moglie gli fa segno di tacere.

shakespeare - Lady Macbeth afferra i pugnali - Johann Heinrich Füssli
Lady Macbeth afferra i pugnali, Johann Heinrich Füssli (1812).

La più emblematica delle frasi di Lady Macbeth è quella che più la rappresenta:

Prendi l’aspetto del fiore innocente, ma sii il serpente sotto di esso.

Più chiara di così…

Orsino e Viola, di Frederick Richard Pickersgill.

Tra tutte le commedie di Shakespeare, La dodicesima notte o quel che volete è certamente la mia preferita.

Intricata, piena di personaggi, malintesi e amori non corrisposti, a volte nonsense ma assolutamente unica, narra la storia di Viola e Sebastian: gemelli quasi identici, che a seguito di un naufragio credono l’una la morte dell’altro. Viola, travestita da uomo, giunge alla corte del duca Orsino e se ne innamora. Orsino però ama Olivia, che a sua volta s’innamora di Viola (credendola un uomo) salvo poi convolare a giuste nozze con Sebastian, giunto anche lui alla corte di Orsino in cerca della sorella perduta.

Orsino a quel punto comprende l’inganno, ma si innamora di Viola e… Vissero felici e contenti verrebbe da dire, anche se con Shakespeare non si può mai dire. Orsino e Viola furono immortalati da Frederick Richard Pickersgill.

Orsino e viola - Frederick Richard Pickersgill
Orsino e Viola, Frederick Richard Pickersgill.

William Shakespeare: vita, morte e amore

Insomma, dopo questa immersione nelle opere di Shakespeare, verrebbe da chiedersi: chi era davvero William Shakespeare, oltre che il drammaturgo più famoso di sempre?

Ebbene, egli nacque a Stratford il 23 aprile del 1564 e, curiosamente, morì cinquantadue anni dopo, il 23 di aprile. Inizialmente destinato a seguire le orme del padre in bottega, la sua passione per il teatro e il suo immenso talento lo trasformarono in una leggenda.

All’età di diciotto anni sposò Anne Hathaway (sì, come l’attrice) più grande di otto anni, dalla quale ebbe tre figli, due femmine e un maschio. Sulla loro unione vi furono molte speculazioni, secondo le quali Anne fosse già incinta prima che si sposassero e che il matrimonio fosse riparatore. Secondo tale teoria William fu costretto a sposare Anne e, dunque, tra i due non correva buon sangue.

Egli passò la maggior parte della sua vita a Londra, ella a Stratford dove entrambi furono sepolti, l’uno accanto all’altra nella Chiesa della Santissima Trinità.

Verità o menzogna?

Beh non vi è certezza, eppure, in un sonetto dedicato proprio alla moglie, William pare dissipare ogni dubbio con una semplice frase:

‘I hate’ from hate away she threw, anche she saved my life saying ‘not you’.
Dalle parole ‘io odio’ ella scacciò ogni odio e salvò la mia vita dicendo ‘non te’.

Un vero poeta, ma in fondo cosa ci si poteva aspettare?

Consigli di lettura

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Scritto da:

Serena Aiello

Ex studentessa ormai (e finalmente) laureata, lettrice vorace e scrittrice per diletto. Raramente mi interesso ad un solo argomento, mi piace scoprire nuove cose e mi piace confrontare le mie idee con quelle degli altri, cosa che spero accadrà con i miei articoli.