Nascita di Venere - Rinascimento

Le opere d’arte dedicate alla dea della bellezza

[…] Venere, che sotto le erranti stelle vivifichi il mare […]
per opera tua ogni essere vivente viene concepito e, nato, vede la luce del sole.
Te dea fuggono i venti, te e il tuo avvento le nudi nel cielo.

Lo scrisse Tito Lucrezio Caro in onore di Venere, una della più importanti tra le dee maggiori e una delle più idolatrate. A Roma, ad esempio, vi è un tempio in suo onore, al quale le donne in antichità si recavano in pellegrinaggio per pregare la dea di donare loro amore e bellezza.

Eh già! Venere o Afrodite (se amate più il culto greco di quello romano) era la dea dell’amore, della fertilità e della bellezza, nonché madre del dio dell’amore, Cupido. Artisticamente parlando esistono moltissime opere a lei dedicate, ma ce n’è una che ha fatto sì che diventasse il canone estetico femminile per eccellenza: Nascita di Venere di Botticelli.

1) Nascita di Venere, Botticelli

Nonostante la veneranda età, la Venere di Botticelli è considerata, ancora oggi, la donna più bella del mondo, così come il David di Michelangelo è considerato l’esempio di perfezione maschile.

Botticelli la realizzò tra il 1482 e il 1485 e, contrariamente al titolo, non raffigura la nascita vera e propria della dea, piuttosto il suo approdo nell’isola di Cipro, sospinta dal dio del vento Zefiro. Secondo la leggenda, infatti, la dea nacque dalla spuma del mare.

Nascita di Venere, Botticelli
Nascita di Venere, Sandro Botticelli.

La figura femminile accanto a Zefiro è, probabilmente, la ninfa Clori da lui amata; invece quella a destra è la personificazione della primavera. Tale dettaglio mette in relazione Nascita di Venere con l’altro capolavoro di Botticelli: Primavera, appunto. Anche in questo caso tra i protagonisti troviamo Venere, Clori e Zefiro, oltre a Flora.

In Nascita di Venere al centro vi è la dea, in piedi su una conchiglia: è nuda e si copre con le mani e i capelli, mentre la Primavera è raffigurata nell’atto di coprirla con un pregiato manto.

Come dicevamo, la Venere di Botticelli è, ancora oggi, considerata un’assoluta icona di bellezza e perfezione. Il suo viso, incorniciato dai biondi capelli, è splendido e sereno. La posa richiama la plasticità di una statua. Ma la sua bellezza tanto eterea fu presa in prestito.

Le fattezze della dea sono quelle di… una mortale!

Botticelli, infatti, la dipinse a immagine e somiglianza di Simonetta Vespucci, sua musa ispiratrice e definita dai più come una bellezza senza paragoni, morta prematuramente di peste all’età di ventitré anni. Per Botticelli fu una perdita inestimabile e in suo onore continuò a prenderla come modello per le sue figure femminili.

Prima di morire, l’artista lasciò scritto che venisse sepolto ai piedi di lei e, infatti, entrambi riposano nella Chiesa d’Ognissanti, a Firenze. Tutto lascia pensare che Botticelli fosse profondamente innamorato di Simonetta, seppur lei fosse sposata a Marco Vespucci, cugino del celebre esploratore.

Benché l’opera di Botticelli in onore della dea sia tra le più note, se non addirittura la più nota, non è certo l’unica! In verità ce ne sono molte altre. Scopriamone alcune tra le più importanti!

2) La Venere di Urbino, Tiziano

Questo capolavoro è firmato da Tiziano. Venere è distesa sul letto e non si copre: non è pudica, come la dea di Botticelli, piuttosto sembra guardare lo spettatore quasi con malizia. L’ambientazione è quella di una camera da letto signorile, dove abbondano i simbolismi.

I fiori, che Venere tiene in mano, simboleggiano infatti la bellezza che prima o poi sfiorisce, ma anche il tempo che fugge via; mentre il cagnolino ai piedi della dea simboleggia la fedeltà.

Venere di Urbino
Venere di Urbino, Tiziano.

3) La Venere dormiente, Giorgione

La Venere di Giorgione non è stesa su un comodo letto a dormire, ma per terra. L’ambientazione è rurale. La dea viene rappresentata placidamente addormentata e, sebbene possa sembrare una posa semplice e per nulla ricercata, in realtà la chiave di lettura è spesso quella di un sottile erotismo.

A quest’opera è associato anche il nome di Tiziano, che sembra avesse aggiunto dei particolari, quali, ad esempio, il drappo rosso o alcune sfumature del cielo.

Venere dormiente
Venere dormiente, Giorgione.

4) La Venere di Milo, Alessandro di Antiochia

La Venere di Milo è una delle statue più famose al mondo ed è attribuita ad Alessandro di Antiochia. Fu ritrovata spezzata in due parti nell’isola di Milo, in Grecia, e dopo una serie di restauri è stata esposta al Louvre, dove si trova ancora adesso.

Non è chiaro quale episodio della vita di Venere sia stato rappresentato. La dea appare seminuda, dalla vita in giù un drappo la copre. Il seno nudo è perfettamente scolpito. La posa appare leggermente inclinata, ma non sembra fosse questa la raffigurazione originaria. In seguito ai restauri non è stato possibile ricostruirla nella posa originale. Le braccia sono andate perdute, sebbene non si sappia affatto in quale circostanza.

Venere di Milo
Venere di Milo, Alessandro di Antiochia.

5) La Venere italica, Antonio Canova

È uno dei capolavori di Canova e rappresenta Venere nell’atto di coprire il corpo nudo con un drappo. La bellezza di quest’opera è stata osannata da Foscolo, e come dargli torto! Le pieghe del drappo lo rendono talmente reale da farci dubitare quasi di trovarci davanti a una statua e donano all’opera una luminosità incredibile. Inoltre, nella sua posa, Venere ci appare incredibilmente umana.

Venere italica
Venere italica, Antonio Canova.

Dunque, tutte questa opere non fanno che aumentare il fascino e la bellezza di Venere. Ognuna di esse è unica e ci presenta la dea in maniera diversa: talvolta maliziosa, talvolta più pudica ma comunque splendida.

Piccola curiosità

Sebbene la dea venga identificata come la personificazione stessa della bellezza, a lei fanno capo i cosiddetti difetti di Venere”. Sono sette in tutto e tra essi si annoverano il piede alla greca, cioè il secondo dito più lungo dell’alluce, il dito medio della mano più lungo del palmo e il più noto strabismo di Venere. Morale della favola? La dea sarà pure strabica, ma diciamolo: chi se ne importa! Resta comunque bellissima. Alla prossima!

Consigli di lettura

Se l’articolo vi è piaciuto, leggete anche quello dedicato ad Antonio Canova: lo scultore degli dèi.

Scritto da:

Serena Aiello

Ex studentessa ormai (e finalmente) laureata, lettrice vorace e scrittrice per diletto. Raramente mi interesso ad un solo argomento, mi piace scoprire nuove cose e mi piace confrontare le mie idee con quelle degli altri, cosa che spero accadrà con i miei articoli.