passaggi copertina
Bentornati cari lettori!

Avete iniziato bene il 2018? Gli Inchiostrati, per inaugurare l’anno nuovo, si sono dati da fare con un tema in omaggio a Gennaio, mese di passaggi e transizioni.

Come sempre, se vi siete persi qualcosa, tra un cambiamento e l’altro, ecco il nostro recap!

Inaugura l’anno ed il topic, Cristina, che ci racconta qualcosa sulle transizioni fisiche e morali nei miti e nelle fiabe, in particolare facendo riferimento ai miti greci ed alla favola de “La Bella e la Bestia”.
Nella mitologia classica le trasformazioni erano all’ordine del giorno. Ovidio racchiuse, nelle sue “Metamorfosi”, ben 250 miti accomunati dal tema della trasformazione di uomini o creature mitologiche in parti della natura, animata e inanimata.
Queste trasformazioni, quasi sempre conseguenze di azioni dei protagonisti, sono messe in atto per la loro salvezza spesso non fisica, ma spirituale.”

Molto più moderno e tecnologico l’argomento dal punto di vista di Pasquale: siamo o non siamo pronti per le Self-driving cars? A quanto pare… no.
“E in Italia, come ci stiamo preparando?
La risposta è semplice: non ci stiamo preparando.

Si veda, ad esempio, la difficoltà a digerire quello che è un anticipo del fenomeno: i servizi di Uber (e su un tema diverso, Airbnb).
La risposta non può venire che da una oculata e lungimirante regolamentazione, che tenga conto che da qui a 10, massimo 15 anni, il modello attuale dei taxi, per fare un esempio, non sarà più sostenibile in alcun modo. Con il rischio di caricare il problema sulla collettività, se si insiste a proteggere il modello attuale.

Può un atleta transitare da una disciplina singola ad un gioco di squadra mantenendo gli stessi standard e le medesime prestazioni? Se l’è chiesto Lorenzo, che ci ha raccontato delle velleità calcistiche di Usain Bolt. E non solo.
Prima di soffermarci però sulle (presunte) caratteristiche tecniche di Bolt, sarebbe bene valutare i precedenti tentativi di alcuni sportivi che hanno tentato il cambio disciplina. In un articolo molto interessante del Guardian, ripreso da ilPost, vengono brevemente raccontate le storie di alcuni atleti che hanno praticato con un certo successo più di uno sport. Leggendolo emerge in maniera evidente come molti degli eclettici protagonisti appartengano ad epoche piuttosto lontane, quando il professionismo era lungi dall’essere un fattore nel mondo dello sport. Pochi e particolari sono i casi più recenti (Simen Agdestein, ad esempio, calciatore e scacchista).”

L’angoscia sembra essere tratto distintivo e altamente disfunzionale della Disforia di Genere. Di cosa si tratta e come va affrontata ce lo spiega Jessica, affrontando un tema complesso e tuttora portatore di forti pregiudizi.
Come accennato in partenza, il problema non riguarda solo gli adulti ma può manifestarsi anche nei bambini e negli adolescenti. Ricordiamo, infatti, che l’identità di genere si struttura e consolida dai 3-4 anni ai 6-7 anni; di conseguenza, è prevedibile che la Disforia di Genere si possa manifestare anche in età prescolare. Nei più giovani, però, il fenomeno è diverso da quello riscontrato negli adulti, per via del processo di sviluppo (fisico, psicologico e sessuale) più rapido e marcato. Ed è diverso persino tra bambini e adolescenti, come ci apprestiamo a descrivere.

È ancora un graphic novel il protagonista dell’articolo di Annamaria, “Poco raccomandabile“: scritto e disegnato da Chloé Cruchaudet, pubblicato in Francia da Éditions Delcourt nel 2013, ed edito in Italia da Coconino Press nel 2014.
Poco raccomandabile è tratto dal romanzo La garçonne et l’assassin, di Fabrice Virgili e Danièle Voldman, a sua volta ispirato dalla storia vera di Paul Grappe.
L’autrice si prende l’agio di modificare qualche dettaglio, oltre al finale della storia, ma senza cambiare la sostanza di una vicenda scomoda e complessa – quella dell’identità di genere e dell’orientamento sessuale – che si ripete ancora oggi sotto forme diverse. Le stesse resistenze culturali oggi, come durante la Grande Guerra, periodo in cui sono ambientati i fatti.

Epocale invece è il passaggio raccontato da Mauro: una serie di episodi portarono il 10 ottobre 1911 alla Rivoluzione Xinhai, che mise fine all’Impero Cinese dopo oltre 2000 anni e decretò Pu Yi quale ultimo imperatore.
La Rivoluzione Xinhai, iniziata nel 1911, fu l’avvenimento che portò di lì a poco alla nascita della prima repubblica cinese. La sola nuova forma di governo non basta però a spiegare l’importanza dell’evento. Bisogna quindi fare un passo indietro a circa 4.000 anni prima, quando salì al potere la dinastia Xia (夏朝). Si trattava infatti della prima dinastia cinese ereditaria, alla quale ne seguirono molte altre nel corso dei secoli. Non solo, dal 221 a.C., sotto la dinastia Qin (秦朝), ci fu l’unificazione della Cina, con la conseguente nascita dell’impero cinese.

Netflix colpisce ancora. E anche Antonella, che ci parla di Atypical, il perfetto esempio di una dramedy, ossia una commedia con un equilibrio perfetto tra l’atmosfera dolce e spesso comica e l’intensità dei momenti drammatici.
Atypical nel corso di una sola stagione ci mostra non solo la transizione di Sam, che riesce, se pur con risultati altalenanti, a vivere come un classico adolescente con tutto ciò che questo comporta: nuove esperienze, litigi, incomprensioni, primi approcci; ma ci racconta anche il percorso personale degli altri personaggi principali, tutti in continua evoluzione.
Le storie di Sam, Elsa, Doug, Casey e Julia si incontrano e scontrano in un piacevole groviglio narrativo, che non si concentra unicamente sull’autismo di Sam e sul suo articolato percorso verso l’indipendenza.”

Nulla meglio di un ponte rappresenta il concetto di “passaggio” e/o “transizione”. Per questo Annalisa ha scelto di elencare alcuni tra i ponti naturali più spettacolari nel mondo.
La gente della tribù che da tempo vive nella zona delle isolate valli di Khasi, nel corso degli anni, ha pensato bene di “addomesticare” queste radici, creando così delle opere d’arte viventi, veri esempi di bio-ingegneria ecocompatibile, in alternativa ai “banali” ponti di legno che hanno il difetto di assottigliarsi precocemente a causa delle elevate precipitazioni tipiche di questa terra.

Chiude il tema del mese Alessandro che, nel suo Grandangolo, parla del “prima e dopo”, dei passaggi del tempo raccontati con la fotografia.
L’affascinante lavoro di Nicolai Howalt non sembra immune da questa esigenza tassonomica, sebbene ristretta ad un campo particolarmente insolito. Infatti il fotografo danese, nel suo 141 boxers, contrappone, all’interno di una griglia di studio (come quelle teorizzate da Rosalind Krauss), doppi ritratti di giovani pugili, prima e dopo un incontro: le inquadrature dei volti sono serrate e rifuggono ogni pretesa estetica o compositiva, il fine sembra l’indagine asettica e priva di emozioni, come se ci trovassimo in un laboratorio ad analizzare una risultante tangibile della terza legge della dinamica.


Se vi sembra che siamo partiti col piede giusto, vi aspettiamo a Febbraio con un topic nuovo e… un po’ “sbagliato“.

Alla prossima!
La Redazione

Scritto da:

Redazione IV

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