Sun Yang podio

Il nuotatore cinese Sun Yang è stato squalificato dopo una vicenda che andava avanti da tempo, ripercorriamola insieme

Abbiamo affrontato diverse volte il tema del doping, perciò non potevamo che trattare la notizia della squalifica di otto anni inflitta al nuotatore cinese Sun Yang. L’argomento è importante e segna un avvenimento di grande impatto, tanto sul mondo del nuoto quanto su quello della lotta al doping. Per avere un quadro chiaro della vicenda, bisogna anzitutto spiegare e raccontare Sun Yang.

Chi è Sun Yang (in breve)

Il colosso cinese (1,98m), classe 1991, è stato un riferimento assoluto del suo sport. Nonostante Michael Phelps sia stato la stella polare del nuoto recente, grazie a una mole e una varietà di successi destinata probabilmente a rimanere ineguagliata, Sun Yang ha avuto un impatto di poco inferiore rispetto a quello dell’americano.

Se Phelps ha avuto la qualità di affermarsi in stili diversi (farfalla, stile libero e misti), Sun Yang invece è riuscito ad affermarsi nello stile libero su distanze estremamente diverse fra loro.

L’atleta cinese ha vinto un oro olimpico nei 200m (Rio 2016), nei 400m (Londra 2012) e nei 1500m (Londra 2016), aggiudicandosi nel contempo i titoli mondiali nelle stesse discipline, impresa questa mai compiuta da nessuno; a queste va aggiunta anche la vittoria negli 800m ai Mondiali, che non poteva essere ripetuta alle Olimpiadi semplicemente perché la distanza degli 800m debutterà ai Giochi Olimpici solamente quest’anno. Sun Yang, dunque, era un forte candidato all’ideale titolo di nuotatore più forte di sempre nello stile libero.

Le controversie su casi di doping, però, accompagnano il nuotatore cinese ormai da diversi anni.

L’atleta e il doping

Il caso di doping che per primo portò Sun Yang agli onori della cronaca, per fatti diversi dai suoi risultati in vasca, risale al 2014: il campione olimpico in carica nei 1500m e nei 400m viene trovato positivo alla trimetazidina. Questo stimolante era stato inserito nell’elenco delle sostanze proibite della WADA (World Anti-Doping Agency, la principale agenzia antidoping al mondo) solo da pochi mesi.

I punti su cui batte la difesa sono soprattutto altri. Secondo la ricostruzione di Sun Yang, infatti, la trimetazidina gli era regolarmente prescritta dal cardiologo a causa di palpitazioni che accusava prima e dopo gli allenamenti. Inoltre è la stessa Federazione cinese che sottolinea come, secondo il regolamento WADA, l’assunzione di trimetazidina venga ritenuta dopante solo se avvenuta in prossimità di una gara, cosa non accaduta nel caso di specie.

La vicenda si chiude con una sentenza molto democristiana: Sun Yang viene sì condannato dalla Federazione cinese, ma la squalifica da scontare è di appena tre mesi. Così facendo, il programma del campione cinese non viene stravolto in alcun modo, potendo partecipare tanto ai Giochi Asiatici quanto, soprattutto, ai Mondiali di Kazan del 2015.

La pena più pesante da scontare, come sempre accade in casi simili, non è però quella inflitta dall’organo competente, ma è il continuo sospetto che accompagnerà Sun Yang da questo momento. Sospetto che, allo stato degli atti, possiamo ritenere fondato.

La storia si ripete

Il secondo caso che ha coinvolto Sun Yang, che è quello di cui si parla in questi giorni, riguarda eventi accaduti nel 2018. Il nuotatore cinese è oggetto di controlli antidoping a sorpresa a casa sua, a Zhejiang, per un prelievo di sangue e di urine. Questo viene effettuato regolarmente, l’anomalia è quanto accade subito dopo: secondo la sua ricostruzione, Sun Yang si sarebbe lamentato del fatto che solo uno dei tre ispettori WADA piombati a casa sua aveva valide credenziali per effettuare i controlli.

Temendo, a suo dire, che i campioni potessero essere alterati e che i test non fossero regolari, Sun Yang decide di distruggere le provette (sembra che siano state distrutte con un martello da lui stesso o, secondo diversa ricostruzione, dalle sue guardie del corpo). Inutile dire come il comportamento tenuto dal cinese vada contro il regolamento WADA.

La sentenza scioccante della FINA

La FINA (Fédération Internationale de Natation, ossia la Federazione Internazionale di Nuoto) apre un’inchiesta nel gennaio del 2019 che, fra lo stupore generale, porta all’archiviazione del caso.

A differenza di quanto accaduto nel 2014, questa volta la WADA ricorre al TAS (Tribunale Arbitrale dello Sport) che, con la sentenza di questi giorni, ha inflitto a Sun Yang la squalifica di otto anni menzionata in apertura. Dato significativo è che la squalifica non ha effetto retroattivo, per cui per il momento i titoli del nuotatore cinese sono salvi, per quanto ovviamente screditati agli occhi del mondo intero.

Fra gli eventi del 2018 e la sentenza del TAS, nel mondo del nuoto l’ambiente è stato molto pesante. Simboli del fronte che ha osteggiato Sun Yang sono stati i nuotatori Mack Horton e Duncan Scott, che in segno di protesta si sono rifiutati di salire sul podio col cinese.

A seguito della condanna, Sun Yang ha dichiarato:

“Ho appena finito di allenarmi e ho sempre creduto nella mia innocenza. Sono sotto shock, arrabbiato e non riesco a capire la sentenza della Corte di Arbitrato dello Sport. Lotterò fino alla fine e farò appello alla Corte suprema svizzera”.

Dicono di lui…

Molto equilibrate le parole di Gregorio Paltrinieri a Sky Sport, un altro che ha avuto modo di confrontarsi in vasca con Sun Yang:

“A me tutta questa storia lascia solo tanta tristezza, come sempre del resto in tutti i casi di doping. Non riesco proprio ad esultare perché un mio rivale viene trovato positivo al doping. Non ci trovo niente di bello, non riesco proprio a gioire. Dirò un paradosso, sono quasi dispiaciuto che sia uscita questa notizia. […] Dispiaciuto per lui no di certo. Il mio dispiacere nasce dal fatto che Sun Yang ha segnato la mia crescita professionale come atleta.

Fin da quando ero piccolo è sempre stato il mio punto di riferimento, è stato il campione che volevo battere, lavoravo duramente per poter gareggiare faccia a faccia con lui, sognavo di sfidarlo fianco a fianco nelle corsie 4 e 5 (nel nuoto le corsie dei migliori) e sono riuscito a farlo. Sapere adesso che c’è stato l’aiuto del doping, veramente, dietro alcune sue gare, toglie un po’ il senso a tutto. […]

Se guardo indietro e rivedo alcune gare, tutto diventa più triste. Da una parte sono dispiaciuto perché non avrei voluto sentire questa notizia, neppure leggere certi tentativi di imbroglio nelle carte dell’inchiesta. D’altra parte è un bene che siano arrivati a questa conclusione”.

Lo stesso Mack Horton, amico di Paltrinieri e, come detto, simbolo della protesta contro Sun Yang, ha reagito alla sentenza in maniera moderata:

“La sentenza del TAS non cambia la mia posizione e le mie idee. Ho sempre ribadito che sto dalla parte dello sport pulito. Non ne faccio una questione di singoli atleti o nazioni. Mi chiedete se sono sollevato? Io vi rispondo che penso ad andare avanti. Sono solo un ragazzo che insegue ancora il sogno. Abbiamo un lavoro da fare anche questa mattina, allenandoci, e continueremo ad andare avanti”.

Riflessioni finali

Come annunciato da Sun Yang, questa storia non è ancora chiusa del tutto. La certezza è che Sun Yang non parteciperà alle prossime Olimpiadi, lasciando un pronostico molto più aperto e allontanando le ombre del doping dalla competizione.

Dall’altro lato, tuttavia, non si può certamente gioire, pensando al danno di immagine che il nuoto ha subìto e a come inizialmente la FINA abbia cercato di liquidare la faccenda archiviandola. Purtroppo non è la prima volta che, in casi analoghi, si cerca di salvare la faccia più che l’integrità della competizione e dei propri atleti.

Consigli di lettura

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Scritto da:

Lorenzo Picardi

Avvocato e pubblicista, non giudicatemi male. Per deformazione professionale seguo qualunque fatto d'attualità. Non sono malato di sport, mi limito a scandire i periodi dell'anno in base agli eventi sportivi. Ogni tanto provo a fare il nerd, con risultati alterni.
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