Edmundo 'o animal

Il Carnevale di Rio ha condizionato molti giocatori brasiliani, spesso tornati in patria per festeggiare nonostante gli impegni, come Edmundo

Avendo a disposizione tre puntine con le quali fissare su una cartina i tre centri nevralgici in cui festeggiare il Carnevale, istintivamente la gran parte di noi italiani fisserebbe le bullette sulle stesse città: Venezia, il cui Carnevale ha una tradizione secolare e che non può non sedurre per bellezza del luogo e raffinatezza delle maschere; Viareggio, nota soprattutto per la realizzazione dei carri (realizzati in tutta Italia con fortune alterne); Rio de Janeiro, città che durante il periodo di feste sostituisce i problemi che l’attanagliano con sfrenati festeggiamenti.

D’altronde il Carnevale nasce come una concessione al popolo, una panacea che fa dimenticare ogni problema che attanaglia la cittadinanza. Se invece quelle stesse tre puntine le dessimo a un qualunque brasiliano, probabilmente le collocherebbe tutte e tre su Rio.

Per un brasiliano il Carnevale è Rio

La città non diventa solo il luogo nel quale fare incetta di peccati in vista dei sacrifici che la Quaresima imporrà, ma è motivo d’orgoglio per i brasiliani, è il momento in cui poter esprimere la propria essenza. Non è un caso che al centro del Carnevale di Rio ci sia la massima espressione di “brasilianità”: la samba (o il samba, entrambe le espressioni sono corrette).

Nel corso della festività, infatti, non c’è una semplice sfilata nella quale il ballo è centrale, ma ha luogo una vera e propria gara fra le scuole di samba, che premia chi realizzerà la danza migliore, tenendo conto anche delle scenografie, dei costumi e delle musiche. Una competizione sentitissima che unisce persone di diversa estrazione sociale e che esalta il senso di appartenenza non solo al proprio Paese, ma anche alla propria scuola.

Calciatori e Carnevale

Questo legame quasi inscindibile fra i brasiliani e il Carnevale di Rio ha spesso condizionato anche il mondo del calcio. Le storie da raccontare su giocatori “do Brasil” che hanno anteposto le esigenze del Carnevale del proprio Paese rispetto a quelle della propria squadra di calcio sono numerosissime. Troppo semplice ricordare i bagordi di Adriano o di Ronaldo oppure gli implacabili doppi passi di Ronaldinho per le strade di Rio (secondi solo a quelli che Dinho effettuava sul campo).

Ha le sfumature della leggenda metropolitana – ma non lo è assolutamente – l’aneddoto di Romario che, ai tempi del Barcellona, aveva strappato al proprio allenatore dell’epoca, Johan Cruijff, il permesso di poter andare a festeggiare a Rio se avesse fatto una doppietta nella partita successiva, segnando i fatidici due gol dopo appena 15 minuti e chiedendo immediatamente il cambio perché il suo aereo per Rio sarebbe partito a breve, non lasciando possibilità al proprio allenatore se non quella di mantenere la propria promessa.

Ronaldinho al Carnevale di Rio
Un classico doppio passo di Ronaldinho

La storia di Edmundo

Cronologicamente si colloca a metà fra la doppietta di Romario e le danze di Dinho la storia di Edmundo, legata a doppio filo con quella della Fiorentina del campionato 1998-1999. La Viola di quell’anno viene ricordata come una delle migliori di tutti i tempi, e la sua forza sono i dettami dell’allenatore Giovanni Trapattoni e, soprattutto, l’implacabile vena realizzativa di Gabriel Omar Batistuta, assistita da compagni di grande valore come il portoghese Rui Costa e proprio come Edmundo. Il brasiliano è arrivato a Firenze nel gennaio della stagione precedente.

“O Animal”

Dal Sudamerica porta con sé, oltre un talento cristallino, anche un soprannome: “O Animal”. L’evoluzione filologica di questo soprannome va di pari passo con quella della sua carriera. Nel 1993, il telecronista brasiliano Osmar Santos a ogni partita assegna al migliore in campo proprio il titolo di “O Animal”; un modo simpatico e originale per indicare l’uomo-partita, il man of the match o l’hombre del partido, per dirlo in lingue diverse. In quel torneo, però, accade quasi sempre che Santos affidi la palma di miglior giocatore sul terreno di gioco proprio a Edmundo. Dopo svariate partite in cui questo è accaduto, Edmundo diventa honoris causa “O Animal”.

Omas Santos e Edmundo "O Animal"
Edmundo non dimentica. Anche senza cliccare su “Traduci da portoghese” il senso è chiaro.

Il soprannome affibbiatogli da Osmar Santos ben si sposa con il tipo di giocatore che è Edmundo: travolgente fisicamente e assolutamente istintivo. Il significato originale del soprannome presto si perde per far posto a questa sua rilettura tecnica.

La carriera di Edmundo, però, è costellata non solo di colpi di classe, ma anche di colpi di testa che, nel corso degli anni, lo porteranno a compiere vere e proprie follie, come perdere 219 punti della patente – sommando tutte le infrazioni commesse negli anni – causando fra l’altro un incidente con ben tre morti (che gli varrà una condanna a quattro anni e mezzo di carcere mai scontati) oppure a far ubriacare uno scimpanzé al compleanno del figlio.

Questi episodi sono esemplificativi ma non esaustivi delle imprese extracalcistiche di Edmundo. Facilmente quindi il soprannome, oltre che appropriarsi di una connotazione tecnica, inizia a rappresentare anche l’indole caratteriale del giocatore.

Edmundo che fa ubriacare uno scimpanzè al compleanno del figlio
La foto che valse ad Edmundo la stima incondizionata degli animalisti. Classico esempio di evoluzione che inciampa.

Edmundo approda a Firenze

Questo è il singolare ritratto del giocatore che nel gennaio 1998 si presenta a Firenze. Il feeling con il predecessore di Trapattoni, Alberto Malesani, non è buono, soprattutto perché quest’ultimo si macchia della colpa di non schierarlo titolare contro il Milan; anche se era arrivato da poco in Italia, per Edmundo è inconcepibile tenere in panchina una star del calcio brasiliano come lui. Con Trapattoni il rapporto è decisamente migliore.

La Fiorentina parte alla grande e il rendimento della squadra è così alto che la Viola termina il girone d’andata in prima posizione. Il trascinatore di quella squadra è un inarrestabile Batistuta, autore di 17 gol in 17 partite, un ritmo superiore addirittura a quello tenuto da Higuain lo scorso anno.

Tutto però cambia il 7 febbraio. Nello scontro diretto contro il Milan – che poi si laureerà campione d’Italia – la Fiorentina pareggia, ma la brutta notizia non è questa: nel corso della partita “Batigol” si infortuna gravemente a un ginocchio. La squadra toscana deve fare a meno del proprio trascinatore. Sostituirlo è obiettivamente impossibile, ma tutti ritengono che Edmundo possa rendere meno dolorosa questa perdita.

Edmundo e il Carnevale

Peccato, però, che proprio in quel periodo stia per iniziare il Carnevale tanto caro a O Animal, che deve assolutamente correre a Rio per festeggiare. Il lettore giustamente noterà che c’è un contratto da rispettare, il giocatore non può fuggire liberamente in Brasile. Invece Edmundo può volare nel suo Paese per il Carnevale proprio perché c’è un contratto: il brasiliano, infatti, aveva fatto inserire una clausola che lo lasciava libero di andare in Brasile per prendere parte ai festeggiamenti carnevaleschi.

A poco servirono le nottate fatte da Trapattoni nella speranza di convincere Edmundo a rimanere in Italia. La concomitanza della sua partenza e dell’infortunio di Batistuta (con La Repubblica che titolò perfidamente “Batistuta all’ospedale, Edmundo al Carnevale”) spense definitivamente le ambizioni della Fiorentina, che chiuderà la stagione in terza posizione dietro il Milan e la Lazio.

Forse Edmundo da solo non sarebbe bastato per permettere alla Fiorentina di non perdere punti fondamentali per la corsa allo scudetto, sicuramente sarebbe stato un importante valore aggiunto. Lo dice lo stesso Batistuta, che, in un’intervista dell’epoca, lascia trasparire la differente stima che nutre per l’Edmundo calciatore e l’Edmundo uomo:

Edmundo, quando ne ha voglia, ti fa vincere una partita. Peccato, però, che fino ad oggi questa voglia gli sia venuta raramente.

L’epilogo

Come facilmente intuibile, la parentesi di O Animal a Firenze si chiuse quell’estate. Nel 2001 sarebbe tornato in Italia, in una sfortunata e infelice esperienza con la maglia del Napoli, per poi tornare nuovamente in patria. Lì dove prendere parte al Carnevale di Rio non è assolutamente un problema di clausole del contratto.  

Consigli di lettura

Se l’articolo vi è piaciuto, leggete anche quellod edicato a Osvaldo, il musicista che ha giocato a calcio.

Scritto da:

Lorenzo Picardi

Avvocato e pubblicista, non giudicatemi male. Per deformazione professionale seguo qualunque fatto d'attualità. Non sono malato di sport, mi limito a scandire i periodi dell'anno in base agli eventi sportivi. Ogni tanto provo a fare il nerd, con risultati alterni.
Potete contattarmi scrivendo una mail: l.picardi@inchiostrovirtuale.it