Le maschere di Ensor: il Carnevale nelle opere d'arte.

Le maschere e il simbolismo

“Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti.”

Lo diceva Pirandello, proprio a voler sottolineare come quasi sempre (se non sempre) ognuno di noi indossi una maschera perfettamente costruita; nel mondo dell’arte, se c’è un pittore che più di tutti ha voluto immortalare questo aspetto dell’essere umano è James Ensor.

Il Carnevale nelle opere di James Ensor

Nato in Belgio nel 1860, Ensor è considerato uno dei precursori dell’espressionismo nell’arte belga. Le sue opere possono essere accostate a diverse correnti artistiche, ma senza rientrare a pieno titolo in nessuna di esse, e forse questo è uno degli aspetti più interessanti della produzione di Ensor.

I colori sgargianti, il simbolismo e il perenne conflitto tra uomo e natura sono solo alcuni dei temi considerati. Certamente, ciò che contraddistingue i quadri di Ensor è la presenza costante di maschere carnevalesche per nulla divertenti o allegre, ma grottesche, simboleggianti la stupidità umana.

L’entrata di Cristo a Bruxelles

Il suo quadro più famoso è L’entrata di Cristo a Bruxelles. datato 1889. È considerato il capolavoro dell’artista, nonché un esempio eccellente di espressionismo.

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Carnevale nelle opere d’arte: L’entrata di Cristo a Bruxelles (James Ensor, 1889).

In questo dipinto, Ensor mette in luce il peggio dell’umanità. Cristo, intento a entrare a Bruxelles, è completamente ignorato dalla moltitudine di gente che è troppo concentrata su se stessa per prestare attenzione. I presenti indossano delle maschere, a simboleggiare come l’essere umano non mostri mai il suo vero volto, quindi la sua vera natura.

L’unico privo di maschera è Cristo il cui volto è quello dell’artista, che non vuole ergersi a Messia ma rappresentare il sentirsi incompreso in mezzo a una moltitudine di persone false e prive di valori: infatti il quadro è anche un’aspra critica alla società borghese, che si è inesorabilmente allontanata dai veri valori, così come la Chiesa, troppo attaccata al denaro e alla vita agiata.

Considerato blasfemo, a causa della rappresentazione dell‘entrata di Cristo come fosse una festa carnevalesca ai limiti del grottesco e piena di falsa gioia, tanto da risultare finta e a tratti spettrale, Ensor è stato costretto a esporre l’opera nel suo studio.

Un altro soggetto caro a Ensor è la morte, che rappresenta quasi sempre al fianco delle maschere di Carnevale. La morte è l’unica a indossare sempre la stessa maschera, quella di uno scheletro, e non è altro che un monito per rammentare che la vanità, l’avidità e la stupidità umana alla fine dovranno sempre confrontarsi con essa.

Ms Ensor non è l’unico artista ad aver rappresentato in tal senso i vizi del genere umano.

Il Carnevale nelle opere di Peter Bruegel

Pieter Bruegel, nel 1859, dipinse Lotta tra Carnevale e Quaresima: un’opera in cui viene raffigurata una simbolica lotta tra il Carnevale – un uomo grasso, a cavallo di una botte di vino, intento a mangiare ogni sorta di cibo e circondato da uomini in maschera – e la Quaresima, una donna pallida e smunta, seduta su una sedia trainata da due donne e con pochi fedeli in preghiera al seguito.

Chiaramente il Carnevale simboleggia quella fetta di società che si è irrimediabilmente allontanata dai valori, preferendo una vita di vizi e divertimenti, e infatti è raffigurato come un uomo che pecca di gola e non solo; mentre la Quaresima, magra e smunta, rappresenta coloro che basano la propria vita su saldi e irreprensibili principi.

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Carnevale nelle opere d’arte: Lotta tra Carnevale e Quaresima (Pieter Bruegel, 1859).

Cézanne e gli altri

Uno dei soggetti carnevaleschi più rappresentati nel mondo dell’arte è Arlecchino. Opere come l’Arlequin di Paul Cézanne, l’Arlecchino con chitarra di Juan Gris e Arlecchino con specchio di Picasso (il celebre pittore spagnolo ha dedicato ad Arlecchino diversi quadri) sono solo alcuni degli esempi più noti.

Arlequin di Paul Cézanne
Arlequin, Paul Cézanne, National Gallery of Art, 1889-1890.

L’arte è da sempre la voce degli artisti, nonché un potente mezzo di riflessione. Il quadro di Ensor o ancora quello di Bruegel sono più attuali che mai e analizzarli con spirito critico non solo ci permette di apprezzarne il talento, ma li avvicina a noi, rendendoli immortali.

Consigli di lettura

Se l’articolo vi è piaciuto, leggete anche gli appunti sul “doppio” e storie di maschere a cura di Alessandro.

Scritto da:

Serena Aiello

Ex studentessa ormai (e finalmente) laureata, lettrice vorace e scrittrice per diletto. Raramente mi interesso ad un solo argomento, mi piace scoprire nuove cose e mi piace confrontare le mie idee con quelle degli altri, cosa che spero accadrà con i miei articoli.