Captain Marvel

Tornano le recensioni a strati con quella dedicata al primo film Marvel incentrato su un’eroina, la potente Captain Marvel

In un mercato cinematografico saturo di cinecomics, i cui schemi sono ormai consolidati, è necessario trovare qualche variazione sul tema, per cercare di dare nuova linfa ad un genere che potrebbe iniziare ad accusare un po’ di ripetitività. In quest’ottica, dunque, non deve meravigliare se l’industria cinematografica stia cercando di spostare l’attenzione su eroine, piuttosto che su eroi. Se la Warner-DC ha proposto la sua celeberrima Wonder Woman, già protagonista di una vecchia serie tv di successo, Disney-Marvel ha risposto proponendo un personaggio non così conosciuto, ma che potrebbe entrare rapidamente nell’immaginario collettivo: Captain Marvel.

In realtà non si può parlare di una vera e propria risposta alla Distinta Concorrenza, dal momento che l’eroina di casa Marvel doveva comparire già in Age of Ultron, ben prima di Wonder Woman. Semmai, la scelta sembra rientrare nella politica della Marvel, di mettere al centro individui appartenenti a categorie maggiormente discriminate (donne, minoranze etniche e omosessuali).

La recensione senza spoiler

Il film adotta uno schema un po’ diverso dal solito: la protagonista ha già i suoi poteri, ma il suo passato e la sua genesi non sono del tutto chiari. Sarà compito di questa pellicola quello di fare luce sul periodo della vita che Captain Marvel non riesce a ricordare.

“Vers” fa parte dell’esercito dei Kree, alieni azzurri che sono in guerra contro un’altra razza aliena, verde e mutaforma, ossia gli Skrull. A seguito di una missione contro questi ultimi, Captain Marvel (che nel film non viene mai chiamata così) finirà quasi casualmente sulla Terra. In poco tempo realizzerà che quel pianeta ha qualcosa di familiare e sarà questa pellicola a svelarci il collegamento fra l’eroina ed il nostro pianeta.

Da questa premessa muove la nuova pellicola della Casa delle Idee. Un’introduzione senz’altro diversa da quelle al quale ci hanno abituati ma che, tuttavia, non riesce da sola a rendere Captain Marvel un film riconoscibile e dalla forte identità: il tono, la struttura e lo sviluppo narrativo rientrano perfettamente nei canoni Marvel. L’ambientazione – gli anni ’90 – non riesce a caratterizzare a sufficienza l’opera, a differenza di quanto accade in Guardiani della Galassia con i continui riferimenti agli anni ’80. Anche la sceneggiatura non brilla particolarmente, rimanendo ancorata a quegli schemi lineari cui abbiamo appena accennato.

Come tutti i film del Marvel Cinematic Universe, però, Captain Marvel va valutata anche sotto il suo aspetto “seriale”: come già scritto in altre circostanze, il MCU altro non è che un’enorme opera seriale cinematografica, una serie tv con episodi lunghi ad altissimo budget che viene proposta direttamente al cinema. Sotto questo aspetto Captain Marvel funziona molto bene, rappresentando una puntata prequel di tutto rispetto, che ci spiega piuttosto bene come sia sorto l’Universo Marvel così come lo conosciamo. Nella cronologia degli eventi il film si colloca ben prima di tutti gli altri che abbiamo visto sino ad oggi, contestualizzando molto bene elementi già visti in un momento storico diverso ed antecedente. Per gli appassionati del genere, insomma, Captain Marvel darà qualche risposta e soddisferà qualche curiosità com’era lecito aspettarsi.

I protagonisti

La protagonista della pellicola potrebbe risultare un po’ piatta e forse molto inquadrata nel canone attuale di eroina, che molte opere cinematografiche cercano di proporre. In realtà il personaggio rappresentato sullo schermo è molto fedele alla sua controparte cartacea, nato con questi tratti già nel 1968, quando ancora si chiamava Miss Marvel ma che già si presentava come una donna risoluta e determinata. Probabilmente proprio la caratterizzazione del personaggio ha limitato l’interpretazione di Brie Larson, poco espressiva più per indole di Vers che non per colpe proprie.

Migliore in scena invece è il solito Samuel L. Jackson nei panni di un giovane Nick Fury, qui ancora un semplice agente dello SHIELD e non leader dell’organizzazione segreta. Al di là delle immense doti recitative di SLJ, il personaggio del giovane Fury funziona molto bene ed è estremamente credibile, rappresentando una versione meno cinica e fredda di quella che conosciamo, senza però sembrare né una macchietta né poco credibile. Sono i momenti in cui lui e Captain Marvel sono insieme sullo schermo quelli che funzionano meglio nel film, con entrambi gli interpreti che hanno mostrato una certa intesa. Da applausi anche il lavoro di ringiovanimento effettuato con una computer grafica di una qualità che ancora non si era mai visto in questo campo.

Opposta invece è la resa dei due elementi di riferimento delle due fazioni aliene: se lo Skrull Talos è un personaggio ben sfaccettato e curato, il Kree Yon-Rogg, nonostante un ruolo centrale nella trama, risulta piuttosto stereotipato e neanche un attore come Jude Law può sollevare più di tanto il personaggio.

La fotografia del film si attesta su buoni livelli e può appoggiarsi su ottimi effetti speciali, mentre la colonna sonora risulta piuttosto anonima, eccezion fatta per alcuni momenti nei quali vengono riproposti motivi presi dagli altri film Marvel.

Riflessioni finali

In definitiva, Captain Marvel rappresenta un altro tassello che smussa gli angoli del MCU, che dà parecchie informazioni utili sull’Universo Marvel precedente a quello che le pellicole ci hanno mostrato, collegandosi molto bene ad alcuni elementi che abbiamo già visto in altri film. Fuori da questo contesto Captain Marvel è anzitutto difficile da comprendere in tutte le sue sfaccettature, che ha pochi elementi di spicco (Fury) e nessun segno stilistico riconoscibile rispetto alle altre opere della Casa delle Idee. Un film, dunque, diretto più agli appassionati ma che probabilmente incuriosirà per la figura dell’eroina al centro della storia. Protagonista che rivedremo a breve nel prossimo film degli Avengers e che, nelle mani dei fratelli Russo, potrebbe essere sfruttata a dovere.

E adesso via il primo strato, si parte con gli SPOILER.

Spoiler alert - Recensione a strati di Captain Marvel

La recensione con spoiler

Senza nulla togliere a quanto detto, la scelta di invertire i ruoli degli alieni (Talos “buono” e Yon-Rogg decisamente bastardo) rientra in quel messaggio di uguaglianza che la Marvel cerca di veicolare in ormai tutte le sue opere: non è la razza che ci fa buoni o cattivi, ma sono le singole scelte ed ambizioni (anche se, fra cinema e televisione, i Kree si sono rivelati finora dei pezzi di merda notevoli). Questa inversione porta enormi benefici al personaggio di Talos mentre appiattisce Yon-Rogg, come già anticipato nella sezione precedente.

Molto carino vedere il giro che il Tesseract ha fatto in questi anni e che i poteri di Captain Marvel derivino da questa Gemma dell’Infinito, giustificando la forza sproporzionata del personaggio; allo stesso modo, interessante vedere come Fury abbia perso l’occhio (scontatissimo che fosse il “gatto” Goose a fare il danno) e come abbia scelto il nome Avengers per il suo gruppo di superumani, la cui ricerca sembra sinistramente simile a quella del suo personaggio in Unbreakable.

Di seguito, alcune curiosità sul film:

  • quando Carol Danvers (vero nome di Captain Marvel) cerca nuovi colori per la sua uniforme, alcuni ricalcano quelli di vecchie uniformi che ha indossato nei fumetti;
  • nei fumetti Captain Marvel ha ottenuto i poteri in maniera molto simile a quanto mostrato nel film, anche se di recente è stato riscritto il passato del personaggio, la cui madre si è rivelata una Kree. Questo fa di Carol un ibrido alieno-umano e spiega i poteri di Carol. Questa recente retcon sarà presa in considerazione in un futuro sequel?
  • a proposito di Nick Fury, se nel film perde l’occhio stupidamente per colpa del “gatto” Goose, nei fumetti sarà una granata in guerra a fargli perdere la vista dall’occhio sinistro. Ricordiamo che nei fumetti Nick Fury è bianco, mentre la versione alternativa dell’Universo Ultimate (che ispira molte storie del MCU) fu pensata nel 2002 proprio sul modello di Samuel L. Jackson, circostanza che poi ha spinto i vertici Marvel a sceglierlo come Fury quando fu lanciato l’universo cinematografico. Per adattarsi ai film, adesso anche i fumetti tradizionali hanno un Nick Fury di colore, omonimo figlio dell’originale, introdotto di recente e che ha perso l’occhio per mano di un nemico che voleva farlo somigliare al padre.
  • ci sono due citazioni a Pulp Fiction: quando Nick ed il finto Coulson sono sulla macchina in completo richiamano l’analoga scena in cui Vincent e Jules sono in auto, mentre Talos ad un certo punto beve dallo stesso bicchiere utilizzato da Jules in Pulp Fiction;
  • Nei fumetti il personaggio di Mar-Vell è un uomo ed è il primo Captain Marvel, mentre qui è una donna, anche in questo caso mentore di Carol. Il nome terrestre della Kree, Wendy Lawson, ricalca quello che Mar-Vell utilizzò sulla Terra: Walter Lawson;
  • Monica Rambeau, figlia dell’amica di Carol Maria, è il nome di un’altra Captain Marvel (sempre di colore) di una trentina di anni fa. Un’altra identità di Monica era Photon, nome di battaglia questo che il personaggio di Maria ha nel film. Che Monica (nel frattempo cresciuta) abbia qualche ruolo importante in futuro?
  • Nei fumetti gli Skrull, grazie ai loro poteri da mutaforma, invasero la Terra sostituendo alcuni eroi, in un evento soprannominato Secret Invasion. La loro introduzione ufficiale nel MCU (non scontata, visto che i diritti cinematografici erano divisi con la Fox, a brevissimo ufficialmente proprietà Disney) ha dato adito a numerose teorie che vorrebbero gli Skrull già fra noi. La più suggestiva ruota intorno a un toast.
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Scritto da:

Lorenzo Picardi

Avvocato e pubblicista, non giudicatemi male. Per deformazione professionale seguo qualunque fatto d'attualità. Non sono malato di sport, mi limito a scandire i periodi dell'anno in base agli eventi sportivi. Ogni tanto provo a fare il nerd, con risultati alterni.
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