Calcio in Cina: cuju
Pensate che il boom del calcio in Cina sia solo un qualcosa di recente? Scopriamo se è veramente così!

Negli ultimi anni il calcio in Cina è salito alla ribalta internazionale. Sempre più campioni, infatti, attratti dai contratti milionari più che dal livello delle squadre, accettano di giocare e/o allenare in questo campionato. Basti pensare che sono due italiani, Fabio Cannavaro e Marcello Lippi, gli allenatori, rispettivamente, della squadra campione di Cina e della nazionale.

Se non ci fidiamo dell’altisonanza dei nomi, possiamo affidarci ai numeri. Negli ultimi 9 anni il valore della rosa del Guangzhou Evergrande, campione di Cina per 7 anni consecutivi dal 2011 al 2018, è passato da 4 milioni a poco più di 76. Per non parlare dei diritti tv i quali, nel 2016, hanno visto un incremento del 2567% rispetto all’anno precedente.

Non sembrano esserci dubbi, quindi, sul fatto che il calcio in Cina sia un fenomeno recente, frutto dei contratti milionari e della grande esposizione mediatica mai avuta prima. In realtà i cinesi giocano a calcio da molto più tempo di quanto possiate immaginare.


Nascita del calcio: in Cina o in Inghilterra?

Chi ha inventato il calcio? Non c’è dubbio sul fatto che gli inglesi, nel 1863, abbiano codificato le prime regole di questo sport. Questo, però, è il calcio nella sua accezione moderna, il football (o soccer) che conosciamo oggi.

Se parliamo dei suoi “antenati”, però, ci rendiamo conto di come questi siano presenti un po’ tutto il mondo. Nel nostro Paese, ad esempio, è famoso il calcio storico fiorentino, le cui partite vengono disputate ancora oggi. Questo, a sua volta, deriva dall’harpastum, gioco praticato dagli antichi greci e romani. Anche nel continente americano, tra le popolazioni precolombiane, erano presenti sport di squadra, con forte valore rituale, in cui si utilizzava una palla.

I precursori del calcio, in realtà, non avevano molto in comune con quello odierno, tanto che possono essere assimilati ad altri sport quali il rugby o la pallavolo. Ma qual è, quindi, la forma più antica – e per quanto possibile autentica – di calcio al mondo?

Secondo il sito ufficiale della FIFA, la federazione internazionale di calcio, le prime testimonianze certe ci portano proprio in Cina. Nel manuale di strategia militare zhànguó cè (战国策, strategie degli Stati in guerra) – che racconta circa 240 anni della storia del Paese a partire dal V secolo a.C.-, scritto tra il III e il II secolo a.C., viene menzionato il cuju (蹴鞠), noto anche come tsu-chu, considerato il primo vero antenato del calcio. Altre tracce di questo sport sono riportate nello Shiji (史记, memorie storiche).


Il cuju

Il cuju nacque oltre 2300 anni fa a Linzi (l’odierna città di Zibo), allora facente parte dello Stato di Qi. Per i militari rappresentava una sorta di allenamento fisico, mentre nelle città più ricche, tra cui la stessa Linzi, veniva giocato per intrattenimento.

La corte imperiale divenne ben presto la sede di numerose partite e pare che persino l’imperatore Wu, della dinastia degli Han, si cimentò in questo gioco che, con il passare dei secoli, venne regolamentato e migliorato.

Anche le donne praticavano il cuju. Anzi, pare che queste fossero migliorate a tal punto che, si racconta, una ragazza di 17 anni riuscì a battere una squadra di soldati.

Calcio in Cina all'epoca del cuju
Donne giocano a cuju

Il cuju acquisì grande popolarità nel corso della dinastia Song – regnante tra il 960 d.C. e il 1279 d.C. -, allorché, grazie allo sviluppo socio-economico del tempo, si affermò anche tra le classi popolari.

L’obiettivo del gioco era quello di mandare la palla – fatta di cuoio e riempita di piume -, senza poter usare le mani, attraverso un’apertura di 30/40 cm, posta all’interno di una rete sorretta da canne di bambù.

Calcio in Cina: partita di cuju
Partita di cuju

Come i moderni calciatori, anche in quei tempi i giocatori di cuju potevano diventare professionisti. Alcuni di essi allietavano la corte imperiale con le loro partite; altri, invece, si guadagnavano semplicemente da vivere. Altro fatto curioso, specie se confrontato con i giorni nostri, è che anche il cuju aveva una sua associazione. L’omologa dell’odierna FIFA si chiamava 齐云社 (qí yún shè).

Il declino della prima forma di calcio in Cina si ebbe nel corso della dinastia Ming – regnante tra il 1368 e il 1644 -, quando venne pian piano abbandonato.


Critiche sulla paternità del calcio in Cina

Quando l’allora presidente della FIFA Sepp Blatter riconobbe la Cina come patria del calcio, non mancarono le polemiche. La sua motivazione risiedeva nel fatto che il cuju, a differenza di altri giochi dell’antichità, prevedeva il solo uso dei piedi oltre che il divieto di toccare la palla con le mani.

La critica principale riguarda le presunte motivazioni politiche e propagandistiche che hanno portato a tale affermazione. Da quanto detto all’inizio di questo articolo, non dovrebbero sorprendere le proteste arrivate dagli inglesi, i quali rivendicano da sempre la primogenitura di questo sport.

Anche dal punto di vista storico sono emerse delle perplessità. Sembra infatti una forzatura tracciare una linea diretta tra gli antichi giochi con la palla e il calcio moderno, soprattutto se praticati al di fuori dell’Europa.

Con riferimento alla motivazione della FIFA (l’uso esclusivo dei piedi) si è notato come anche il football inglese, prima della sua codificazione, prevedesse l’uso delle mani. Non a caso la scissione tra il calcio e il rugby avvenne solo in seguito alla regolamentazione dei due sport.


Il calcio in Cina, quindi, non è un fenomeno recente. Che siano stati o meno i primi a giocarci, non c’è dubbio che, almeno nell’antichità, generazioni di cinesi si siano divertiti dando calci a un pallone per mandarlo in rete. Con questo vi saluto, alla prossima!

Scritto da:

Mauro Bruno

Classe 1986. All'università ho scoperto la lingua cinese ed è stato amore a prima vista, tanto che da allora ho continuato a studiarla da autodidatta.
Nel blog, oltre a parlarvi della cultura cinese, cercherò di rendervi più familiare una delle lingue più incomprensibili per antonomasia.
Potete contattarmi scrivendo a: m.bruno@inchiostrovirtuale.it